Indorador, mestiere raro e veneziano che rischia di scomparire

«Soli e senza più tutele ma a nessuno interessa»: Elisabetta Mason, 58 anni è tre le ultime a conservare la sapienza artigianale. L'iniziativa della Fondazione Specchio dei Tempi

VENEZIA. Difficile resistere a un lavoro bellissimo come quello dell’”indorador”, il restauratore doradore che con estrema maestria ricopre alcune superfici di foglie d’oro. Tuttavia la crisi degli ultimi mesi, unita alle richieste sempre meno frequenti di restaurare oggetti di antiquariato o cornici, fa sospirare Elisabetta Mason.

«Ho sempre vissuto nella bottega di mio padre che faceva questo lavoro e l’ho appreso così» racconta l’artigiana di 58 anni, «poi ho studiato Lingue Orientali e ho fatto teatro, ma poi alla fine la bellezza di questo mestiere che è sempre vario e dà tante soddisfazioni mi ha portato a proseguire questo lavoro. Purtroppo se mio figlio avesse voluto fare questo mestiere dovrei dire di no».

La bellezza di questa maestranza si scontra purtroppo con una realtà in cui gli artigiani non hanno nessun aiuto né dal Comune e né dallo Stato: «Prima eravamo parecchi, ora siamo rimasti in due, io e Massimiliano Scarpa, a Venezia, ma non sembra interessare a nessuno», spiega, «è triste pensare che questo lavoro non venga tutelato, anche per preservare il sapere e per dare lavoro ad altri. Ci vorrebbe una presa di coscienza affinché si potesse portarlo avanti perché magari un domani quest’anno sapienza potrebbe servire».

La difficoltà è tale da non potersi permettere di tramandare questo mestiere. Le foglie d’oro vengono acquistate e sono così delicate che non si possono toccare con mano perché si rovinerebbero in un istante.
«Servono degli strumenti particolari» spiega Mason, «in genere le usiamo per ricoprire le cornici dei quadri, ma anche l’angolo del campanile di San Marco è ricoperto di foglie d’oro».

L’artigiana è parte dell’associazione El Felze che racchiude e valorizza le maestranze veneziane. I gusti delle persone sono cambiati e, soprattutto dopo la crisi, non si investono dei soldi per rifare cornici o “indorare” i mobili. La conseguenza è che questa maestranza rischia proprio di scomparire, lasciando la città senza una memoria che da secoli si tramanda.

Nel frattempo, ci sono già i primi diversi artigiani che hanno chiesto il contributo. Ma ce ne sono molti altri che hanno intenzione di partecipare all’iniziativa della Fondazione Specchio dei tempi.

I primi due sono un artigiano di Murano che fabbrica murrine e una negoziante sempre di Murano che vuole incrementare il business usando l’on line.

Il bando legato all’iniziativa della Fondazione La Stampa– Specchio dei tempi ha l’obiettivo di elargire un immediato aiuto economico, di 3 mila euro ciascuno, a fondo perduto.

«Un aiuto che», ha spiegato il presidente Lodovico Passerin d’Entreves, «al di là del valore economico, vuole soprattutto rappresentare l’affetto di tutti verso una città straordinaria e capace sempre di regalare emozioni». Spe cchio dei tempi ha messo a disposizione un fondo di 60 mila euro al quale verranno poi aggiunti tutti quegli aiuti che privati, enti, aziende ed associazioni vorranno fare pervenire. —

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