Anche la pensione è questione di genere: le donne lasciano dopo il lavoro e prendono meno dei maschi

La rivelazione nel Rapporto annuale dell’Inps: i lavoratori si ritirano un anno e cinque mesi prima delle lavoratrici e percepiscono il 34 per cento in più di assegno mensile. Tra il 1995 e il 2024 l'età media di pensionamento effettivo è cresciuta di 7 anni

Rubina Bon
Sempre più marcate le differenze tra uomini e donne per quanto riguarda la pensione
Sempre più marcate le differenze tra uomini e donne per quanto riguarda la pensione

Dopo una vita lavorativa segnata da piccoli o grandi episodi di disparità di genere, l’agognata pensione riesce a rimettere in equilibrio il trattamento di donne e uomini?

La risposta è no: le donne vanno in pensione più tardi di 1 anno e 5 mesi rispetto ai colleghi maschi e percepiscono un assegno medio inferiore del 34% rispetto agli uomini.

I numeri sono quelli del Rapporto annuale dell’Inps che dipingono ancora una volta un mondo del lavoro che anche nella sua fase finale va a penalizzare l’universo femminile.

Nel 2024 i pensionati uomini hanno ricevuto una pensione media di 2.142,60 euro al mese, una cifra superiore del 34% a quella media ricevuta dalle donne pensionate, pari a 1.594,82 euro.

«Al 31 dicembre 2024», si legge nel Rapporto, «i pensionati erano circa 16,3 milioni, di cui 7,9 milioni di maschi e 8,4 milioni di femmine. L'importo lordo delle pensioni complessivamente erogate era di 364 miliardi di euro».

Le donne sono il 51% dei pensionati ma percepiscono il 44% dei redditi (161 miliardi contro 204). L'importo medio lordo mensile dei redditi pensionistici è cresciuto del 4,4% sul 2023.

Tra il 1995 e il 2024 l'età media di pensionamento effettivo è cresciuta di 7 anni, passando da 57,8 anni a 64,8. Il Rapporto sottolinea come l'età media delle donne sia cresciuta più rapidamente di quella degli uomini, soprattutto grazie all'adeguamento dal 2012 per le donne all'età di vecchiaia degli uomini, introdotto dalla legge Fornero prima nel settore pubblico e poi in quello privato.

L'età media di uscita delle donne ha superato quella degli uomini nel 2020, mentre nel 2024 era superiore di un anno e cinque mesi.

Il dato è legato al fatto che sono gli uomini a usare prevalentemente il pensionamento anticipato rispetto all'età di vecchiaia, mentre le donne escono dal lavoro prevalentemente in vecchiaia o ricevono pensioni di reversibilità. Gli uomini nel 2024 sono usciti in media prima dei 64 anni, le donne sono andate in pensione in media dopo i 65.

«Le donne che decidono maggiormente di anticipare l’uscita rispetto alla pensione di vecchiaia sono quelle con un basso attaccamento al mercato del lavoro (cioè che hanno optato maggiormente per congedi familiari o di malattia nell’ultimo anno di lavoro) o che lavorano a tempo pieno. Questo suggerisce che, come per le scelte occupazionali, anche per le scelte pensionistiche le donne non considerino unicamente fattori economici, e accettino uscite anticipate dal lavoro anche a fronte di svantaggi finanziari», scrivono Elena Bassoli ed Ylenia Brilli nel saggio “Scelte pensionistiche e dinamiche di genere: effetti della riforma Monti-Fornero sull’utilizzo di Opzione Donna” allegato alla Relazione annuale dell’Inps, «L’anticipo pensionistico sembra preferito dalle donne che lavorano a tempo pieno, e che quindi potrebbero avere maggiori difficoltà nella conciliazione di lavoro e vita privata. Questi risultati sono in linea con recenti evidenze sul fatto che le responsabilità di cura e lavoro non retribuito, che pesano maggiormente sulle donne, non si esauriscono con la cura dei figli ma proseguono anche in età avanzata per la cura di familiari anziani o disabili».

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