Ancora cassa integrazione alla Zml, frena del 19% la produzione di ghisa
Per questa divisione è contemplata una settimana di cassa integrazione dal 15 al 19 dicembre e ferie successive che termineranno il 12 gennaio: in sostanza, quasi un mese di stop

Chiude al di sotto del budget la produzione della Zml di Maniago, colosso della metalmeccanica del Gruppo Cividale con 400 dipendenti: a soffrire maggiormente è il reparto ghisa, che segna un meno 19 per cento in termini di tonnellate prodotte. Per questa divisione è contemplata una settimana di cassa integrazione dal 15 al 19 dicembre e ferie successive che termineranno il 12 gennaio: in sostanza, quasi un mese di stop.
Anche gli altri reparti, seppur in maniera minore, fanno registrare dati negativi: meno 15 per cento l’alluminio e meno 6 il rame. Per questi utimi però, l rientro al lavoro dopo le feste è previsto prima rispetto alla ghisa: per il rame il 5 gennaio, per l’alluminio il 7. Anche sul fronte della cassa integrazione la fruizione sarà in misura più contenuta.
Al di là dell’andamento altalenante dei mercati a livello internazionale, che mette in difficoltà il settore delle fonderie, a pesare sono le spese energetiche e la concorrenza, specie quella cinese. Zml è un’azienda energivora: i forni elettrici, anche se di ultima generazione, consumano e il parco fotovoltaico di cui si è dotata la fabbrica non copre l’intero fabbisogno.
Da qui l’appello alla politica, Regione in primis, da parte dei sindacati di Fim, Fiom e Uilm affinché si avvii una discussione su come supportare imprese costrette a fare i conti con queste criticità.
Quanto ai competitor dalla Cina, se in passato da quest’ultima arrivavano produzioni di qualità inferiore rispetto a quelle europee, e italiane in particolare, ora non si può dire lo stesso: le realizzazioni sono soddisfacenti su questo fronte e hanno il vantaggio del buon prezzo. La preoccupazione dei sindacalisti Gianni Piccinin (Fim), Roberto Zaami (Uilm) e Michela Zanutta (Fiom) riguarda il futuro di Zml e, di conseguenza, la tenuta occupazionale, considerata pure la riduzione dell’organico che è stata operata col piano 2021, che contemplava anche esuberi. «Nell’ultimo trimestre, in tutte e tre le divisioni, si è registrato un calo importante rispetto al budget preventivato – hanno spiegato le parti sociali –. La ghisa è quella che, in termini di calo di tonnellate prodotte, presenta il dato più negativo, con un meno 19 per cento. Segno che è negativo per il terzo anno consecutivo. La situazione generale delle fonderie è precaria: il mercato è in continua contrazione. La concorrenza soprattutto cinese aggiunge poi il carico da novanta, assieme alle spese energetiche: il prodotto che arriva dall’Oriente non è più di qualità scarsa ed è completo».
L’azienda sta facendo il possibile per recuperare quote di mercato. «Sta cercando di agganciare clienti nuovi per colmare il gap di volumi – hanno aggiunto i sindacati -. L’impresa ha aspettative per il 2026, ma per ora l’unica certezza è il continuo calo delle tonnellate. La nostra preoccupazione è che si rischino di perdere ancora ulteriori pezzi e lavoratori».
Le forze sociali danno la sveglia alla politica. «Bisogna stimolare un intervento tempestivo per dare risposte in particolare alle aziende energivore come Zml: il sistema Paese non riesce a sostenere imprese come questa del Gruppo Cividale – hanno sottolineato –. La politica deve difendere tali produzioni e accompagnarle soprattutto davanti a criticità così importanti che frenano la capacità delle industrie di essere competitive».
Le forze sociali hanno anche messo in luce che in Zml il ricorso agli ammortizzatori sociali è diventato cronico: a fine ottobre, in un incontro, la proprietà aveva annunciato il nuovo ricorso alla cassa integrazione ed era stata siglata una proroga dell’ammortizzatore.
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