Trieste-New York solo andata: la scalata di Sollazzo nel digitale
Il giovane triestino, classe 1993, è il Ceo di Aidem, società che si occupa di digital advertising e che mira a centrare l’obiettivo del mezzo miliardo di dollari entro cinque anni

Che le aule universitarie non facevano al caso suo, Giovanni Sollazzo l’ha capito nel giro di poche lezioni. «Mi sono iscritto a ingegneria, ma ho resistito appena qualche giorno». Troppa voglia di fare, di mettere le mani in pasta, di rischiare. E così, il giovane triestino, classe 1993, ad appena 19 anni ha aperto la sua partita Iva, desideroso di mettere a frutto le sue conoscenze informatiche, nutrite attingendo a piene mani dalla rete e dalla sua immaginazione.
I primi esperimenti nel campo del digital advertising – leggi: pubblicità digitale – risalgono a una decina di anni fa e portano Giovanni a Milano dove entra in contatto con colossi come Discovery e Sky cui propone un algoritmo per pianificare in maniera più efficace l’autopromozione televisiva, vale a dire un modo scientifico di posizionare la pubblicità per aumentare lo share dei programmi.
«Vengo a sapere che la scelta viene compiuta da persone riunite attorno a un tavolo e mi sembra impossibile che non si possa inventare un algoritmo per farlo nel modo più profittevole possibile. Così - racconta Sollazzo – propongo loro di costruire gratis il sistema per poi testarlo e, in caso di risultati positivi, laddove cioè lo share aumenti, trovare una qualche forma di accordo».
Giovanni ci lavora un paio di mesi e i risultati effettivamente ci sono, a differenza del contratto che per ragioni diverse non arriva.
Che fare? Un altro salto. Stavolta ancora più lontano da Trieste e dal Nord Est. Da Milano, Giovanni prende la via degli Usa, si stabilisce a New York dove apre la sua azienda. Nome: Aidem. Media letto al contrario. Il core business è sempre lo stesso: aiutare le imprese a piazzare nei giusti spazi e con i giusti target la pubblicità per massimizzare i loro profitti.
Il secondo anno, lo scorso, l’impresa genera 5 milioni di dollari ricavi. In questo, la previsione è di chiudere tra i 30 e i 50 milioni.
Una crescita esponenziale, realizzata anche grazie a una struttura aziendale che conta sedi oltre che nella Grande Mela anche a Milano, Londra e Zurigo dove lavorano complessivamente una ventina di persone (ingegneri soprattutto) e che, tuttavia, nel mare magnum del digital advertising è oggi poco più che una comparsa.
«Siamo ancora piccolissimi ma questo è un vantaggio – dice convinto Sollazzo – siamo una start up e come tale disfunzionali, cambiamo direzione anche 30 volte in una giornata, cerchiamo, sbagliamo, cadiamo e ci rialziamo».
Negli Usa si può fare. È il terreno ideale per inseguire una nuova idea e metterla a punto. «Non c’è paura del rischio» spiega Giovanni che tuttavia, le prime risorse per dar gambe al suo progetto le ha trovate “sotto casa”.
A finanziarlo, per prima, è stata la veneziana Rialto Ventures (Avm Gestioni), fondo gestito da Stefano Quintarelli e Simone Brunozzi, che annovera tra i suoi partner Alessandro Profumo, già ad del gruppo UniCredit e di Leonardo.
Alle condizioni ambientali, come l’appetito al rischio, i pagamenti in tempi brevi (15 giorni in media) e la positiva attitudine delle persone, gli Usa offrono a Sollazzo anche gli strumenti necessari alla costruzione del suo progetto. I media da un lato, canali televisivi e App. Le banche dati dall’altro, per conoscere tutto dei potenziali clienti.
Aidem inizia dunque stringendo accordi con i principali editor del Paese. «In questo momento – spiega Sollazzo – siamo connessi a circa 300 canali televisivi tra cui Espn, Cnn e Fox News, e con un migliaio di App, non le big come Facebook e Instagram, ma quelle del meteo e dei giornali sulle quali piazziamo la pubblicità dei nostri clienti».
Agli accordi con gli editor si accompagna dunque l’acquisto delle banche dati e la loro normalizzazione. «Abbiamo costruito un database unico utilizzando la normativa americana sulla privacy che permette di accedere alle informazioni personali in modo meno restrittivo rispetto a quella europea». Sollazzo e il suo socio Nicolò Bogarelli lo utilizzano per dar forma alla propria piattaforma. L’idea è quella di definire l’utente target e acquistare di conseguenza gli spazi pubblicitari per poi misurare l’efficacia del sistema.
Dopo qualche prova, il primo vero test Aidem lo realizza nei mesi scorsi grazie a un accordo con una delle principali società di gestione degli show a Broadway. «Hanno provato la nostra piattaforma. Risultato: mai così tanti biglietti venduti – dice con orgoglio Sollazzo –. A quel punto abbiamo avuto la certezza d’aver costruito qualcosa che poteva avere un impatto positivo sul fatturato dei nostri clienti».
Ma come? Il sistema funziona con una piattaforma dotata di un’interfaccia simile a Chat Gpt in cui l’azienda descrive il suo cliente tipo. Può inserire ogni genere di dato a seconda di quanto vuole restringere e precisare la platea: dal reddito al luogo di residenza alla professione». Premi enter e il gioco è fatto. L’interfaccia risponde in meno di un secondo individuando la fetta di pubblico desiderata e poi acquistando gli spazi pubblicitari sui media.
Il caso Broadway apre le porte a Aidem di diversi altri clienti negli States, mercato che resta per ora il focus dell’azienda, il terreno sul quale raggiungere, da qui a cinque anni, il mezzo miliardo di dollari di ricavi. Questo l’obiettivo di Sollazzo che tuttavia non snobba l’Europa e tanto meno la sua Italia. «Se mi piacerebbe tornare? Certo, ma per il nostro business al momento non ci sono le condizioni».
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