Gender gap elevato in Friuli Venezia Giulia, anche negli stipendi
I dati sul divario di genere. Più donne solo tra gli impiegati
Chiara Cristini entra nel board dell’Osservatorio nazionale

In Friuli Venezia Giulia nel settore privato, esclusi lavoratori agricoli e domestici, nell’arco temporale fra il 2011 e il 2021, le donne rappresentano circa il 43% dei dipendenti senza variazioni di rilievo nel decennio.
Un elemento positivo è dato dall’aumento della presenza femminile tra le posizioni dirigenziali: nel decennio, le donne passano dall’11,7% al 14,9%. Un incremento ancora lontano da una situazione di parità e che anzi, sembra evidenziare la necessità di interventi che favoriscano un’accelerazione del processo. In questa direzione, la certificazione di genere potrebbe essere una misura efficace.
Lievemente superiore è la crescita registrata tra i quadri: nell’arco dello stesso decennio si rileva infatti un aumento di 3,6 punti percentuali che vanno dal 23,9% del 2011 al 27,5% del 2021. La componente femminile si conferma prevalente tra gli “impiegati”, con una variazione nel periodo di 3 decimi di punto (da 59,4% a 59,1%). Poco più di un operaio su tre è una donna (34,2%, in lievissimo aumento nel decennio) e tra gli apprendisti, il peso della componente femminile diminuisce passando da 46,1% a 42,5%.
Spiega Chiara Cristini, ricercatrice Ires Friuli Venezia Giulia, esperta di politiche di genere, che i dati Inps «forniscono un quadro d’insieme connesso alle retribuzioni, consentendo di rilevare le differenze esistenti a livello salariale tra uomini e donne, fenomeno che, in realtà, riguarda tutti i Paesi Ue.
Nel segmento di dipendenti, fra coloro che lavorano a tempo pieno e per 52 settimane (tra i quali si ricorda che le donne sono solo il 27,1%), il gender gap è pari al 14,7% (dato riferito al 2021), che è leggermente inferiore al divario registrato nel 2011(17,5%)».
Altro tema: il differenziale retributivo è più elevato tra i livelli impiegatizi (21,8% nel 2021, rispetto al 23,1% del 2011) e tra gli operai (18,6% nel 2021 rispetto al gender gap di 20,1% del 2011). Il divario retributivo è pari al 12, 4% tra i profili apicali dirigenziali (12,4 nel 2021, forbice che si riduce di 4 punti dal 2011). Tra i quadri, invece, il differenziale è di 12,2% (era di 13,1% nel 2011) e tra gli apprendisti il 5,7%, in aumento di 3 punti dal 2011.
Del tema parità di genere si occupa l’Osservatorio dedicato, promosso dal Centro di ricerca europea per l’innovazione sostenibile (Creis) e dalla Federazione dei professionisti (Fdp) che vedono nel monitoraggio continuo, nella formazione e nell'informazione, la sinergia perfetta per favorire la parità di genere all'interno dei contesti aziendali delle micro, piccole, medie e grandi imprese.
Nel board dell’Osservatorio, presieduto da Massimo Maria Amorosini, c’è anche Chiara Cristini. «Come Osservatorio nazionale parità – commenta Amorosini – saremo una vigile sentinella sul rispetto delle pari opportunità tra uomo e donna in ambito sociale e lavorativo, un obiettivo che appare ancora troppo lontano da raggiungere ma non più rinviabile se si vuole davvero essere un Paese moderno e civile». —
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