Dl Genova, grandi imprese escluse dalla ricostruzione, in pole c’è solo Cimolai

L'obbligo, fissato dal decreto di affidare i lavori di ricostruzione a «operatori economici che non abbiano alcuna partecipazione in società concessionarie di strade a pedaggio» taglia fuori non solo la Pavimental del Gruppo Atlantia

ROMA. L'obbligo, fissato dal decreto legge Genova (articolo 1 comma 7), di affidare i lavori di ricostruzione del ponte Morandi a «operatori economici che non abbiano alcuna partecipazione, diretta o indiretta, in società concessionarie di strade a pedaggio, ovvero siano da queste controllate o collegate», taglia fuori non solo la Pavimental del Gruppo Atlantia ma di fatto quasi tutte le più grandi imprese di costruzione italiane.

Salini Impregilo, Astaldi, Cmc, Pizzarotti, Cmb, Itinera, Toto: tutte hanno partecipazioni in concessionarie autostradali, in Italia o all'estero. Escludendo le imprese in crisi (Condotte, Trevi, GLF, Mantovani, ma la stessa Astaldi), e quelle che non fanno ponti (come Ghella, specializzata in gallerie), o non fanno ponti in acciaio (Rizzani de Eccher è specialista di quelli in calcestruzzo), tra i big italiani delle costruzioni resta praticamente solo Cimolai.

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