Calearo Ciman: «Giovani, donne e studio, così le imprese ripartono nel post coronavirus»

Il leader dei giovani di Confindustria Veneto traccia una possibile rotta: «L’assistenzialismo non è la soluzione, né lo è il blocco dei licenziamenti». L'appello a ringiovanire la classe dirigente

Giovani, donne e formazione. Sembra un programma politico, ma è una visione industriale e a proporla è Eugenio Calearo Ciman, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Veneto. Non manca di fare autocritica sulla categoria che in passato non ha saputo valorizzare al meglio le competenze e punta il dito sulle rendite di posizione che impediscono di aumentare la produttività delle imprese.

«Non sempre competenze ed esperienza vanno insieme, ma bisogna essere capaci di valorizzarle entrambe».

Calearo c’è un tema del lavoro, in particolare la critica che il mondo dell’impresa sta muovendo è sul blocco dei licenziamenti.

«Le aziende sono fatte di idee, capitale umano e capacità dei propri collaboratori. Nessun imprenditore aspetta lo sblocco dei licenziamenti per sgravarsi del peso di tante risorse umane ritenute non utili, questa cosa non esiste. Ci sono però situazioni che richiederebbero un aggiustamento delle competenze, e c’è un rallentamento in un momento in cui la situazione è già difficile. Questa non è la soluzione ad un problema strutturale, che riguarda decine di migliaia di posti di lavoro e competenze da colmare che servono proprio in questo momento».

Quindi cosa si dovrebbe fare secondo lei?

«Se lo Stato ha a disposizione un capitale, la strada non è quella dell’assistenzialismo. Sono d'accordo con quello che diceva giorni fa il presidente Enrico Carraro sul fine tuning delle regioni nella politica industriale. Organizziamo in concerto con i territori percorsi di formazione durante la carriera delle persone, in modo che ci siano a disposizione le competenze che servono alle imprese».

Però le aziende quelle competenze dovrebbero poi valorizzarle con emolumenti adeguati e questo non sempre avviene.

«Sono d’accordo, non sempre abbiamo saputo valorizzare le competenze dei giovani nei decenni precedenti. Se ci fosse stata valorizzazione e fiducia verso chi era più preparato, ma aveva meno esperienza, probabilmente ci sarebbe stata una resa superiore del capitale investito in tecnologia. E poi servirebbe una alternanza seria tra scuola e lavoro».

Un altro suo pallino sono i giovani, che non occupano posizione di vertice nella classe dirigente.

«Questo avviene perché la generazione 35-45 è meno numerosa. C’è invece un bacino di voti, di privilegi, che nessun politico si permette di andare a toccare. E invece bisogna avere il coraggio di ricollocare, di formare. Guardi cosa avviene ancora con quel carrozzone di Alitalia».

Perché togliere il blocco dei licenziamenti aiuterebbe secondo lei.

«Diversi colleghi, e anche noi in Calearo Antenne, registrano ad agosto un andamento migliore di sempre. C’è un grande recupero di fatturato dopo i mesi passati, per questo deve essere data la possibilità di liberare risorse, ricollocarle con la formazione e all’impresa di poter acquisire le competenze di cui abbiamo bisogno».

Cosa ne pensa dello smart working.

«Che non lo stiamo facendo, non è lavoro agile o intelligente, ma un telelavoro imposto secondo una fascia oraria. C’è da dire però che l’aver infranto questa “resistenza culturale” del lavorare da casa dovrebbe portarci a lavorare tutti meglio, cercando di raggiungere quell’alchimia tra tempo produttivo e tempo libero. E portandoci, a seconda dei settori e delle possibilità, a lavorare per obiettivi. Gli strumenti ci sono tutti, bisogna capire quali sono le mansioni che è possibile svolgere in questo modo e quali quelle che necessitano di una collaborazione fisica ».

Sul tema delle rivoluzioni nel mondo delle imprese lei è un ammiratore del taglio del cuneo fiscale per le donne under 35.

«È un’idea molto valida, che ogni volta che c’è un tesoretto o risorse da impiegare andrebbe riproposta. Oggi c’è una oggettiva discriminazione delle giovani donne, spesso più formate dei coetanei, che sono ostacolate nel loro sacrosanto diritto di far carriera e di avere una famiglia. Questa sarebbe una soluzione». —

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