Le bracciate di Pilato per la generazione Z: «Non siamo degli sfaticati»

L’azzurra ospite all’anteprima triestina di Sport Business Forum: «Il mio mondo non è solo il nuoto, ma è fatto di relazioni umane e amicizie»

Roberta Mantini
Benedetta Pilato a Sport Business Forum (Bruni)
Benedetta Pilato a Sport Business Forum (Bruni)

Simpatica, solare e autoironica. Benedetta Pilato si è raccontata tra emozioni, vittorie, sconfitte e quel gesto di Mattarella dopo le Olimpiadi di Parigi quando «invitò anche tutti noi quarti classificati al Quirinale, eravamo in 25». Rispondendo alle domande di Fabrizio Brancoli, vicedirettore del Gruppo Nem con delega al Piccolo, e a quelle di Franco Del Campo, direttore del centro federale Fin di Trieste, Pilato ha affrontato – nell’anteprima di Sport Business Forum a Trieste – diversi temi.

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A sentire le sue risposte e i suoi ragionamenti sembra una persona vissuta, lei ha solo 20 anni ma alle sue spalle due Olimpiadi e quel “secondo” che a Parigi non le ha permesso di salire sul podio. Le delusioni le metabolizza: «Il mio mondo non è solo il nuoto, ma è fatto di relazioni umane e amicizie». Dopo Parigi è stata attaccata in modo importante, lo ricordiamo tutti, lei piangeva per la gioia del quarto posto e questo è stato preso come un atteggiamento tipico della sua generazione.

Ma Benedetta non ci sta: «Ci definiscono sfaticati e persone che non si accontentano, invece viviamo con l’ansia da prestazione dovuta principalmente ai social. Io sono la prima vittima».

Quello che in molti non avevano capito: «Ero soddisfatta e lievemente amareggiata per la medaglia. Nei giorni successivi ho fatto un bilancio del mio ultimo anno, un nuovo allenatore lasciando quello che mi aveva cresciuta per 13 anni, arrivavo da una stagione difficile e quindi ero contenta di essere in finale e aver finito ai piedi del podio. I giorni successivi li ho vissuti benissimo, con i miei amici e la mia famiglia che era a Parigi, il mio obiettivo era vivere l’esperienza mancata tre anni prima».

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La redazione
Caterina Banti a Sport Business Forum (Bruni)

Tra sorrisi e battute la campionessa ha catturato l’attenzione dei giovanissimi della Triestina Nuoto che l’hanno sommersa di domande e curiosità. E al quesito «come hai risolto il modello di vita allenamento-studio?», ha risposto in maniera molto serafica: «Ero molto secchiona a scuola, era la mia priorità. I risultati sono arrivati dando la priorità alla mia istruzione e ho trovato un corpo docenti molto disponibile». Benedetta è determinata e combattiva: «Sono sempre stata così fin da piccola». Le piace molto parlare e «affrontare tematiche che vanno fuori dallo sport».

Da bambina non seguiva le gare di nuoto e le interviste degli altri: «Quando da super piccola mi sono trovata al mondiale ero spaesata perché non conoscevo nessuno». «Era il mio primo anno di tutto – aggiunge – (aveva 14 anni ndr), della squadra nazionale, dell’europeo e del mondiale giovanile. Sono andata in Corea da sola, senza allenatore e senza la mia famiglia, sapendo di partecipare ad una gara tra “grandi” e sono arrivata seconda. Sono giunta al mondiale capendo che potevo giocarmi qualcosa, non sapevo bene cosa fare ed è andato tutto bene. A 14 anni era passatempo e svago. Oggi è diventato il mio lavoro».

Per esigenze di preparazione si è trasferita a Torino, lontana dalla famiglia che è in Puglia: «L’appoggio costante dei genitori è fondamentale, non sento molto la loro assenza, vengono a trovarmi. Anche mio nonno, che è quello che per tanti anni mi ha accompagnata in piscina, ha preso per la prima volta l’aereo per vedermi». Ma si allontanerebbe ancora, andrebbe ad allenarsi negli Usa? «No, sto bene in Italia».

La scelta dello stile, la rana, è arrivata un po’ naturalmente e un po’ indirizzata dall’allenatore, anche se «sono nata con un problema alle anche, sono stata operata, e non dovrei nuotare a rana».

Ma quante volte nel corso di una settimana Pilato non ha voglia di piscina? «Tutti i giorni. La tentazione di non andare c’è sempre e ma ci vado». Poi sorride: «Sono fortunata perché non ho orari faticosi, io sono molto comoda in realtà. Ci sono giorni che sono più stanca ma non mi capita spesso di non andare».

Benedetta è una giovane donna che nel tempo ha imparato ad ascoltare e seguire il suo corpo: «Ho avuto molte difficoltà legate al mio corpo, problemi con il ciclo e concatenamenti, di cui bisogna parlare. Infatti ho sempre affrontato il discorso, mi sono trovata davanti a problematiche che condizionano la vita quotidiana e l’attività, questo mi ha aiutata ad ascoltarmi molto di più».

Sicuramente il nuoto non è uno degli sport più seguiti in Italia: «Sta avvenendo un cambiamento, negli ultimi anni la nostra squadra diventa sempre più forte e dicono che sia l’anno d’oro». E conclude: «Non siamo calciatori, il mio record mondiale non è uguale all’Inter che vince la Champions. Non è invidia, è dispiacere».

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