I veneti Finotello e Zen graziati da Mattarella, vi spieghiamo perché
Entrambi condannati per omicidio, Finotello e Zen sono stati graziati dal Presidente della Repubblica in data 24 settembre 2025. Al primo è stata concessa la grazia totale e al secondo la pena è stata ridotta da nove a quattro anni

Mercoledì 24 settembre, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha concesso la grazia a quattro persone, tra cui i due veneti Gabriele Finotello e Massimo Zen – condannati entrambi per omicidio.
Gabriele Finotello
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha concesso la grazia a Gabriele Finotello, oggi 34enne, originario di Porto Viro (Rovigo), condannato a nove anni e quattro mesi di reclusione per l’omicidio volontario del padre, avvenuto nel febbraio 2021.
Il delitto maturò all’interno di una situazione familiare complessa e segnata da anni di tensioni. Il padre dell’uomo, vittima di una grave dipendenza dall’alcol, era stato in passato violento con la moglie e i figli.
La moglie e il secondogenito avevano scelto di lasciare l’abitazione, mentre Gabriele aveva deciso di restare al fianco del padre, cercando di accompagnarlo in un percorso di cura. Nel frattempo lavorava come operatore socio-sanitario agli Istituti polesani di Ficarolo, percorrendo quotidianamente circa 150 chilometri per rientrare a casa e accudirlo.
Il pomeriggio del 22 febbraio 2021, dopo l’ennesima lite, la situazione degenerò. Finotello rimproverò il padre, trovato nuovamente ubriaco: «Smettila di bere, guarda come ti sei ridotto». Parole che accesero lo scontro. L’uomo, caduto a terra, si rialzò pronunciando una frase che segnerà l’epilogo: «Lasciami stare o ti picchio come picchiavo tua madre». Fu in quel momento che il figlio, accecato dalla rabbia, afferrò un martello e colpì più volte il genitore, al busto e alla testa.
Subito dopo, resosi conto della gravità del gesto, Finotello chiamò il 118, poi la madre e infine i carabinieri, senza tentare di fuggire né di cancellare le tracce. Durante le indagini collaborò pienamente, aiutando gli investigatori a ricostruire il contesto familiare.
Il 13 maggio 2022, in primo grado, era stato condannato a 14 anni di carcere, con il riconoscimento della seminfermità mentale al momento del fatto, accertata da una perizia psichiatrica. In appello la pena era stata ridotta a nove anni e quattro mesi. Ora, grazie al provvedimento di clemenza del Capo dello Stato, Finotello è un uomo libero.
Massimo Zen
C’è anche il nome di Massimo Zen, 54 anni, tra i quattro detenuti ai quali il presidente della Repubblica ha concesso la grazia nei giorni scorsi. L’ex guardia giurata di Cittadella (Padova), reclusa a Verona da oltre due anni, stava scontando una condanna a nove anni e sei mesi per omicidio volontario.
La vicenda risale al 22 aprile 2017. Zen, all’epoca 46enne, decise di mettersi sulle tracce della cosiddetta “banda del bancomat”, che quella notte aveva già colpito tre volte nel Trevigiano.
Allertato via radio sulle frequenze delle forze dell’ordine, insieme alla compagna percorse quindici chilometri fino a Vedelago, dove all’alba intercettò l’auto dei malviventi. Con la sua Fiat Punto sbarrò la strada alla Bmw in fuga.
Davanti ai giudici, l’uomo sostenne di aver sparato tre colpi per legittima difesa, temendo di essere travolto dall’auto lanciata a tutta velocità. Uno dei proiettili, però, colpì alla tempia Manuel Major, 37 anni, giostraio e figlio del capoclan Radames, uccidendolo sul colpo.
Il tribunale non ritenne credibile la sua versione e lo condannò per omicidio volontario. Dopo la conferma della sentenza da parte della Cassazione, Zen venne prelevato dai carabinieri nella sua abitazione a Cittadella. Nel frattempo, nella comunità locale erano state raccolte oltre 1.500 firme a sostegno della sua richiesta di grazia.
Una prima istanza, presentata nel 2024, era stata respinta. La seconda, invece, è stata accolta dal Capo dello Stato, anche grazie alla mobilitazione di associazioni e cittadini che negli ultimi mesi avevano rilanciato appelli pubblici per la scarcerazione dell’ex vigilante.
La moglie
La voce di Franca Berto trema, le lacrime tradiscono l’emozione di una moglie che da troppo tempo attendeva questo momento. La notizia della grazia le è arrivata attraverso l’avvocato: Massimo Zen, detenuto da oltre due anni, potrà tornare a casa, a Cittadella. Una liberazione che per Franca significa rinascita, il ritorno a una quotidianità sospesa, interrotta, ma mai dimenticata.
Le motivazioni
Finotello
Nel concedere la grazia che ha cancellato la parte restante della condanna (pari a quattro anni e tre mesi di carcere), il presidente della Repubblica ha considerato i pareri positivi espressi dal Procuratore generale e dal magistrato di sorveglianza, le condizioni di salute del detenuto e il particolare contesto in cui si era verificato il fatto criminoso, segnato da continui episodi di violenza e minaccia messi in atto dalla vittima contro i familiari.
La nota del Quirinale recita: «Nel concedere la grazia che ha estinto l’intera pena residua da espiare (pari a 4 anni e 3 mesi di reclusione) il capo dello Stato ha tenuto conto dei pareri favorevoli, formulati dal procuratore generale e dal magistrato di sorveglianza, delle condizioni di salute del condannato e del particolare contesto in cui è maturato l’episodio delittuoso, caratterizzato da ripetuti atti di violenza e minaccia da parte della vittima nei confronti dei propri familiari».
Zen
Già nel 2024 aveva avanzato una prima istanza di grazia, respinta. La successiva richiesta, invece, è stata accolta, anche grazie al sostegno di numerose realtà locali e nazionali che negli ultimi mesi hanno promosso raccolte firme e appelli pubblici a favore della sua scarcerazione.
La domanda presentata nel 2024 era stata respinta poiché non era ancora stata definita l’entità del risarcimento da corrispondere ai familiari di Major. L’importo è stato poi stabilito in 550mila euro e coperto dall’assicurazione dell’azienda presso cui Zen lavorava.
È stata invece accettata la seconda istanza, di natura comunque parziale (pena ridotta da oltre nove a quattro anni) — poiché la grazia totale è un provvedimento assai raro — trasmessa lo scorso giugno dal consigliere regionale della Lega-Liga Veneta Giulio Centenaro, insieme a una petizione che su Change.org ha ottenuto migliaia di adesioni.
Come riportato dal Quirinale: «Nel concedere la grazia parziale, che ha estinto tre anni e tre mesi della pena detentiva ancora da espiare, il presidente della Repubblica ha tenuto conto del parere favorevole del magistrato di sorveglianza, dell’intervenuto risarcimento del danno e delle condizioni di salute del condannato. All’interessato rimarrà da espiare una pena non superiore a quattro anni di reclusione, limite che consente al Tribunale di sorveglianza l’eventuale applicazione dell’affidamento in prova al servizio sociale».
Gli altri graziati
Le altre tre persone interessate dal provvedimento di clemenza, sono:
Patrizia Attinà, nata nel 1972, condannata alla pena complessiva di due anni, otto mesi e venti giorni di reclusione per i reati di furto e estorsione.
Ancuta Strimbu, nata nel 1986, condannata alla pena di nove anni, sette mesi e diciassette giorni di reclusione per i delitti di estorsione e di violazione della disciplina in tema di sostanze stupefacenti.
Clicca qui per i leggere il comunicato ufficiale del Quirinale sui quattro provvedimenti.
Riproduzione riservata © il Nord Est