Bitonci: «Transizione 5.0 una grande occasione. Ma pronti a rivedere i tempi»

Il sottosegretario al ministero delle Imprese e del Made in Italy: «La certificazione preventiva permetterà di evitare lunghi contenziosi con l’Agenzia delle Entrate»

Giorgio Barbieri
Massimo Bitonci, sottosegretario al ministero delle Imprese e del Made in Italy
Massimo Bitonci, sottosegretario al ministero delle Imprese e del Made in Italy

«È vero che i tempi sono ristretti, perché gli interventi vanno completati entro il 2025 e rendicontati entro i primi mesi del 2026, ma proprio perché ne siamo consapevoli lavoreremo per una proroga che, però, dovrà essere concessa dalla Commissione europea». È quanto assicura Massimo Bitonci, sottosegretario al ministero delle Imprese e del Made in Italy con le deleghe proprio sugli incentivi di natura fiscale. Proprio in questa veste ha seguito in prima persona la lunga gestazione di “Transizione 5.0” conoscendone perfettamente i limiti ma anche le grandi opportunità che il piano offre alle imprese per l’efficientamento energetico, ma non solo.

Sottosegretario Bitonci, anche a Nord Est le imprese, medie e piccole, lamentano un eccesso di burocrazia e tempi troppo stretti. Qual è la risposta del governo?

«Ci sono stati problemi legati ai tempi necessariamente lunghi che ci sono voluti per ottenere dalla Commissione europea la rimodulazione del piano andando anche incontro alla sua richiesta di ridurre i consumi energetici. Detto questo voglio però sottolineare e rivendicare che la versione definitiva è decisamente migliorativa rispetto a quella iniziale».

In che termini?

«Ci sono importanti novità come la certificazione preventiva e la certificazione ex post, entrambe con l’obiettivo di quantificare la diminuzione del consumo energetico e la riduzione della CO2 immessa nell’atmosfera: in questo modo abbiamo risolto il problema, che in passato poteva presentarsi per le imprese, dell’eventuale contenzioso che poteva porsi nei confronti dell’Agenzia delle Entrate».

In che modo la certificazione preventiva eviterà lunghi litigi con il Fisco?

«Prima di tutto abbiamo allargato la platea dei certificatori ai quali, soprattutto i piccoli, possono rivolgersi come ingegneri e periti. In passato sono a conoscenza di casi di imprese che hanno avuto contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate dopo anni dall’investimento. Ora, con la certificazione preventiva, questo non potrà più accadere».

Mentre quella ex post cosa prevede?

«Serve per valutare se il risultato dell’investimento permette un credito di imposta maggiore. Il tutto con un vantaggio che parte dal 35% e può salire fino al 63% nel credito d’imposta se, abbinato al progetto di riduzione dei consumi, c’è l’acquisto di pannelli fotovoltaici di produzione europea. All’interno di Transizione 5.0 c’è inoltre un 10% di credito d’imposta riservato alla formazione».

E cosa riguarda?

«È compreso nel sistema incentivante, con una soglia di 300 mila euro per la formazione legata a nuovi macchinari e a software. E, per rimanere in tema di risorse messe a disposizione delle imprese, voglio citare anche il Fondo Nuove Competenze, che era stato abbandonato negli anni passati e che è stato ripristinato, immettendo altri 800 milioni di euro per finanziare la formazione dei dipendenti nelle imprese. C’è, poi, Industria 4.0, che prosegue il suo corso con altri 6 miliardi e mezzo, portando il totale delle risorse immesse, assieme a Transizione 5.0, a circa 13 miliardi, rimodulati attraverso il piano REPowerEU».

A proposito di questo, è stato comunque fondamentale il dialogo con le istituzioni europee.

«Esatto. Questo piano garantirà alle nostre aziende il supporto indispensabile per l’innovazione, la transizione green e lo sviluppo delle competenze del personale. Un plafond di quasi 13 miliardi, con aliquote diverse che spaziano sulla base dell’efficientamento energetico. Un lavoro frutto di trattative con la Commissione europea, che ci ha permesso di includere molti settori inizialmente esclusi. Una misura che garantirà certezza negli investimenti tramite comunicazioni ex ante ed ex post, fino a un tetto di costi ammissibili fissato a 50 milioni».

Un dialogo, quello con la Commissione europea, che sarà necessario anche in ottica di possibili richieste di allungamento dei tempi come chiede già Confindustria.

«Il governo è assolutamente consapevole della questione e posso garantire che, se sarà necessario, sarà pronto a chiedere una proroga alla Commissione europea. Alla quale spetta comunque l’ultima parola».

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