Taranzano (Nidec GA): «Noi italiani e gli ultimi a produrre compressori»

«No comment» rispetto alla sentenza del tribunale Ue che annulla il via libera dato a Nidec nel 2020 per riacquistare una divisione da Secop, quella dedicata alla produzione di compressori, da Valter Taranzano, ceo di Nidec Global Appliance. Ma alcune puntualizzazioni sulla ricostruzione, e l’interpretazione, della vicenda fatta ieri dal commissario di Wanbao Acc, Maurizio Castro, queste sì. «Sono rimasto molto sorpreso - dichiara Taranzano - nel leggere una serie così lunga di inesattezze sul caso. Non voglio commentare la sentenza perché è una questione fra la Comunità Europea e la Corte Europea che ha sentenziato sollevando un errore formale. Ma desidero puntualizzare alcune cose che negli anni sono uscite pomposamente sui mezzi di informazione da persone evidentemente non troppo informate».
Prima sottolineatura riguarda i “cosiddetti asiatici della Nidec” - avanza il ceo - che in realtà «di asiatico hanno solo la casa madre perché lo stabilimento austriaco è parte del gruppo Nidec Global Appliance Europe, che è una società tutta italiana, con sede a Pordenone, gestita da italiani e che dà lavoro a circa 2.500 persone in Europa di cui circa 300 in Austria e circa 550 in Italia, e di questi ultimi 350 sono occupati a Pordenone dove ha sede anche l’headquarter europeo».
Inoltre «lo stabilimento austriaco è stato riaperto dalla Nidec GA indipendentemente dalla linea “delta” e produce oggi due milioni di compressori sulle linee nuove attive grazie agli investimenti di Nidec GA - ancora Taranzano - e incrementerà la produzione introducendo altri modelli sui quali stiamo investendo». Compressori «che servono e serviranno il mercato europeo degli elettrodomestici, compreso quello italiano» rimarca il ceo che ricorda come quello austriaco sia «rimasto l’unico in Europa a produrre compressori per elettrodomestici, e questo vorrà dire qualcosa sui prodotti innovativi di Nidec GA e sulle competenze specifiche (italiane) sul mercato dei compressori». «Ma forse questo - conclude - è solo da ascrivere alla differenza tra fare annunci su progetti roboanti e fare industria».
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