Confartigianato, ancora difficoltà di accesso al credito per le piccole imprese

In Veneto i prestiti all’artigianato (nel 2017) ammontano a 4,5miliardi (-9,2% in un anno). Artigiani subiscono uno spread sui tassi interesse di 272 punti rispetto alla aziende medio grandi anche a fronte di quota di crediti deteriorati inferiore -3,7%
 

MESTRE. “La riforma del Fondo di garanzia è una svolta, ci auguriamo definitiva, che impone, in particolare per le piccole e medie imprese, la messa in campo di strumenti nuovi per sostenere l’accesso al credito e la competitività delle aziende. Strumenti di crescita e formazione aziendale che come Confartigianato Imprese Veneto stiamo già proponendo. Le aziende devono infatti cercare una maggiore stabilità finanziaria”. Ad affermarlo Agostino Bonomo Presidente regionale di Confartigianato annunciando una “offensiva” della organizzazione a difesa delle imprese che non riescono a migliorare il loro accesso al credito come certificato dalla nuova indagine dell’Ufficio Studi regionale.   

Sul fronte dei finanziamenti bancari infatti, le piccole imprese archiviano più di 6 anni di pesanti ombre. Il calo costante dei prestiti registrato dal 2012 ha lasciato il posto, ad aprile 2018, a un timido bagliore positivo. Tuttavia, già a maggio i prestiti alle imprese sono cresciuti solo dell’1,2% rallentando rispetto al +2,1% di aprile 2018. La crescita è stata trainata dal +1,5% delle imprese medio-grandi (era +0,3% quasi un anno prima, a giugno 2017) mentre, al contrario, i prestiti alle imprese con meno di 20 addetti ristagnano (-0,1%, era -1,3% a giugno 2017).

Per Confartigianato i segnali continuano a non essere confortanti, visto che il trend del credito ai piccoli imprenditori rimane ben al di sotto della media riguardante le imprese di maggiori dimensioni. Per l’artigianato veneto, poi, le cose sono decisamente negative. Basti dire che nel 2017 i finanziamenti alle imprese artigiane sono diminuiti di 458 milioni (3,3 miliardi in Italia), pari ad oltre il 9% in meno in un anno, ben sopra la media italiana “ferma” al -7,9%). E addirittura, rispetto al 2014, il calo in regione è stato di oltre il 20%.

I tassi di interesse rimangono ai minimi, ma pesa sulle piccole imprese venete lo spread di 272 punti base (300 a livello nazionale). A maggio 2018 il tasso di interesse sui prestiti pagato dalle società non finanziarie in Italia per nuove operazioni è pari all’1,43%, di 17 punti più basso rispetto al valore di un anno prima e di 1 punto inferiore rispetto a quello pagato nell’Eurozona (1,44%). Pur nel contesto favorevole di bassi tassi di interesse sulle piccole imprese pesa lo spread sul costo del credito: a fine 2017 una impresa fino a 20 addetti pagava in regione, infatti, un tasso di interesse effettivo sui prestiti a breve termine pari al 6,23%, superiore di 272 punti rispetto al 3,79% pagato da una impresa medio-grande. Ma non è soltanto questione di quantità.

Al razionamento del credito alle piccole imprese, Confartigianato evidenzia l’alto costo del denaro, che resta strutturalmente superiore per le aziende di minore dimensione e non è giustificato dalla maggiore rischiosità. Nel 2017, infatti, una micro impresa sana ha pagato un tasso del 5,70 per cento, quasi doppio rispetto al 3,24 per cento pagato da una grande impresa rischiosa. Eppure le piccole imprese mostrano una qualità del credito maggiore rispetto alle imprese medio-grandi quasi dappertutto nel Paese. In Veneto il gap è di 3,7 punti percentuali. Finanziamenti sempre più rarefatti e costosi, quindi. Un trattamento che nei fatti sottrae ai piccoli imprenditori quella liquidità necessaria a fare investimenti e ad agganciare la ripresa.
 

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