Lavoro femminile e professioni Stem: il Nord Est arranca rispetto all'Europa

Il Rapporto Svimez 2023 sull'economia e la società del Mezzogiorno sottolinea come la crescita nel biennio 2024-2025 sia vincolata all'attuazione del Pnrr, anche in relazione alle riforme e agli investimenti dedicate alla parità di genere

Giorgio Barbieri
LAVORO DA CASA TELELAVORO TELE SMART WORKING PC COMPUTER POSTAZIONE OCCUPAZIONE FEMMINILE LAVORATRICE
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Il lavoro a Nord Est continua a non essere donna. Il tasso di occupazione femminile in Veneto e in Friuli-Venezia Giulia, pur essendo tra i più alti in Italia, resta decisamente al di sotto della media europea. Un risultato negativo non solo in relazione a Francia, Germania e Paesi del Nord Europa, ma anche a confronto di Stati dell'Est come Polonia, Slovacchia, Lituania e Lettonia. È quanto emerge dal Rapporto Svimez 2023 sull'economia e la società del Mezzogiorno presentato ieri a Roma, che ha sottolineato come la crescita nel biennio 2024-2025 sia vincolata all'attuazione del Pnrr, anche in relazione alle riforme e agli investimenti dedicate alla parità di genere.

Il divario di genere nelle opportunità di accesso e carriera nel mercato del lavoro rimane infatti un tema cruciale in Italia e a Nord Est con dati particolarmente allarmante nel Mezzogiorno. Le regioni del Sud occupano infatti le ultime posizioni nella classifica europea per tasso di occupazione femminile: circa sette donne su dieci non lavoravano; a livello nazionale, la percentuale si attestava al 57,3%, a fronte di una media europea del 65%. Con il 62% sia il Veneto che il Friuli-Venezia Giulia si attestano al di sopra della media italiana, ma al di sotto di quella Europea. Un divario che si allarga soprattutto nei confronti di alcune regioni tedesche, della Danimarca, della Norvegia e dei Paesi Baltici. Alle nostre spalle ci sono solamente alcune regioni della Romania, della Grecia e del sud della Spagna.

«Nel confronto europeo», si legge nel Rapporto Svimez, «la quota di donne italiane laureate è sensibilmente più contenuta: nessuna regione italiana presenta un valore pari o superiore alla media. Valori particolarmente bassi si osservano in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia». Le donne italiane sembrano infatti essese meno propense a intraprendere percorsi di laurea STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics): in media, solamente una su cinque delle laureate presso università italiane sceglie un percorso di studi affine a queste discipline: il 25% al Nord, il 28% al Centro e il 24% al Sud. «A questo proposito», aggiunge il Rapporto, «un recente studio di "Save the Children Italia" ha riscontrato che, pur disponendo di analoghe capacità e competenze nell'uso delle tecnologie digitali, le ragazze hanno un accesso limitato ai percorsi formativi e professionali nel settore tecnologico e scientifico perché le scelte educative continuano ad essere influenzate da stereotipi di genere e dall'ambiente esterno».

In questo ambito le regioni del Nord Est hanno però performance molto differenti: se il Veneto è molto indietro nel ranking delle regioni europee per la percentuale delle donne sugli occupati totali in professioni Stem, il Friuli Venezia Giulia si posiziona nella parte alta della classifica. «A fare la differenza», conclude Svimez, «sono anche gli standard qualitativi delle istituzioni scolastiche che si ripercuotono in gap di genere in termini di opportunità di accesso e di carriera nel mercato del lavoro, differenziali che a loro a volta assumono una precisa caratterizzazione territoriale, mostrando come divari di genere e divari territoriali siano l'uno il riflesso dell'altro».

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