Ius scholae, a Nord Est cittadinanza per 57 mila studenti stranieri
In Friuli Venezia Giulia circa 13 mila studenti di medie e superiori potrebbero diventare italiani con le nuove norme. Nelle scuole del Veneto la proposta di legge presentata da Forza Italia alle Camere interesserebbe 44 mila ragazzi

Così come immaginato da Forza Italia, lo ius scholae rafforzato potrebbe consentire a quasi 57 mila studenti stranieri residenti tra Friuli Venezia Giulia e Veneto di acquisire la cittadinanza italiana. Una stima, che non può avere riscontro puntuale per la natura stessa dei dati, che si ricava dalle statistiche relative agli iscritti alle scuole medie e superiori nelle due regioni. Il meccanismo previsto dal partito guidato dal vicepremier Antonio Tajani prevede la possibilità di richiedere la cittadinanza dopo i sedici anni, a fronte di un percorso di studi di almeno dieci anni «con esito positivo».

L’ipotesi di scuola
Considerato che i dati forniti dal Ministero dell’Istruzione e del merito (per il Veneto) e dall’Ufficio scolastico regionale del Friuli Venezia Giulia si riferiscono al 2022-2023, nel computo dei potenziali “nuovi” cittadini italiani vanno conteggiati anche gli studenti che due anni fa erano iscritti alle scuole secondarie di secondo grado, ovvero le medie: tra il 2026 e il 2028 anche questi taglieranno il traguardo del doppio lustro sui banchi, condizione che in base alla proposta di legge di Forza Italia consentirebbe di presentare istanza per l’ottenimento della cittadinanza italiana al compimento del sedicesimo anno d’età.

Le stime
I dati delle iscrizioni forniscono elementi utili alla discussione e a definire la dimensione del fenomeno, ma non possono essere precisi all’unità: non tengono conto di chi ha iniziato il proprio percorso scolastico fuori dall’Italia, di chi è arrivato dopo aver compiuto i cinque anni o di chi è stato bocciato, condizione che in linea teorica metterebbe lo studente al di fuori del perimetro dei requisiti immaginati da Forza Italia.
In Friuli Venezia Giulia gli studenti con cittadinanza non italiana che frequentano le superiori erano 5.097, 2.554 dei quali nati in Italia. Alle medie erano iscritti 7.714 alunni stranieri, 2.799 nati nel Belpaese. In tutto, insomma, il provvedimento interesserebbe quasi 13 mila alunni.
In Veneto gli iscritti stranieri alle secondarie erano complessivamente 44 mila, quasi perfettamente divisi tra superiori (22.077) e media (22.029): nelle scuole venete 15,2 alunni ogni cento non hanno la cittadinanza italiana, mentre in Friuli Venezia Giulia la percentuale scende a 14,6, comunque superiore alla media italiana (11,2).
I centri con più stranieri
In Friuli Venezia Giulia i centri con più alunni con cittadinanza non italiana sono Udine (3.349), Trieste (3.298), Pordenone (2.231) e Monfalcone (1.837): la città dei cantieri vive una condizione del tutto peculiare, con il 46,9 per cento degli studenti iscritti che sono stranieri; il 64,5 per cento di questi sono bengalesi.
In Veneto dietro Verona (8.149 alunni con cittadinanza non italiana), Venezia (7.552), Padova (6.942), Vicenza (4.266) e Treviso (2.747) si trovano Conegliano (1.463) e Schio (1.178), seguite da San Donà di Piave, Castelfranco Veneto, Montebelluna, Rovigo, Legnago e San Bonifacio.
La proposta
Al centro della riforma immaginata da Forza Italia l’introduzione di un sistema simile allo ius scholae, ma con paletti più stringenti: potranno ottenere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia, o arrivati entro i cinque anni, che abbiano completato almeno dieci anni di scuola dell’obbligo con profitto.
Un percorso che, nell’idea dei proponenti, premia l’integrazione concreta, l’apprendimento della lingua, la conoscenza della cultura e della Costituzione italiana.
La riforma prevede anche una stretta sullo ius sanguinis, limitando la cittadinanza per discendenza fino ai bisnonni e alzando i costi per le pratiche nei consolati, per contrastare gli abusi documentali. Infine, si propone una drastica riduzione dei tempi per il riconoscimento della cittadinanza per matrimonio o residenza, da tre anni a un massimo di diciotto mesi.
Tajani: «Non è una priorità»
Di fronte ai tumulti interni alla maggioranza, ieri Tajani ha provato a gettare acqua sul fuoco delle polemiche, assicurando che «la riforma della cittadinanza non è la priorità» come è la «riforma della giustizia e i decreti da fare: un impegno del centrodestra con gli elettori.
Nessuna marcia indietro quando dico che non è priorità la riforma della cittadinanza: metà è stata approvata, per ius sanguinis. Lavoreremo, dopo l’estate, quando la situazione sarà, a livello parlamentare, meno ingolfata, per aprire un dibattito su questa questione».
Il dibattito
Se per il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, «sullo ius scholae forzature non servono, sono addirittura controproducenti e rischiano di dividere la coalizione», per Fabio Rampelli (Fdi) «la proposta di Fi è legittima e utile a stimolare una riflessione sul tema, ma non è parte del programma di governo, il Parlamento la esaminerà a tempo dovuto e se ci saranno margini spero la puntualizzerà secondo questi orientamenti».
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