Balbo: «Anche le Pmi investono in tecnologie, i passaggi generazionali sono spinta all’innovazione»
La direttrice di Veneto Ovest e Trentino Alto Adige di Intesa Sanpaolo: «Dobbiamo rendere i territori più attrattivi e i mestieri più qualificati»

«Le imprese che innovano? Continuano a farlo, anche in un contesto di incertezza. E non può essere altrimenti: l’innovazione non è un'opzione, è un processo continuo». Cristina Balbo, direttrice regionale Veneto Ovest e Trentino Alto Adige di Intesa Sanpaolo, interverrà all’apertura del Galileo Festival della Scienza e Innovazione il 9 maggio al Caffè Pedrocchi di Padova.
A che punto siamo con l’innovazione nelle imprese venete?
«Negli ultimi quattro anni abbiamo osservato che circa tre quarti delle imprese venete da noi analizzate hanno continuato a investire in tecnologie riconducibili all’industria 4.0 e oggi anche 5.0. Parliamo di tutto ciò che migliora efficienza e competitività: dalla robotica al cloud computing, dall’analisi dei dati all’automazione logistica. Le grandi aziende sono più strutturate, il 90 % investe in innovazione, ma anche tra le piccole due su tre innovano con continuità».
Ma l’innovazione è solo tecnologia?
«Assolutamente no. Innovare significa anche fare ricerca e sviluppo, e su questo il Nord Est è storicamente una terra vivace. Tuttavia oggi servono ulteriori sforzi: per competere a livello globale le imprese devono orientarsi sempre più verso produzioni ad alto valore aggiunto. L’innovazione attrae competenze, e senza competenze non c’è innovazione: è un circolo virtuoso che dobbiamo alimentare».
Quali sono le richieste più frequenti delle imprese verso una banca?
«Oltre al credito, chiedono sempre più strumenti di accompagnamento, facilitazioni per accedere ai bandi e alle reti dell’innovazione. Eroghiamo finanziamenti con formule di premialità per le aziende che investono in innovazione e sostenibilità. Sosteniamo progetti di ricerca in collaborazione con università e finanziamo borse di studio per ricercatori. Siamo soci e partner di tutti i principali centri di ricerca e competence center locali e nazionali, come Smact, con cui promuoviamo il trasferimento tecnologico dal mondo accademico alle imprese».
Esistono ambiti dove le aziende investono con maggiore intensità?
«Le tecnologie digitali restano centrali. Cresce in particolare l’attenzione verso la robotica, l’intelligenza artificiale, la sostenibilità, la gestione intelligente dei dati, l’efficientamento dei processi produttivi».
Vi capita di finanziare anche startup con progetti d’innovazione radicale?
«Sì, abbiamo strumenti specifici per le startup innovative. Con il nostro Innovation Center seguiamo percorsi di selezione e accelerazione, come Up2Stars. Supportiamo il loro percorso di crescita con diversi strumenti, come un programma specifico di Elite, e abbiamo già portato alcune startup da noi selezionate in Silicon Valley. Promuoviamo incontri con potenziali investitori e grandi imprese, attivando sinergie che possono cambiare il loro destino».
Quali ostacoli restano?
«Uno su tutti: il passaggio generazionale. Abbiamo molte aziende gestite ancora da una generazione non più giovane, con pochi giovani nei board. Eppure i dati di una nostra recente ricerca lo confermano: dove i giovani entrano nella governance, l’innovazione accelera. Dobbiamo rendere le imprese e i territori più attrattivi, creare mestieri più qualificati, ambienti dinamici, per trattenere i nostri giovani che fuggono all’estero. È la sfida del presente per costruire un futuro competitivo».
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