Pedrollo, punta al mezzo miliardo di ricavi

Nuove acquisizioni in vista? È possibile – confida Pedrollo - domani ho un incontro e non passa mese che non ci arrivino proposte, dal mercato e dai fondi. In un settore in consolidamento come il nostro la leadership va mantenuta”

Edoardo Bus
ANNA BUSSOLOTTO
ANNA BUSSOLOTTO

Il Gruppo Pedrollo l’anno prossimo compirà 50 anni e per il 2024 punta ad un fatturato di 500 milioni, con 50 milioni di elettropompe vendute dalla nascita. Un percorso reso possibile grazie all’intuizione del fondatore Silvano Pedrollo, che durante una visita a Dubai si rese conto che l’acqua valeva più del petrolio, visto che il suo prezzo era più alto, e decise quindi di investire in Italia in elettropompe, ma anche grazie alla straordinaria crescita che il Gruppo ha avuto in questi ultimi anni, che lo hanno portato a “muovere l’acqua” in 160 Paesi.

Protagonista di questa cavalcata è Giulio Pedrollo, amministratore delegato del Gruppo, figlio di Silvano, incontrato nella avveniristica sede di San Bonifacio, in provincia di Verona. Pedrollo snocciola una serie di dati. “A fine 2023 saranno circa 426 milioni di fatturato, con 80 di Ebitda, 12 filiali, oltre 1300 dipendenti e quasi 3,5 milioni di elettropompe.

Ma il Gruppo non prospera solo grazie ad un prodotto – sottolinea – per cui tengo a ricordare in particolare Linz Electric Spa, di cui sono presidente e che ho fondato 20 anni fa, che si occupa di alternatori”. E quindi apre il capitolo acquisizioni: “l’italiana Panelli acquisita nel 2019; la statunitense Superior Pump nel 2020 e l’ultima arrivata pochi mesi fa, la spagnola Saci Pumps, specializzata nel settore delle pompe per piscine. Tutte aziende sane, che possono fare ancora meglio con obiettivi di medio lungo periodo”.

Nuove acquisizioni in vista? È possibile – confida Pedrollo - domani ho un incontro e non passa mese che non ci arrivino proposte, dal mercato e dai fondi. In un settore in consolidamento come il nostro la leadership va mantenuta”. Per farlo il Gruppo dedica anche una gran quota di investimenti in ricerca e sviluppo, pari al 15% annuo sul fatturato. “Molto di più dei grandi player concorrenti e – racconta Pedrollo - siamo tra i primi sette gruppi al mondo per capacità di investimento. Se cresciamo tanto è anche grazie agli sforzi del passato”. E gli investimenti non mancano anche in campo energetico ed ambientale.

“Abbiamo messo pannelli fotovoltaici ovunque e pensiamo a nostre centrali energetiche. Dobbiamo renderci autonomi energeticamente con attenzione all’ambiente, per questo stiamo esaminando anche l’opzione idrogeno”.

Ciò che contraddistingue Pedrollo da sempre è la responsabilità sociale d’impresa. “Con Pedrollo4People – seguito da mia sorella Alessandra (anche lei AD) - aiutiamo realtà svantaggiate nel mondo, dall’Africa all’India, ma talvolta anche vicino a casa, come è stato nel caso del Covid. Tra i motivi di orgoglio di sono 1300 pozzi costruiti e donati laddove c’è più bisogno, che portano acqua a 2 milioni di persone”.

Un problema che comincia ad essere sentito anche in Italia… “I cambiamenti climatici sono una realtà all’ordine del giorno. Non a caso vendiamo elettropompe per portare acqua dove c’è scarsità, ma anche per pomparla e portarla via là dove ce n’è troppa, per esempio nel caso di alluvioni, anche in posti impensabili, come di recente a Gedda in Arabia Saudita”.

Acqua con Pedrollo e le sue consociate, elettricità con Linz. Si tratta di gestire due beni scarsi ed essenziali… “Ciò che mi colpisce sempre – confida - è fornire questi beni sia a chi è in condizioni di povertà che a chi si trova nell’agiatezza. Nel primo caso cito le elettropompe ed i generatori per portare acqua ed elettricità in uno sperduto villaggio africano, in Bangladesh o nell’Ucraina devastata dalla guerra. Gli stessi prodotti che fanno anche funzionare, ad esempio, dieci milioni di piscine private negli Stati Uniti o le torri faro ed i ripetitori di telefonia cellulare al concerto italiano dei Green Day”.

Pedrollo ha fatto un lungo percorso in Confindustria, dalla presidenza dei giovani del Veneto fino alla Vicepresidenza della Confindustria nazionale. È esclusa una presidenza in futuro? “Ho davvero tanto da fare in azienda, dove il ruolo mi assorbe tutti i giorni, sabati compresi. Non ce la farei. Detto questo l’esperienza in Confindustria è stata molto importante, per la visione, l’esperienza internazionale ed il network che garantisce. Certo che un presidente veneto non c’è mai stato”.

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