Clima e specie aliene mettono alla prova mare e laguna: l’allarme Izsve sull’acquacoltura
L’analisi del Centro di Referenza Nazionale per lo studio e la diagnosi delle malattie di pesci, molluschi e crostacei

Nel 2022 l’acquacoltura a livello globale ha superato per la prima volta i volumi della pesca, raggiungendo 130,9 milioni di tonnellate, di cui 94,4 milioni di animali acquatici (51% della produzione totale).
Secondo la Fao, questo record evidenzia il ruolo crescente del settore al supporto della sicurezza alimentare ed al contrasto della malnutrizione.
In Italia l’acquacoltura si concentra su un numero limitato di specie: trota iridea, orata e spigola.
Per quanto concerne l’allevamento dei molluschi, quello dei bivalvi ha una lunga tradizione, soprattutto lungo la costa adriatica nel nord-est del paese. Le specie principali sono la cozza mediterranea con 70mila tonnellate prodotte e la vongola verace, 20mila tonnellate.
Una produzione tipica e importante per il territorio che sta però subendo le conseguenze di due fattori che mettono in crisi il comparto ovvero il surriscaldamento delle acque e la presenza di una specie aliena infestante come il granchio blu.
“In mare e laguna, negli ultimi anni la crisi climatica è il fattore più impattante sullo stato di salute degli allevamenti – racconta Giuseppe Arcangeli – dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, Centro di Referenza Nazionale per lo studio e la diagnosi delle malattie dei pesci, molluschi e crostacei - Legato a questo c’è stata la comparsa di malattie nuove, anche in specie selvatiche. Particolarmente preoccupante la situazione nelle lagune riguardo le vongole veraci, dove il binomio elevata temperatura e presenza di granchio blu costringe i venericoltori a trovare nuove strategie di convivenza con questa critica situazione”.
Una delle strategie per rilanciare il comparto della molluschicoltura è quella del cambio di produzione con la diversificazione delle specie allevate.
Oltra a mitili e vongole veraci in questi ultimi anni si sta diffondendo l’ostricoltura, in particolare della specie ostrica concava, che si sta rivelando più resistente alle elevate temperature rispetto agli altri bivalvi ed inoltre viene allevata in sistemi protetti, come le cosiddette lanterne o contenitori chiamati poches, dove il granchio blu non riesce ad insidiarla.
Le veraci, restano però sotto attacco “Si sta cercando – racconta Arcangeli - di favorire una buona circolazione dell’acqua nelle lagune, con maggior apporto di acque ossigenate e dall’altro di adottare sistemi di protezione delle vongole, come recinti o contenitori di rete, per proteggerle dall’azione predatoria del granchio blu”.
La crisi climatica, come detto, sta poi impattando in maniera determinante con la comparsa di malattie nuove, anche in specie selvatiche.
Una circostanza che va ad aggravare la già difficile situazione di chi, tra Veneto e Friuli Venezia-Giulia, lavora con il mare.
“Abbiamo degli strumenti per mitigare queste nuove sfide – continua Arcangeli - incrementando i criteri di biosicurezza e recentemente, in collaborazione con il Dipartimento BCA dell’Università di Padova, investendo sulla resistenza genetica alle malattie ed agli stress termici in alcune specie allevate. IZSVe tradizionalmente ha sempre avuto un rapporto di collaborazione con gli allevatori del comparto acquacoltura. L’attività diagnostica dei vari laboratori di virologia, batteriologia, parassitologia, biologia molecolare ed epidemiologia è sempre a disposizione, così come attività di consulenza anche tramite specifici sopraluoghi. Insieme lavoriamo per affrontare le criticità e le sfide future”.
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