Carlo Messina: «Grazie a famiglie e imprese, l’Italia è tra i più solidi in Europa»

L’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo a Padova per ricevere la laurea ad honorem. «Con il salvataggio delle popolari abbiamo salvaguardato 50 miliardi di euro di risparmi»
Giorgio Barbieri

«Nonostante un debito pubblico elevato, ma sostenibile, l’Italia dimostra di essere un Paese forte, con performance di crescita tra le migliori d’Europa. E questo grazie anche a un sistema imprenditoriale solido finanziariamente e reattivo nel diversificare i mercati di sbocco». È un messaggio dai toni rassicuranti quello che Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, pronuncia nell’aula magna dell’università di Padova di fronte al mondo economico e finanziario del Veneto.

L’occasione è il conferimento al banchiere della laurea ad honorem in Economics and Finance da parte del Bo. Introdotto dalla rettrice Daniela Mapelli e dalla professoressa Paola Valbonesi, Carlo Messina, nella sua Lectio Magistralis, affronta i principali temi legati alla situazione economica italiana e, in particolare, il «fondamentale ruolo della regione Veneto».

L’unico strappo al protocollo è stato quando, subito prima di salire sul palco, Messina si è avvicinato a Giovanni Bazoli, seduto in prima fila, per stringergli la mano. Il banchiere bresciano è stato infatti il motore delle diverse operazioni che portarono alla nascita di Intesa Sanpaolo, tra queste la fusione tra il Nuovo Banco Ambrosiano e la Banca Cattolica del Veneto che diede vita al Banco Ambrosiano Veneto.

«Un punto di riferimento per tutti noi», lo definisce Messina, sottolineando come il rapporto con il territorio sia una delle chiavi degli ottimi risultati dell’istituto. «Proprio in questa regione affondano le profonde radici di uno degli istituti più radicati nel tessuto locale, come il Banco Ambrosiano Veneto», ha spiegato il banchiere, «che assieme a Cariplo nel 1998 diede vita a Banca Intesa, cresciuta poi negli anni con successive e altrettanto importanti aggregazioni».

Messina ha poi rivendicato il salvataggio delle popolari venete, Popolare di Vicenza e Veneto Banca, «operazione che ha permesso di proteggere 50 miliardi di euro di risparmi, di tutelare i clienti, le imprese e il lavoro di migliaia di persone con le loro famiglie, salvaguardando una delle aree produttive più dinamiche del Paese».

Un’acquisizione, rivendica, che ha anche portato Intesa Sanpaolo ad essere il principale partner della regione per famiglie e imprese con una quota del 22% di impieghi e il 19% di raccolta.

Il banchiere ha poi affrontato i principali temi economici, a partire dal debito pubblico. «Le famiglie italiane sono tra le più risparmiatrici del continente», ha spiegato Messina, «durante il Covid i depositi sono cresciuti di 200 miliardi di euro e ad oggi sui conti correnti degli italiani rimangono 150 miliardi in più del 2019. Questo ci pone in una condizione invidiabile in Europa in termini di economia reale. Ma il debito pubblico indebolisce la nostra posizione ai tavoli che contano. Se si riuscisse ad avvicinarci a un rapporto debito/Pil intorno al 120%, simile cioè a quello attuale della Francia, potremmo far valere più agevolmente una condizione di economia reale che nessun altro Paese della Ue può vantare».

E per raggiungere questo obiettivo il banchiere offre al governo anche un possibile piano. «Un Paese che detiene più di 300 miliardi euro di immobili a tutti i livelli delle pubbliche amministrazioni e che nel contempo ha un debito pubblico ingente come il nostro dovrebbe fare qualcosa», ha aggiunto a margine della cerimonia, «una via possibile è quella della creazione di un sistema di fondi a livello locale che permettano la valorizzazione del patrimonio pubblico. Il governo dovrebbe iniziare a pensare a questa prospettiva perché anche se non si trattasse di 300 miliardi ma solo della metà magari in dieci anni si potrebbe comunque fare affidamento su 15 miliardi di euro aggiuntivi ogni anno».

Nel discorso non potevano mancare accenni alle crisi geopolitiche che stanno mettendo sotto pressione le principali economie europee, a partire da quella tedesca. «La Germania», ha sottolineato, «è in una condizione di difficoltà dipendendo dalla Russia e dalla Cina come mercato di sbocco. Ma questo non ci deve far piacere, perché la Germania è un interlocutore fondamentale per garantire la crescita dell’economia italiana. L’Italia poi può contare sulle famiglie che hanno sempre avuto un risparmio superiore alla media europea ed hanno continuato a mantenerlo anche durante la crisi pandemica mantenendo anche un livello di indebitamento che è il più basso tra i Paesi europei».

E, un po’ a sorpresa, Messina ha affrontato con chiarezza anche un tema caldo come quello del terzo mandato per Luca Zaia alla guida della Regione: «Ha governato bene, dovrebbe essergli permesso di proseguire».

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