"Così vi raccontiamo la ripresa e il futuro"

Tommaso Cerno
Tommaso Cerno

C’è un pezzo d’Italia chiuso fra i confini del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, ma al tempo stesso aperto al mondo.

Un pezzo d’Italia che si chiama Nordest, la locomotiva che sputava soldi, “bêçs” in Friuli e “schei” in Veneto.

Un pezzo d’Italia che ha visto nascere, dentro minuscoli paesini, capannoni dove padri e figli producevano da soli il Pil di uno stato europeo. Poi, come una peste moderna, la grande crisi. Quella che oggi, il Nordest del manifatturiero, del terziario avanzato, della bioagricoltura e dei marchi, della logistica e delle infrastrutture, sta provando a sconfiggere.

Eccola la ripresa. C’è, forse minuscola rispetto alle cifre cui ci avevano abituati gli anni Novanta. Ma c’è. Il 40% degli imprenditori vede luce in fondo al tunnel entro un anno. L’80% la vede entro due. Siamo dunque all’alba di un’epoca nuova per la nostra economia. Un’alba da raccontare. Una sfida che i giornali friulani e veneti del gruppo Espresso Finegil (Messaggero Veneto, il Piccolo, Il mattino di Padova, La tribuna di Treviso, La Nuova Venezia e Mestre, Il Corriere delle Alpi) vogliono cogliere. E per farlo ci sarà “Nordest Economia”, un nuovo prodotto che sarà sia on line, sia sulla carta.

Sei giornali, sei territori differenti, ma interconnessi. Sei fotografie per raccontare un solo, grande scenario economico. Sei prospettive che, narrate nel loro insieme, ci mostrano lo stato di salute della nostra realtà economica e produttiva. Ve la racconteremo in due modi diversi, con la volontà di portare ai nostri lettori informazioni tempestive e approfondite su tutto ciò che si sta muovendo nel nuovo Nordest.

Da oggi sarà on line un nuovo sito Internet, raggiungibile dalla home page del Messaggero Veneto (così come degli altri giornali del gruppo), che fornirà in aggiornamento continuo le notizie economiche, gli studi statistici, i dati, le analisi, il racconto dei protagonisti e delle loro aziende, gli approfondimenti economici e finanziari su tutto ciò che accade a Nordest, così da poter avere in ogni momento, da casa, dall’ufficio, dal telefonino, dall’iPad informazioni e commenti.

In più, a partire da novembre “Nordest Economia” diventerà anche un inserto mensile di carta. E sarà in edicola ogni mese allegato al Messaggero Veneto (così come agli altri giornali) con grandi inchieste, interviste, approfondimenti sui temi economici, sui personaggi emergenti, sulle idee vincenti dell’impresa e del mondo finanziario della locomotiva italiana in fase di ripartenza. Un termine questo, che non va preso con leggerezza.

Le cronache di questi ultimi anni sono state dense di pessime notizie. Abbiamo visto appassire un modello che aveva creato ricchezza e sviluppo, abbiamo visto chiudere decine e decine di aziende, abbiamo assaporato il gusto acre della disoccupazione a due cifre, delle crisi aziendali, dei giovani super preparati, ma senza futuro. Una carestia, una piaga, che oltre a mettere in crisi i conti ha messo in discussione lo spirito, l’anima del Nordest esuberante e un po’ arrogante che aveva insegnato all’Italia un nuovo ritmo di crescita.

E con lui la sua gente, quella che da Giorgio Lago a Sergio Maldini, osservatori, intellettuali, politologi - oltre che economisti - avevano raccontato e descritto il Nordest dell’ascesa, della grande abbuffata. Poi la casa a Nordest era diventata un capannone. E la gioventù delle periferie a caccia di sogni negli anni Ottanta era diventata una generazione di gente che aveva soldi e idee, come hanno raccontato gli scrittori di questa generazione, a partire da Massimiliano Santarossa.

Ora la domanda cui rispondere è: la ripresa c’è? E cosa porterà con sè? Quale modello vincerà? Come sarà il nuovo Nordest? Perché da questa crisi non tutti escono sconfitti. C’è chi ha saputo anticipare il vento, chi ha compreso che la strada della chiusura in se stessi era un vicolo cieco, chi ha investito nell’innovazione, chi ha risposto alla recessione riorganizzando i modelli produttivi eliminando sprechi e meccanismi obsoleti e difettosi.

Se percorriamo le grandi infrastrutture che collegano il Friuli al Veneto, ci rendiamo conto che l’era dei capannoni disseminati sulle statali, che avevano modificato il panorama e il nostro stesso animo, è un modello finito. Ma scorgiamo anche, dietro a quelle strutture svuotate, una nuova alba industriale che viaggia verso il futuro. E che ha la necessità, oggi, che la locomotiva Nordest, passata dal vapore alla linea elettrica, diventi motrice ad alta velocità.

Più veloce dello Stato, più veloce della crisi. Il Friuli Venezia Giulia ha, e dovrà sempre più avere, un ruolo da protagonista in questo viaggio che cominciamo insieme, attraverso il racconto giornalistico della nostra economia.

Poche settimane fa sono tornato ad Aquileia e, passeggiando fra le rovine del porto romano, mi sono voltato a guardare a Nord-est. Se chiudi gli occhi, lì davanti al Foro, e immagini gli argani al lavoro 24 ore su 24, vedi quel motore di sviluppo che secoli fa scambiava ricchezze con l’Oriente e con il Nord dell’Europa. Come una grande metafora che bussa dalla storia, oggi il nostro compito e dare al Nordest un obiettivo alto. In corsa per vincere la sfida della ripartenza, della ripresa dopo la crisi, dell’ingresso nelle grandi economie di scala del terzo millennio. Forti del nostro nome e della nostra storia.

 

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