Il presidente Trump rinnova gli ambasciatori nei Balcani

L’esule anticomunista, la gallerista e la filoserba: le scelte per Belgrado, Zagabria e Sarajevo già al centro delle critiche

Stefano Giantin

Sono gli emissari di una delle potenze più influenti e da sempre protagonista della vita anche politica nei Balcani, messaggeri di auspici, desideri e intenzioni di Washington.

E allora non sorprende che, nell’area, ci sia enorme interesse per le figure che sono o saranno scelte come nuovi rappresentanti dell’amministrazione Trump.

Il puzzle, finalmente, si sta componendo, con scelte anche controverse e discutibili. Decisioni che riguardano i nuovi ambasciatori americani nei Balcani occidentali, feluche selezionate dal neo presidente Usa, che andranno a sostituire i diplomatici indicati dalla precedente amministrazione Biden.

Seppur preso dalla questione irrisolta della guerra in Ucraina e nell’affaire dazi, Trump ha comunque trovato il tempo per le prime nomine.

Serbia

Le nomine hanno toccato in primis la Serbia, paese chiave per la stabilità dei Balcani. E per reggere l’ambasciata Usa a Belgrado il presidente americano ha designato una figura che è stata subito apprezzata dalla leadership politica locale e dai tabloid filogovernativi. Si tratta di Mark Brnovich, che andrà a sostituire l’autorevole Christopher Hill, e che «sarà un forte propugnatore della libertà e metterà sempre in primo piano l’America», ha annunciato Trump sul suo social “Truth”.

Chi è Brnovich? Ex procuratore generale in Arizona, vicinissimo ai repubblicani, era stato quotato dai bookmaker per il ruolo di Inviato presidenziale Usa per i Balcani. Si dovrà accontentare della posizione di ambasciatore in Serbia, un ruolo che ricoprirà da «orgoglioso veterano della Guardia nazionale», ma soprattutto come «figlio di rifugiati che fuggirono dal comunismo» di Tito, ha aggiunto Trump.

Parole che fanno riferimento alla storia familiare di Brnovich, padre di origine montenegrina, madre serba, nata in un villaggio della Dalmazia, americano di fede serbo-ortodossa – particolare che ha fatto assai piacere alle frange più conservatrici in Serbia – che considera tuttavia come suoi ispiratori «Muhammad Ali, Barry Goldwater e Robert F. Kennedy», hanno raccontato i media statunitensi. Brnovich è tuttavia già al centro di polemiche, dopo che il portale Birn ha svelato che la figlia ha ricevuto la cittadinanza montenegrina nel 2019, attraverso un «processo non trasparente» e su esplicita proposta di Milo Djukanović, controverso padre della patria finito ormai in disgrazia dopo la sconfitta alle urne.

Croazia

Trump ha nominato anche la nuova ambasciatrice Usa in Croazia. Si tratta di Nicole McGraw, fedelissima sostenitrice del “Maga”, bionda filantropa e gallerista in Florida, ma con scarse esperienze in politica e diplomazia. Nonostante i limiti della sua formazione, McGraw si è difesa bene durante l’audizione al Senato prima della nomina, in particolare promettendo di tutelare gli interessi Usa nel campo dell’energia in Croazia, ma pure in Bosnia.

Bosnia

E la Bosnia attende di conoscere il nuovo ambasciatore americano. Si tratterebbe di una donna, considerata vicina al nazionalismo serbo e perciò indigesta a molti: è Olga Ravasi, negli Usa fra le anime dei “Serbi per Trump”, una scelta che, se confermata, è «allarmante», ha denunciato il politologo Jasmin Mujanović.

Kosovo, Albania e Macedonia del Nord

In Kosovo, nel frattempo, la sede rimane vacante, dopo l’uscita di scena dell’ambasciatore Hovenier, sostituito temporaneamente da Anu Prattipati. E nulla si muove, almeno alla luce del sole, per quanto riguarda Albania e Macedonia del Nord. —

 

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