La prima caldaia a idrogeno verde d’Europa è veneta: Baxi mette in produzione la rivoluzione nel riscaldamento di casa

Il gruppo bassanese a 345 milioni di ricavi nel 2021 (più 30 per cento). Il dg Favero: «Nel nostro Paese mancano ancora le infrastrutture»

Nicola Brillo

VICENZA. Parla bassanese la prima caldaia domestica in Europa funzionante al 100% ad idrogeno verde. Ingegneria e tecnologia made in Veneto per soddisfare (per ora) le richieste del mercato inglese e olandese. Le prime 500 caldaie saranno consegnate entro l’anno.

Una tecnologia che non si improvvisa quella realizzata dalla Baxi, leader in Europa nel settore riscaldamento. I 60 tecnici ed ingegneri della divisione Ricerca & Sviluppo, nei laboratori di Bassano del Grappa, da anni sono al lavoro, forti di un budget di 5/6 milioni di euro l’anno. Negli ultimi due anni i fondi sono saliti ulteriormente. L’azienda bassanese ha presentato nei giorni scorsi la nuova linea di caldaie a idrogeno verde, che si aggiunge ad altre 14 linee produttive. «Siamo stati i primi in Italia a certificare questo tipo di caldaia per il segmento residenziale nel 2019 - spiega l’ingegnere Alberto Favero, direttore generale di Baxi - la sperimentazione era iniziata tre anni prima. Ora altri operatori si stanno affacciando sul segmento, lo valuto positivamente, significa che la tecnologia sta prendendo piede. Nelle prossime settimane inizierà la produzione in Veneto, che andrà però fuori confine, nei Paesi in cui c’è una distribuzione di idrogeno. Per il mercato italiano il discorso è più lungo, pensiamo dal 2025: a mancare sono le infrastrutture». Per far conoscere le potenzialità dell’idrogeno anche per l’ambito residenziale, Baxi ha organizzato un incontro l’11 maggio con Confindustria Vicenza, cui sono stati invitati rappresentanti di Enea, Snam, ministero della Transizione ecologica e Regione Veneto con l’obiettivo di sollecitare una discussione sull’argomento e stimolare le infrastrutture. Il 2021 per Baxi è stato l’anno dei record: superato il traguardo delle 600 mila caldaie prodotte e registrato un fatturato di 345 milioni di euro, con una crescita del 30% sul mercato globale e di oltre il 40% su quello nazionale rispetto all’anno precedente.

Con 900 dipendenti e una distribuzione in oltre 70 Paesi, Baxi produce 3.000 caldaie al giorno. Lo stabilimento vicentino (che, con i suoi 100mila metri quadri di superficie, è il più grande in Europa nel settore) è provvisto di 6 mila metri quadri di pannelli fotovoltaici, che soddisfano il 100% della richiesta energetica necessaria per la produzione. «L’idrogeno sarà certamente una delle risposte alle esigenze dei sistemi di riscaldamento, il nostro fine è ridurre a zero le emissioni - aggiunge il dg di Baxi -. L’aspetto ambientale deve rimanere l’obiettivo a lungo termine. L’anno si è aperto positivamente per noi, in continuità con gli ottimi numeri del 2021, con una richiesta molta alta dei nostri prodotti. Un’incognita sono i mercati come Russia, Bielorussia e Ucraina, dove siamo presenti. L’idrogeno a medio termine può essere una delle risposte alla mancanza di gas proveniente da determinati Paesi».

Alle spalle di Baxi c’è un gruppo leader a livello mondiale nel settore del riscaldamento, nato nel 2009 dalla fusione di Baxi Group con De Dietrich e Remeha. Oggi il gruppo Bdr Thermea conta 6.300 dipendenti e una presenza in oltre 100 Paesi. Nel 2021 ha superato i 2 miliardi di fatturato grazie alla significativa crescita di tutte le consociate, ma in particolare di Baxi.

Non solo idrogeno per Baxi. L’azienda continua a sviluppare anche il segmento “ibridi” per il mercato residenziale, ma non solo, in forte crescita negli ultimi due anni. Si tratta di particolari macchine che coniugano caldaia e pompa di calore, ottimizzando il lavoro in base alle temperature, con l’obiettivo di far risparmiare sulle bollette. «Il futuro dipende dal costante sviluppo di prodotti tecnologicamente avanzati, in grado di coniugare un’elevata efficienza alla tutela ambientale - conclude l’ingegnere Favero -. Da qui, l’impegno a sperimentare, ideare e sviluppare per primi sistemi altamente innovativi e coerenti con questo scopo». —

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