Così l’intelligenza artificiale rivoluziona le aziende del Nordest

L’AI sta cambiando il manifatturiero anche nelle imprese venete. Un esempio: alla Volteco di Ponzano, che produce materiali impermeabilizzanti per l'edilizia, hanno dotato un macchinario di ultima generazione di un proprio "sistema nervoso" e di un cervello che analizza i dati, abbattendo gli scarti dal cinquanta all’otto per cento

Fabio Poloni

La fabbrica che pensa da sola è già qui. Analizza, corregge, perfeziona tempi e qualità dei prodotti, abbatte gli scarti, gestisce magazzini e ordini, controlla la rete informatica. Quello dell'intelligenza artificiale è un tema che sconfina persino verso etica e filosofia, ma partiamo da un esempio molto concreto perché è utile toccare con mano di cosa stiamo parlando, nelle imprese.

Alla Volteco di Ponzano, che produce materiali impermeabilizzanti per l'edilizia, hanno dotato un macchinario di ultima generazione di un proprio "sistema nervoso" (sensori che rilevano in tempo reale 320 parametri, dalla pressione alla temperatura delle componenti fino all'umidità dell'ambiente) con un cervello di AI che quei dati li elabora e li mette in relazione con quelli (qualità, rotture, difetti) ricavati dal prodotto, nello specifico un materiale isolante complesso.

Analizzando e incrociando questa mole sterminata e dettagliatissima di informazioni, la macchina ha imparato a capire la relazione tra variabili e difetti, modificando le prime per correggere i secondi. «Risultati straordinari, ne cito uno: all'inizio avevamo scarti di materiali vicini al 50%, oggi con l'intelligenza artificiale applicata oscilliamo fra l'otto e il 12%». Parole di Andrea Guderzo, chief strategy officer di Volteco Spa e chief executive officer della controllante Gasparini Industries.

È uno degli esempi di un'avanguardia destinata per forza di cose ad aprire un mondo nuovo. Una rivoluzione, un passo in avanti gigantesco ma non un "avvento": l'intelligenza artificiale dà senso compiuto a una progressione tecnologica continua iniziata col digitale e proseguita con i "big data" a disposizione delle aziende. Il machine learning fa il resto, perché le macchine imparano da sole, come nel caso della correzione degli errori di prodotto.

Il caso citato della Volteco non è l'unico: si potrebbero fare i nomi di Breton, Texa (ne parliamo qui a parte), Dba, Solidworld Group (anche in questo caso ne parliamo a parte), o di Electrolux, che a Susegana ha un avamaposto dell'innovazione, 130 milioni di investimento per una fabbrica 4.0 in cui l'AI è componente chiave («Possiamo risolvere in un'ora istanze che richiederebbero tre settimane», ha spiegato Joska Lot, che controlla le operazioni dell'infrastruttura IT globale di Electrolux.

Tornando in Volteco: «Dopo dieci anni di ricerca e sviluppo, e tantissimi fallimenti, ora abbiamo creato un impianto di estrusione con un processo produttivo molto complesso, un prodotto con polimeri idroreattivi non facili da gestire, ci sono tante variabili di processo difficili da controllare. Siamo partiti molto male, 50% di scarti, imparavamo sbattendo il naso. Come facciamo a governare questo processo?, ci siamo chiesti. E qui l'idea di provare con l'intelligenza artificiale, tre anni fa».

Dei risultati e del come si è detto. Rapporto costi/benefici? «L'approccio è differente - spiega Guderzo - non vai a destinare un budget come se comprassi un impianto da centomila euro che fa tot chili di prodotto. Qui investo in un concept di analisi dei dati che mi daranno informazioni sulle quali lavorare, metti soldi su qualcosa che non sai dove ti porterà. Ma non hai un investimento iniziale sostanzioso: tutto quel che appartiene alla transizione digitale 4.0 secondo me comporta grandi benefici e costi trascurabili. Trasformi dati in informazioni, ottenendo vantaggi enormi».

Gli ambiti di applicazione dell'AI - tralasciano per ora la questione della sicurezza informatica collegata - sono tanti: manutenzione predittiva degli impianti, controllo della qualità del prodotto, gestione della supply chain, ottimizzazione di logistica e processi. Persino quello decisionale a monte ne può essere influenzato, grazie ad analisi complesse su scenari macroeconomici e dei mercati di riferimento. Il futuro è già iniziato.

*****

Texa: «In minuti ciò che richiederebbe ore Ha pure un intuito, un giorno sarà nel Cda»

«Chat Gpt è solo una fessura su uno scenario sterminato, anche dal punto di vista sociale». Se per voi l’intelligenza artificiale è quella specie di Siri onnisciente con la quale chattare e alla quale affidare la stesura di testi, o se il massimo dello stupore arriva dalle immagini create dall’AI di Papa Francesco vestito come un trapper, Mauro Fantin vi mette in guardia. In Texa, colosso trevigiano degli strumenti per la diagnostica nel settore automotive, Fantin è il responsabile per l’innovazione.

«Sul tema abbiamo creato un gruppo di lavoro trasversale rispetto alle funzioni dell’azienda, l’intelligenza artificiale investe tutti i settori: sia la parte prettamente tecnica che l’assistenza – spiega Fantin – e pure la parte analitico-finanziaria che può orientare le decisioni dell’azienda. Intelligenza artificiale vuol dire qualcosa che ha una sua autonomia di pensiero che va oltre ciò che si pensava potesse fare la macchina: non sa solo analizzare, ha un suo intuito».

Fantin fa alcuni esempi: «Sulla parte tecnica, l’AI potrà dare risposte più rapide e precise ai nostri clienti. Sulla parte di strategia potrà avvalersi di sistemi di simulazione per gestire meglio le risorse industriali e finanziarie. Già oggi abbiamo applicazioni in cui l’intelligenza artificiale fa la differenza: abbiamo creato un sistema che fa il test delle automobili ai sistemi di sicurezza Adas (advanced driver assistance system, ndr), telecamere e radar che permettono alle auto di vedere la carreggiata o gli ostacoli, fino ad arrivare alla guida autonoma. Questi sistemi hanno bisogno di tarature per le quali anche cambiare banalmente un cristallo significa toccare un componente con elettronica e sistemi integrati: con l’AI in Texa ci si mettono pochi minuti invece che ore a fare questi lavori, perché riesce fisicamente a vedere, con sensori ottici, dove intervenire. È un sistema di telecamere in una corsia che vedono angoli di incidenza e convergenza, imprecisioni, migliaia di possibili combinazioni che con sistemi tradizionali non è possibile fare se non con diversi operatori per ore e precisione minore».

Rapporto costi/benefici? «I costi sono ampiamente compensati dai vantaggi, fare numeri non ha senso perché dipende da cosa si vuole fare. Ma l’investimento è soprattutto su fattore umano». Lavoratori “costretti” a una crescita professionale? «Certo, i miglioramenti tecnologici di rilievo hanno sempre creato disoccupati da una parte ma nuovi lavori da un’altra, ogni rivoluzione porta le sue “vittime” ma anche un’evoluzione, non vedo certo un ostacolo. L’aspetto umano rimane comunque predominante, l’AI è un po’ come un bambino: nasce, poi va educato, gli vanno insegnate nozioni. Poi si arriverà a un momento magari in cui assumerà una sua autonomia, è inevitabile».

Senza arrivare al futuro distopico di tanta fantascienza, è un rischio? «Il mondo deve cambiare – sottolinea Fantin – entriamo davvero nella filosofia. Non possiamo fermarci a temi come bloccare Chat Gpt per motivi banali, il mondo va a un’altra velocità: blocchiamo delle opportunità facendo il contropelo sulla privacy. Quando la potenza di calcolo sarà data da computer quantistici, sarà davvero il momento dei problemi etici e filosofia».

In Texa da quanto lavorate sull’AI? «Texa è un po’ particolare nel panorama nordestino e italiano, questo è un vanto: abbiamo un reparto innovazione nel quale non si lavora per il quotidiano e per il fatturato bensì per progettare il futuro. Di AI parliamo almeno dall’inizio del Covid, tre anni. Nei veicoli, per esempio, abbiamo liquidi, come quello per i freni o lubrificanti, che funzionano bene se mantengono certi parametri che possono essere degradati dall’uso: oggi facciamo analisi non più in laboratorio chimico sofisticato, ma con l’AI in officina. Ma sa fare tante cose, ha capacità di ipotizzare scenari non in maniera meccanica, ma con variabili tipiche dell’intuito umano, creando correlazioni anche nella parte analitico-finanziaria». L’AI diventerà una sorta di membro del Cda che sposta le decisioni? «Sicuramente sì».

*****

La grande paura di essere “rottamati” «Il lavoratore non sparisce, migliora»

«Il settore manifatturiero del Nordest può trarre grandi benefici dall’integrazione dell’intelligenza artificiale, che può ottimizzare i processi di produzione, migliorare il controllo della qualità e la gestione della supply chain, con conseguente aumento della produttività e riduzione dei costi». Gian Nello Piccoli, amministratore delegato del Gruppo Eurosystem di Villorba – consulenza e servizi IT per le imprese – e prossimo presidente del gruppo Information Technology di Confindustria Veneto Est (sarà in carica da fine maggio) è un convinto entusiasta se si parla di intelligenza artificiale nelle imprese.

Piccoli, perché?

«Analizzando grandi quantità di dati generati dalle apparecchiature e dai sistemi di produzione, anche grazie all’integrazione di sistemi IoT che questi dati li raccolgono, l’IA può identificare modelli e anomalie, consentendo la manutenzione predittiva e riducendo i tempi di fermo delle apparecchiature. Ciò può comportare un significativo risparmio sui costi e migliorare l’efficienza operativa complessiva. Inoltre, la robotica e l’automazione alimentate dall’intelligenza artificiale possono rivoluzionare le catene di montaggio e snellire le operazioni di produzione. Automatizzando le attività ripetitive, le aziende possono aumentare la produttività, ridurre gli errori e migliorare la sicurezza dei lavoratori. Inoltre, gli algoritmi di IA possono contribuire a ottimizzare la gestione delle scorte, la previsione della domanda e la logistica, garantendo consegne tempestive e riducendo gli sprechi».

Questa rivoluzione porta preoccupazione per le ripercussioni sui posti di lavoro.

«La preoccupazione per la perdita di posti di lavoro ha fondamento, ma è importante capire che l’IA non è destinata a sostituire i lavoratori umani, ma piuttosto ad aumentarne le capacità. Se da un lato l’IA può automatizzare alcuni compiti ripetitivi, dall’altro crea nuove opportunità per i dipendenti di aggiornarsi e assumere ruoli più complessi e strategici. L’implementazione dell’IA nel manifatturiero può liberare le risorse umane da compiti banali, consentendo loro di concentrarsi su aspetti più creativi e critici del proprio lavoro. I dipendenti possono essere formati per lavorare a fianco dei sistemi di IA, sfruttando le loro competenze e conoscenze di dominio per ottimizzare e perfezionare gli algoritmi. Questa collaborazione tra uomini e macchine può portare a un aumento della produttività, dell’innovazione e della soddisfazione lavorativa».

Paure ingiustificate, dunque?

«L’automazione guidata dall’IA aumenta l’efficienza e riduce i costi, le aziende manifatturiere possono investire in nuovi settori, espandendo le loro attività e creando nuove opportunità di lavoro. Questo cambiamento è già stato osservato nel corso della storia con l’introduzione di nuove tecnologie: è essenziale promuovere una cultura dell’apprendimento continuo e fornire programmi di formazione per aiutare i dipendenti ad adattarsi».

Le aziende qui sono pronte?

«L’implementazione delle tecnologie AI nel manifatturiero comporta delle sfide. Uno degli ostacoli principali è la disponibilità e la qualità dei dati. Gli algoritmi di IA richiedono set di dati ampi e diversificati per addestrarsi e fare previsioni accurate. La generazione di dati sintetici può essere una soluzione per affrontare la sfida: si tratta di creare dati artificiali che imitano le caratteristiche e i modelli dei dati reali. Questi dati sintetici possono essere utilizzati per integrare i set di dati esistenti o addirittura sostituirli nei casi in cui la raccolta di dati reali è costosa o poco pratica. Alcune aziende del nostro gruppo hanno progetti molto interessanti proprio su questo tema».

Un esempio?

«Consideriamo un’azienda manifatturiera che vuole implementare un sistema di intelligenza artificiale per il controllo della qualità sulla propria linea di produzione. Potrebbe avere a disposizione pochi dati analizzabili per addestrare l’algoritmo di IA a identificare con precisione i difetti. In questo caso, si possono utilizzare tecniche di generazione di dati sintetici per creare dati analizzabili aggiuntivi, che rappresentino vari tipi di difetti e prodotti non difettosi. I dati sintetici generati possono poi essere utilizzati insieme ai dati reali per addestrare e migliorare l’accuratezza dei modelli di intelligenza artificiale. Utilizzando dati sintetici, i produttori possono ampliare i loro set di dati di addestramento, consentendo agli algoritmi di IA di apprendere da una gamma più diversificata di esempi. Questo, a sua volta, migliora la capacità dell’algoritmo di generalizzare e fare previsioni accurate sui dati di produzione del mondo reale».

Quali sono le potenzialità di crescita?

«Immense. Ottimizzando i processi produttivi, migliorando il controllo della qualità e la gestione della catena di fornitura, l’IA consente alle aziende di ottenere risparmi sui costi, aumentare la produttività e rimanere competitive sul mercato globale. Nonostante le preoccupazioni per la perdita di posti di lavoro, il rapporto di collaborazione tra IA e lavoratori umani consente la trasformazione della forza lavoro, in cui i dipendenti assumono nuovi ruoli e sfruttano le loro competenze per migliorare le capacità dell’IA. Abbracciando le tecnologie dell’IA, le aziende manifatturiere del Nordest possono sbloccare nuove opportunità, promuovere l’innovazione e prosperare nel panorama industriale in evoluzione».

*****

Il robot umanoide

«Il robot un po’ genio un po’ facchino, ecco l’umanoide che sa fare di tutto»: il robot umanoide cognitivo RoBee è un prodotto creato da Oversonic Robotics, software company che progetta e realizza sistemi di cognitive computing per la robotica. Fondata nel 2020 da Fabio Puglia e Paolo Denti a Besana Brianza (provincia di Monza-Brianza), dove ha sede il suo centro tecnologico e produttivo, Oversonic è la prima e attualmente unica azienda italiana a vendere sul mercato industriale un robot umanoide. D’altra parte, la trevigiana SolidWorld Group collabora con Oversonic esclusivamente per distribuirne il prodotto, ovvero per vendere RoBee attraverso la propria rete commerciale. Oversonic impiega un team di circa 50 persone, di cui una trentina di ingegneri formati in ambito informatico, meccanico ed elettronico, provenienti da diverse parti del mondo. RoBee è una macchina che replica esteticamente e meccanicamente la struttura del corpo umano. Attraverso una piattaforma tecnologica proprietaria, che elabora complessi algoritmi di intelligenza artificiale, RoBee attua processi cognitivi che gli consentono di operare e interagire in autonomia in ambienti condivisi con il pubblico e, in ambito industriale, di supportare le persone in molteplici mansioni, specialmente in quei processi che prevedano attività pericolose per la salute fisica e psicologica.

Riproduzione riservata © il Nord Est