Fincantieri, Generali e Illycaffè: la rete globale dei gruppi triestini

Il colosso dei cantieri ha una forte presenza in usa

Piercarlo Fiumanò

Da Fincantieri a Generali fino a Illycaffè: la pattuglia delle imprese triestine con una forte visibilità sui mercati globali è ristretta ma con un potenziale notevole di crescita.

Dal momento in cui Fincantieri ha acquisito la proprietà di diversi cantieri navali nel Nord Est del Wisconsin, negli Stati Uniti, all'inizio degli anni 2000, il gruppo ha avuto un ruolo importante nella costruzione marittima e riparazione di navi commerciali e militari. Fincantieri ha infatti investito più di mezzo miliardo di dollari dal 2009 per creare un sistema di cantieri navali nel Wisconsin, come ha riferito il Ceo Pierroberto Folgiero intervenendo di recente a una cerimonia nei cantieri di Marinette.

In Wisconsin il gruppo triestino ha costituito Fincantieri Marine Group (Fmg) formato da Fincantieri Marinette Marine, la punta di diamante, e altri due siti sempre nella regione dei Grandi Laghi, Fincantieri Bay Shipbuilding e Fincantieri Ace Marine. «Uno dei cantieri navali più sicuri, moderni e all'avanguardia dal punto di vista ambientale d'America», lo ha definito Folgiero. In Usa Fincantieri realizza l'unica nuova classe di navi della Marina statunitense dopo avere vinto la gara d'appalto per la costruzione delle prime 10 fregate della classe Constellation.

Negli Usa è molto attiva anche illycaffè che punta in futuro a quotarsi in Borsa. Gli Stati Uniti ormai sono il secondo mercato dopo l’Italia e l’ipotesi Wall Street non è preclusa: «Sarebbe un sogno perché il mercato americano è il nostro secondo mercato domestico. Tuttavia potrebbe essere un obiettivo costoso e richiederebbe una quota maggiore di ricavi e una elevata capitalizzazione. Vedremo se tra tre anni ci saranno le condizioni per essere qui a New York», ha detto il presidente Andrea Illy. Nel primo semestre i ricavi negli States hanno registrato un balzo del +16% dove piace il caffè in lattina.

Intanto i riflettori delle imprese nordestine si sono accesi anche verso la Germania. Il Gruppo Pittini di Osoppo ha acquisito Steelag Gmbh, leader tedesco in elettrosaldati e prodotti derivati, rafforzando così la sua presenza in Europa centrale. Con sede in Baviera, Steelag apporta 222,4 milioni di euro al fatturato del gruppo.

L’interscambio Italia-Germania secondo dati della Camera di commercio italo-tedesca, a fine 2002 ammontava a 168,5 miliardi di euro in decisa crescita. Commercio e manifattura reggono gran parte della presenza tedesca nel nostro Paese: siderurgia, chimico-farmaceutico, macchinari e mezzi di trasporto rappresentano il fulcro dei rapporti economici tra i Italia e Germania.

L’alta inflazione e i rischi della recessione, però, hanno portato a un calo degli scambi in alcuni settori nel corso del 2023 mettendo a rischio l’ecosistema produttivo soprattutto per le piccole imprese. Nel periodo gennaio-maggio del 2023 il valore degli scambi nei settori chimico-farmaceutico e siderurgia è sceso da 15 a 12 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2002. In questo quadro, secondo l’Outlook della Camera di commercio italo-tedesca (Ahk) di aprile il 48% delle aziende teme un calo della domanda mentre il 30% è preoccupato per possibili alterazioni alle catene di fornitura nei prossimi mesi.

Giovanni Liverani è Ceo della Business Unit del Gruppo Generali «Germania, Austria e Svizzera» . Si tratta della seconda divisione di business del gruppo che vale 19,6 miliardi di premi: «Italia e Germania sono due economie fortemente interconnesse che in molti settori formano già un ecosistema completamente integrato. Le catene della manifattura sono oggi al centro degli affari e degli scambi commerciali tra Italia e Germania», ha detto di recente al Piccolo .

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