Schlein e Conte, sfida per la leadership con il fantasma delle primarie
Il Movimento non accetterà l’agenda di temi e priorità imposta dal Pd, facile prevedere che scoppierà la competition a sinistra. La segretaria rischia di essere vittima della prassi grillina dei veti e dei diktat sul futuro contratto di governo di cui già parla Conte


C’è un motivo preciso per cui il 10 giugno, quando il Pd uscì dal voto alle europee con un consenso doppio rispetto ai 5 stelle, dalle parti di Elly Schlein brindarono a Franciacorta, se non a champagne: perché non solo era scongiurato il rischio flop, ma a questo punto era certificato, voti alla mano, che Elly avrebbe guidato la coalizione alle politiche, senza se e senza ma. Perché la forza dei numeri batte ogni altra aspirazione: e se a Giuseppe Conte fosse rimasto un recondito desiderio di tornare a fare il premier guidando lui lo schieramento anti-Meloni, ebbene quel desiderio poteva finire nel cassetto dei bei sogni.
Ma al netto del replay imposto ieri da Beppe Grillo alla comunità dei suoi ex seguaci e al netto dell’incognita del quorum - che terrà Conte col fiato sospeso qualche giorno - il finale ormai è scritto: M5s è diventato il partito dell’avvocato del popolo, punto. E la modalità con cui “Giuseppi” si è fatto incoronare Re Sole del Movimento, apre uno squarcio sul futuro prossimo.
Scenario da congresso post-moderno, voto on line of course, da cui i 5stelle escono come un partito personale, soggetto agli umori del Capo, leader indiscusso baciato dall’investitura popolare del suo mondo: un partito forse più maturo dopo una doppia prova di governo alle spalle, che si apre alle alleanze fissando precisi caveat. Sfidando il Pd sullo stesso terreno, sul fronte della legalità e della difesa dei deboli.
Senza acconciarsi ad essere un cespuglio o un satellite del pianeta Schlein. Ma con un fantasma nell’armadio: il terrore di scomparire dalla scena, per mancanza di una valida ragione sociale, per mancanza di parole d’ordine forti come furono quelle del reddito di cittadinanza, dei vitalizi e del superbonus. Condividendo con il Pd le battaglie di oggi sul salario minimo, la sanità pubblica e l’ambiente. Il che porta dritti alla competizione frontale che ingaggerà l’ex premier, incapace di recitare un ruolo ancillare, ancora deciso a calcare le scene da protagonista.
E se è così, nessuno si stupirebbe - tanto per lanciare una suggestione non campata per aria - se Elly Schlein si trovasse di fronte alla richiesta di contendersi la leadership del centrosinistra con una sfida alle primarie, facendo decidere al popolo sovrano. Per la segretaria dem sarebbe difficile sottrarsi a quel rito purificatore divenuto un totem, al “bagno di democrazia”, definizione principe delle primarie in casa Pd: a quel punto Conte potrebbe darle filo da torcere.
Come ha giustamente notato Peter Gomez, direttore del Fattoquotidiano.it in un talk giorni fa, Conte è ancora un leader con una grande popolarità e se ci fossero le primarie del centrosinistra, potrebbe giocarsela. Tanto più che a scorrere gli indici di gradimento dei leader dei vari istituti, l’avvocato del popolo se la batte testa a testa proprio con Elly Schlein, intorno ad un 30 per cento di consensi. Potrebbe essere una sfida meno scontata di quanto possa pensare il Pd, combattuta senza lesinare colpi nei mesi precedenti, con il rischio di indebolire tutta la carovana.
Poiché mentre i leader del centrodestra sono rodati alla mediazione e al compromesso, in due parole a “fare politica” per restare uniti, dall’altra parte sembra facciano sempre politica per restare divisi. Ne è la riprova quella dizione “progressisti indipendenti”, con cui l’avvocato del popolo ha ricollocato il Movimento, che certifica non solo l’accettazione del bipolarismo all’italiana, rassegnato al principio che fuori da uno dei due schieramenti non si va lontano, come ha intuito bene Matteo Renzi.
Ma al contempo Conte conferma il principio delle mani libere: essere “indipendenti” significa che il Movimento non accetterà l’agenda di temi e priorità imposta dal Pd e che scoppierà la competition a sinistra. Elly Schlein così rischia di subire il diktat delle primarie e di essere vittima della prassi grillina dei veti e dei diktat sul futuro contratto di governo di cui già parla Conte.
Considerando poi che il nuovo M5s si contende il suo spazio con il Pd ma anche con i Verdi-Sinistra (mentre a destra ogni partito presidia un terreno diverso, anche geograficamente), si può immaginare dove arriverà il termometro dei rapporti tra i presunti alleati del centrosinistra. Tra i quali dovrebbero figurare anche Matteo Renzi e Carlo Calenda, oltre agli europeisti di Riccardo Magi.
Per dirigere questo traffico quindi servirà un prestigiatore: “Qui si parrà la tua nobilitate” avrebbe detto il sommo poeta ad Elly Schlein.
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