Chiara Ferragni pigliatutto. Orologi, gioielli, occhiali e scarpe: quanto vale il “tocco” dell’influencer
Quando Safilo ha annunciato di aver chiuso con l’imprenditrice il contratto di licenza per gli occhiali (strappandolo a Luxottica con Ferragni aveva fatto un accordo per una capsule collection e in molti si aspettavano che sarebbe poi stato il gruppo di Agordo a prendersi il brand) il titolo è schizzato in su: +13 per cento. Poi ha ritracciato chiudendo a + 8 per cento. Conto finale: la capitalizzazione è cresciuta di 58 milioni di euro

PADOVA. Chiara Ferragni è davvero magica? Il mercato italiano è naif e si fa influenzare dalla regina degli influencer? Chiara Ferragni è un marchio digitale nativo, l’unico brand italiano di questo tipo. E Ferragni è un’imprenditrice digitale, con un grandissimo talento, un fiuto incredibile per gli affari ed è bravissima a parlare con il proprio pubblico di riferimento.

Che è immenso, come i suoi oltre 24,8 milioni di follower. Essere belle e famose non basta per essere o creare un brand di successo. Essere dei bravi imprenditori, invece, tendenzialmente, sì.
La Borsa premia le collaborazioni con Chiara Ferragni perché la sua capacità imprenditoriale genera valore e questo viene incorporato dalle quotazioni di Borsa. Questo è tutto.
Lo dicono i numeri, chiaramente. Quando Safilo ha annunciato di aver chiuso con Chiara Ferragni il contratto di licenza per gli occhiali (strappandolo a Luxottica con cui l’imprenditrice aveva fatto un accordo per una capsule collection e in molti si aspettavano che sarebbe stato il gruppo di Agordo a firmare) il titolo è schizzato in su: +13 per cento in apertura. Poi ha ritracciato chiudendo a+ 8 per cento. Conto finale: la capitalizzazione è cresciuta dai circa 450 milioni precedenti l’annuncio a circa 509,5 milioni. Oggi Safilo vale 504 milioni di euro in Borsa. Chiara Ferragni vale per Safilo 54 milioni di euro. In realtà è tutto virtuale. Potrebbe essere più alto il valore implicito degli occhiali da vista e da sole per le quotazioni o potrebbe essere più basso. Si vedrà. Ma il mercato, come si suol dire, ci sta credendo.
Per Tod’s l’effetto Ferragni è stato altrettanto esplosivo. Il 9 aprile il gruppo di Diego Della Valle annunciava la cooptazione dell’imprenditrice nel board di Tod’s. Il titolo segna un +24 per cento e 224 milioni di capitalizzazione in più a 1,7 miliardi (1,53 miliardi è la market cap di oggi).
Ma anche il mondo delle non quotate crede in questo marchio pigliatutto. Come il caso di Morellato che con Chiara Ferragni ha firmato un accordo di licenza per orologi e gioielli. Gruppo Morellato, che ha chiuso il 2020 con un fatturato consolidato a 208,4 milioni di euro e un ebitda a 53,8 milioni di euro pari al 25,8% dei ricavi, ha una esposizione internazionale importante e punta a raggiungere quota 500 negozi totali tra Italia ed estero nel 2023.
“Far nascere un brand nel nostro settore non è mai stato semplice. Una volta i marchi venivano creati dagli stilisti, da una innovazione stilistica: Dior, Armani, Chanel etc. Oggi è diverso. Proprio con Chiara Ferragni abbiamo assistito ad una svolta: se hai 24 milioni di follower e sei bravo, nonostante le barriere all’ingresso siano altissime, puoi far nascere un brand e Chiara è già da diverso tempo un’imprenditrice digitale di successo” spiega il presidente Massimo Carraro. Ed è esattamente così da quando, nel 2013, un’era geologica per l’industria digitale, Ferragni ha capito di essere ben più di una splendida donna, ammirata da milioni di follower per il gusto dei suoi outfit, ed ha aperto le sue prime linee di abbigliamento e calzature. Non interpretava più i marchi dei suoi abiti, creando uno stile personale da replicare, era diventata lei il brand.
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