Confindustria Veneto Est, il bilancio di Destro: «Capitale umano e investimenti i driver per la competitività»

«Una sfida che non potevamo ignorare». Con queste parole Leopoldo Destro si appresta a chiudere il 23 novembre 2024  il suo mandato come presidente di Confindustria Veneto Est

Roberta Paolini

«Una sfida che non potevamo ignorare». Con queste parole Leopoldo Destro si appresta a chiudere il 23 novembre 2024  il suo mandato come presidente di Confindustria Veneto Est.

Nel corso di una conferenza stampa, alla vigilia, ha tracciato il bilancio di un’esperienza segnata da eventi epocali e discontinuità profonde: dalla pandemia alle guerre in Europa, dalla crisi energetica all’inflazione galoppante. Oggi, con l’elezione di Paola Carron, il testimone passa nelle mani di chi guiderà la seconda territoriale italiana verso un futuro ricco di incognite ma anche di opportunità.

Destro ha voluto soffermarsi sui risultati raggiunti e sulle difficoltà affrontate durante il suo mandato, sottolineando come la nascita di Confindustria Veneto Est, il 1° gennaio 2023, abbia rappresentato una svolta strategica per il territorio.

«Abbiamo unito Venezia Rovigo e Veneto Centro, creando una realtà capace di competere su scala globale. Questo passo è stato motivato dalla consapevolezza che per essere competitivi dobbiamo guardare ai grandi macro-trend mondiali e rafforzare le aree metropolitane. Oggi rappresentiamo un valore aggiunto di 103 miliardi di euro, di cui 38,3 miliardi provengono dall’export, oltre il 50% del totale veneto».

Il presidente uscente ha posto particolare enfasi sul capitale umano, definendolo una risorsa imprescindibile per il futuro del territorio. «Non possiamo più permetterci di essere passivi. Dobbiamo affrontare il problema demografico con un welfare innovativo e lavorare su tre grandi bacini: donne, giovani NEET e inattivi, che in Italia superano i 10 milioni di persone».

«È necessario - ha proseguito - un approccio più attivo anche sull’immigrazione, seguendo l’esempio della Germania, che ha stretto accordi bilaterali con Paesi come Siria, Turchia e India per attrarre professionisti qualificati».

La formazione rappresenta un altro tema cruciale. «Le università e le scuole secondarie devono essere all’altezza di attrarre talenti e rispondere alle esigenze delle imprese. Per questo motivo, siamo entrati nel capitale del CUOA, credendo nella formazione di alto livello a servizio delle imprese».

L’attenzione si è poi spostata sulle infrastrutture e sul ruolo strategico della mobilità per garantire la competitività del Veneto Est.

«Senza infrastrutture adeguate, il nostro territorio rischia di perdere attrattività, sia per le aziende che per le persone. È indispensabile investire in una mobilità interna ed esterna più efficiente».

Tra i temi centrali individuati da Destro, emerge anche quello dell’housing sociale. «Offrire soluzioni abitative a giovani, studenti e professionisti è essenziale per trattenere talenti e mantenere la competitività del territorio. Non possiamo permettere che i nostri giovani guardino ad altre regioni o Paesi».

Non sono mancati riferimenti alla necessità di semplificare la burocrazia. «Le aziende vogliono investire, ma si trovano spesso bloccate da iter burocratici complessi e lenti. Penso a quello che sta avvenendo con Industry 5.0, oltre 6 miliardi a disposizione e 100 milioni il valore delle domande finora arrivate. Dobbiamo rendere tutto più fluido e stimolare una competizione positiva».

Il passaggio di testimone a Paola Carron avviene in un contesto internazionale complesso, come evidenziato da Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo. «Le politiche economiche americane, con una fiscalità espansiva e il protezionismo commerciale, potrebbero generare inflazione e influenzare le decisioni della Fed. Tuttavia, la crescita degli Stati Uniti rimarrà sostenuta, con un dollaro forte che rappresenterà un vantaggio per le aziende esportatrici europee».

Il Veneto, pur vantando un avanzo commerciale record di quasi 10 miliardi di euro nel primo semestre, deve affrontare sfide significative, tra cui la difficoltà di reperire competenze digitali e green e il fenomeno della fuga dei cervelli. «Negli ultimi dieci anni, oltre 10.700 giovani laureati veneti hanno scelto l’estero. Per invertire questa tendenza, bisogna lavorare su retribuzioni e prospettive di carriera», ha osservato De Felice.

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