La serenità di Lisa Vittozzi verso Milano-Cortina 2026: «Non voglio che diventi un’ossessione»

La biatleta sappadina è tornata a far sentire la propria voce in Coppa del Mondo, e ora si prepara all’Olimpiade di casa: «Ora riesco ad ascoltarmi e gestire i momenti difficili»

Francesco Mazzolini
Lisa Vittozzi
Lisa Vittozzi

Lisa Vittozzi tornata di prepotenza a far sentire la sua voce nella Coppa del Mondo di biathlon, ora guarda con il ritrovato sorriso il sogno delle Olimpiadi di casa.

«Milano-Cortina è lì, sullo sfondo di ogni allenamento e di ogni gara, ma non voglio che diventi un’ossessione: voglio arrivarci forte, serena e presente». È con questo pensiero, confidato negli ultimi giorni, che va letta la chiave di quel brillante podio conquistato domenica 14 dicembre dalla sappadina nell’inseguimento di Hochfilzen. Un primo posto che vale molto più di una medaglia simbolica: è la prova tangibile di un ritorno compiuto, di una campionessa che ha attraversato il silenzio per ritrovare la propria voce, di un’atleta che sente il richiamo forte dei cinque anelli olimpici.

Due stagioni fa, la cecchina di Sappada, era il volto dominante del biathlon mondiale. Campionessa del mondo, vincitrice della Sfera di Cristallo 2023/24, esempio di solidità mentale e continuità tecnica. Poi l’assenza, lunga e rumorosa, proprio perché inattesa della stagione successiva, vissuta lontano dalle piste e dal massimo circuito; una scelta dolorosa ma necessaria.

«Mi sono fermata perché avevo bisogno di rimettere ordine dentro di me – ha spiegato –. Non si può competere ad alto livello se perdi il senso di ciò che fai». Una scelta di consapevolezza, quindi, che può dare una spinta ancor più potente nel momento del bisogno, della competizione e della sofferenza, proprio perché voluta fortemente e intimamente.

Il rientro nella stagione 2025/26 è stato graduale, quasi in punta di piedi. Nessun proclama, solo lavoro. I primi segnali sono arrivati a Östersund, con due podi nelle staffette, dove Lisa ha mostrato di essere già un punto fermo per il gruppo azzurro. Poi le gare individuali: piazzamenti costanti tra le prime dieci, tre top 15, fino alla dolcissima consacrazione della ribalta nella pursuit, dove la trentenne dei carabinieri ha ritrovato il gusto della sfida diretta, la capacità di reggere la pressione, la lucidità nei poligoni. «Fisicamente sto bene, ma soprattutto mi sento leggera mentalmente – aveva riportato commossa nel dopogara Vittozzi –. Ora riesco ad ascoltarmi e a gestire meglio i momenti difficili». Miele per le orecchie del biathlon azzurro e friulano e i tanti che faranno il tifo.

La sua storia agonistica ricorda quella dell’Araba Fenice: dalle ceneri di una stagione lontana dalle gare è rinata un’atleta più consapevole. Ogni risultato è un tassello che guarda già avanti, verso Annecy-Le Grand Bornand, prossima fermata del circuito, ma anche verso l’obiettivo che dà senso a tutto: Milano-Cortina 2026 che non è più solo un sogno lontano, ma un orizzonte concreto. «So cosa significa arrivare a un’Olimpiade con aspettative alte – ha aggiunto –. A Pechino non ho raccolto quello che speravo individualmente, ma oggi non cerco rivincite: cerco la miglior versione di me stessa».

Proprio ai Giochi del 2022 erano arrivate non erano arrivati i risultati attesi, lasciando aperto un conto personale. Ora, però, il passato non pesa: diventa esperienza. L’Italia del biathlon ritrova una leader silenziosa, capace di guidare senza clamore. Hochfilzen non è un punto di arrivo, ma l’ennesimo di ripartenza. Lisa Vittozzi è tornata, e questa volta, con le Olimpiadi di casa a illuminare il cammino, sembra pronta a scrivere il capitolo più maturo della sua carriera. 

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