La svolta di Ascopiave, distribuirà acqua e produrrà biometano: «Più sinergie industriali»

TREVISO. Un “assalto” alla Lombardia, ma non solo: nel futuro di Ascopiave ci sono anche il mercato della distribuzione idrica («la rete va rimodernata, anche a costo di fare un discorso impopolare sui costi finali per gli utenti») e la produzione di gas – biogas per la precisione – che rappresenta una novità assoluta per la multiutility trevigiana, che proprio su quel “multi” vuole scommettere, diversificando.
Nicola Cecconato, presidente e amministratore delegato di Ascopiave, ribadisce la totale apertura a sinergie verso l’asse veronese-vicentino di Agsm-Aim («rinnovo l’invito a valutare forme di collaborazione, non escludo anche dal punto di vista dell’integrazione societaria») e ci illustra le strategie di crescita del gruppo.
Il business dell’acqua
La Lombardia, si è detto, ma partiamo dall’acqua che rappresenta la novità più netta. Se l’espansione territoriale a Ovest è inserita nel binario del core business del gas, lo sguardo verso l’integrazione con il servizio idrico rappresenta una sfida inedita. A dicembre dello scorso anno, Asco ha perfezionato l’acquisto del cento per cento di Cart Acqua Srl, nel Bergamasco.
«Non abbiamo mai nascosto il nostro desiderio di investire nel settore del servizio idrico integrato – dice Cecconato – perché ci dà la possibilità di creare grosse sinergie dal punto di vista industriale e delle economie di scala, e perché le reti idriche non sono gestite in modo efficiente». Il 60% della rete idrica nazionale ha più di 30 anni e il 25% più di 50 anni, le perdite superano il 40%. Ma investire sulla rete significa costi. «Faccio un discorso poco popolare ma inevitabile, altri manager non lo dicono – sottolinea Cecconato – ma bisogna anche mettere mano alle tariffe, che in Italia sono le più basse d’Europa». Costi che crescono per l’utente finale, ma è proprio con l’effetto delle economie di scala gas/acqua che Ascopiave punta invece a essere più competitiva sotto questo punto di vista.
Obiettivo Milano
Utile netto 40 milioni di euro a preconsuntivo 2020, 62 milioni di euro di ebitda, 776 mila contatori raggiunti (erano meno di 400 mila cinque anni fa), il 75% dei quali in Veneto. Alla domanda se questa percentuale sia destinata a scendere sensibilmente, Cecconato ammette che «sì, è pensabile che possa scendere attorno al 50% nell’arco di tre o quattro anni, se andranno in porto i progetti di crescita fuori regione»
. Il primo dei quali, annunciato qualche giorno fa, ha nel mirino gli ambiti territoriali di Milano 2 e Milano 3. «Siamo stati selezionati come partner industriale per la partecipazione congiunta a ciascuna delle due gare per l’affidamento del servizio – spiega Cecconato – i due ambiti rappresentano un bacino complessivo di oltre mezzo milione di utenze, per la precisione 522 mila punti di riconsegna che coprono oltre un milione di abitanti».
Se la gara dovesse andare a buon fine – il presidente e amministratore delegato non nasconde l’ottimismo, l’esito della prima delle due si saprà il 30 settembre – verranno creati veicoli societari ad hoc, «partecipati da noi al 49% ma con la possibilità di consolidare i risultati e di avere una gestione effettiva dei due ambiti, nominando anche un amministratore delegato». Creando valore fuori regione, ma mantenendo in Veneto le ricadute positive dei dividendi (16 centesimi per azione nel 2020, 18 fra quattro anni).
La produzione
Altra novità: per la prima volta Asco punterà a produrre gas, smettendo i panni del solo distributore: «Partiremo con progetti pilota sul territorio per la produzione di biogas e biometano, immettibile direttamente nella rete già esistente. Lavoriamo con aziende del settore agricolo sul territorio, per poi sviluppare qualcosa di più grande». —
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