Metrò di superficie: storia in un flop

di MITIA CHIARIN
Si legge orario cadenzato ma dalla fine del 2013 nel Veneto ha mosso i primi passi il Sfmr, il Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale con treni ogni 15, 30 minuti. Una sorta di metropolitana di superficie, in salsa veneta, attesa da decenni (il primo accordo di programma risale al 1988) ma contrassegnata dai ritardi. Non basta l’attivazione da fine 2013 sulle linee tra Venezia, Padova, Verona, Castelfranco, Bassano del Grappa, Vicenza e Belluno. Manca la Venezia-Trieste e il collegamento ferroviario con l’aeroporto Marco Polo di Tessera, il terzo in Italia per numero di passeggeri.
Sono tante, ancora oggi, le ombre su un progetto regionale che arranca, con il rischio di avere opere incompiute (fermate senza strade di accesso a Mestre), con un contenzioso con i progettisti della Net Engineering da 40 milioni l’anno, che condiziona tutto.
Interventi fermi
Alcuni dei cantieri del Sfmr li ritroviamo, per esempio, nell’anagrafe delle opere incompiute 2015 del ministero delle Infrastrutture e Trasporti: sono otto, per la soppressione di passaggi a livello sulla Padova-Camposampiero e sulla Mestre-Castelfranco. Zero per cento di lavori eseguiti; valore complessivo, poco più di 47 milioni di euro. Il progetto Sfmr, denuncia Ilario Simonaggio della Cgil Veneto, è in fortissimo ritardo: «Per il 2016 non hanno messo un euro. Nemmeno i lavori stradali come sottopassi, stazioni, parcheggi vanno avanti. Per la prima fase Sfmr che doveva terminare entro il 2004, abbiamo ancora binari unici e rete non elettrificata».
Il Sfmr era uno dei cavalli di battaglia dell’ex assessore Renato Chisso, travolto dallo scandalo Mose. Oggi di Sfmr si parla il meno possibile. Ma il Veneto ha davvero “fame” di una mobilità di trasporto collettivo, moderna ed efficiente.
L’assessore De Berti
Alcune risposte arrivano dal successore di Chisso in Regione, l’assessore Elisa De Berti. «Seppur raramente, si registrano lamentele anche per tratte che godono di un ottimo servizio, come nel caso della Mestre-Treviso, sulla quale, ormai da due anni, i treni passano con una frequenza di 15 minuti per ciascuna direzione: le critiche vanno tenute nella giusta considerazione e bisogna farne tesoro, ma non sempre sono giustificate», spiega l’assessore. «È innegabile l’esistenza di oggettivi elementi di criticità nell’attuale servizio, che dipendono da scelte di Trenitalia e non della Regione. L’orario cadenzato è stato integrato e adattato in base alle richieste ed esigenze espresse dall’utenza, arrivando a un’offerta sicuramente migliorabile, giudicata positivamente anche da chi inizialmente, e a ragione, ne sottolineava l’inadeguatezza, come i sindaci dei Comuni attraversati dalla linea Venezia-Portogruaro. Anche sulla Venezia-Bassano sono state introdotte modifiche per potenziare i servizi».
Debolezze infrastrutturali
Oggi le criticità, continua la De Berti, sono attribuibili «alle debolezze infrastrutturali della rete e dei mezzi: linee a binario unico, non elettrificate, troppi passaggi a livello, vetustà di un parte del materiale rotabile. Per superare questi ostacoli», dice l’assessore veneto, «la Regione ha chiesto che, nella proroga del contratto con Trenitalia, sia inserito un sostanziale potenziamento e rinnovo della flotta sia elettrica che diesel e ha aperto un tavolo di confronto con Rfi e ministero dei Trasporti per una serie di interventi in grado di accrescere l’affidabilità del servizio, come il miglioramento della circolazione sul Ponte della Libertà a Venezia e l’elettrificazione di talune linee».
Per la De Berti il progetto Sfmr resta «una scelta coraggiosa e lungimirante». A bilancio 2016 ci sono 14 milioni di euro per il trasporto ferroviario e l’assessore promette di incrementare gli investimenti «nei prossimi anni, proprio per dare certezza alla copertura dei contratti e quindi allo svolgimento dei servizi, ma anche al rinnovo e potenziamento della flotta».
Biglietto unico
La Regione del Veneto è al lavoro anche sul biglietto unico regionale, altra grave carenza. Dopo le progettazioni approssimative degli scorsi decenni, Sfmr a Mestre e Venezia fa rima con ritardi cronici: attiva sulla linea per Treviso la stazione dell’ospedale, mancano ancora le fermate di Gazzera (sulla Venezia-Treviso) e via Olimpia (sulla Venezia-Trieste). Delle fermate Carpenedo e Porto Marghera non si parla più. Per i due cantieri in corso, il futuro è incerto: dopo i sei mesi di stop nel 2015 per il fallimento della coop di Modena, sostituita dalla Cotau che fa capo anch’essa al consorzio Kostruttiva (ex Coveco-Lega Coop), i cantieri di Gazzera e via Olimpia sono di nuovo fermi. Il consorzio parla di produzione al minimo, in questi giorni. Mancano le risorse per nuove forniture «perché si attende il pagamento di 400 mila euro in stati di avanzamento lavori dalla Regione». Il rischio di nuovi ritardi è dietro l’angolo. E sommati ai progetti dei privati cancellati, causa crisi economica, l’incertezza regna sovrana a Mestre. La De Berti conferma l’impegno per terminare le due stazioni: «Nonostante le carenze finanziarie e il ripetuto venir meno degli operatori tecnici, stiamo puntando alla ultimazione delle opere realizzabili che consenta, entro il 2017, l'attivazione delle due fermate ferroviarie». Previsti treni ogni mezz’ora, negli orari di punta.
L’allarme: mancano le strade
Le fermate nasceranno senza la viabilità di accesso, ammette l’assessore. «I collegamenti viari, in particolare quello con la Castellana, non potranno essere contestualmente realizzati, per inerzia dei privati; rientrano necessariamente nella programmazione regionale dei prossimi anni, dove, peraltro, sarà necessario reperire le risorse finanziarie necessarie, che ad oggi non sono disponibili».
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