Ostellari: «Carceri a Nord Est, con la riforma 635 posti in più»
Il sottosegretario alla Giustizia dopo l’approvazione del piano straordinario per l’edilizia penitenziaria: «Altro che svuotacarceri o indulti, sono previsti ampliamenti a Rovigo, Padova e Venezia». Tra Veneto e Friuli Venezia Giulia «su tremila detenuti, 900 sono tossicomani»

Andrea Ostellari, senatore leghista e sottosegretario alla Giustizia, il Consiglio dei ministri ha approvato il piano straordinario per l’edilizia penitenziaria: quali saranno le conseguenze nel Nord Est?
«Premessa: il piano è straordinario e dimostra uno sforzo senza precedenti del governo, con effetti positivi su tutto il territorio nazionale. In Veneto la condizione delle carceri è migliore rispetto ad altri contesti. Ma pure qui avremo 320 posti detentivi in più. E anche in Friuli Venezia Giulia la disponibilità di alloggi sarà aumentata».
Quali penitenziari saranno interessati da questo piano? E in che modo?
«Entro il 2027 avremo 200 posti in più a Rovigo, con due nuovi padiglioni, uno realizzato dal Ministero delle Infrastrutture, l’altro dal commissario all’edilizia. In aggiunta riceveremo 35 posti al femminile di Venezia e 50 al Due Palazzi di Padova, questi ultimi disponibili già a settembre. Per quanto riguarda il comparto minorile, sempre a Rovigo, sorgerà entro l’anno il nuovo Ipm da 28 posti, che sarà una vera eccellenza nazionale. E, a Mestre, il nuovo centro di prima accoglienza, da 10 posti. Quanto al Friuli Venezia Giulia, saranno creati 12 posti alla casa circondariale di Gorizia e sarà realizzato un nuovo carcere a San Vito al Tagliamento. Ospiterà fino a 300 detenuti».
A livello nazionale si stima che circa 10 mila detenuti tossicomani potranno uscire dalle carceri per entrare nelle comunità. Quanti beneficeranno di questo regime a Nord Est?
«Quanti lo decideranno i magistrati di sorveglianza. Ci tengo però a spiegare il senso del provvedimento che riguarda questo genere di detenuti».
Prego.
«Chi ha problemi di tossicodipendenza crea gravi disagi al personale e alla Polizia Penitenziaria, e difficilmente può essere rieducato in un penitenziario ordinario, senza essere prima curato. Ecco perché il governo ha scelto di rendere possibile il trasferimento in comunità di queste persone. Che, anche in Veneto e Friuli Venezia Giulia, sono tante. Su quasi 3 mila ristretti, quelli riconosciuti come tossicomani sono poco meno di 900».
Quindi circa 900 carcerati finiranno nelle comunità?
«No, il numero dipenderà da chi potrà accedere alla nuova misura una volta approvata in Parlamento definitivamente. Sia chiaro, non avranno sconti di pena, ma potranno essere trasferiti in un contesto adeguato, controllato e sicuro, con personale dedicato».

E le comunità come verranno scelte?
«In base a dei requisiti stabiliti dal governo, che assicurino tutte le caratteristiche di sicurezza, efficienza nelle cure e tutela della dignità delle persone».
Il numero di suicidi in carcere è ancora molto alto: pensa sia legato al sovraffollamento?
«Ogni suicidio ha una storia a sé. La commissione speciale che abbiamo creato al Ministero per studiare questo fenomeno ha peraltro dimostrato che non c’è un nesso diretto fra suicidi e affollamento, anzi. Chi purtroppo si toglie la vita, spesso lo fa quando è in isolamento. Al netto di questo, sono allo studio nuovi protocolli ancora più efficaci per contrastare questa tragica piaga».
È in corso anche una profonda revisione del sistema giudiziario. Qual è la sua posizione in merito?
«Quella approvata ieri dal Senato è una riforma epocale, che tutela i cittadini e anche la stragrande maggioranza dei magistrati che lavora in silenzio e, negli anni, ha subito la degenerazione delle correnti. Ancora pochi passi e finalmente il nostro Paese avrà una giustizia più giusta e una magistratura più libera».
È vero che state lavorando per togliere la possibilità di fare appello dopo una assoluzione in primo grado?
«Lo abbiamo già fatto per i reati minori, ora pensiamo di estendere il provvedimento. Siamo al lavoro sul testo e vogliamo aprire il dibattito senza bandiere ideologiche».
Parlando di geografia giudiziaria, cosa sta cambiando in Veneto?
«Il Governo ha dato il via libera a una riorganizzazione della geografia giudiziaria che rimette al centro gli utenti, cioè i cittadini. Grazie a questo provvedimento, che dovrà avere il via libera delle Camere, potrà nascere il nuovo Tribunale della Pedemontana, con sede a Bassano, ma non solo».
L’apertura di un tribunale come quello della Pedemontana perché dovrebbe essere un miglioramento e non un ulteriore aggravio in termini di personale?
«In ballo ci potrà essere anche la ridefinizione delle competenze sui territori del padovano, penso ad Este e ad altri Comuni, che ora sono in capo al Tribunale di Rovigo e non di Padova. Ritengo che questa situazione andrebbe risolta. Quanto al numero di personale, il governo è impegnato e nuove assunzioni sono già programmate».
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