Sport Business Forum a Gemona: il ricordo, l’esempio e il riscatto

La città simbolo del terremoto e della ricostruzione ospita l’ultima tappa della manifestazione alla sua seconda edizione

Giancarlo PadovanGiancarlo Padovan

Gemona, il ricordo e l'esempio. L'ultima tappa, almeno per quest'anno, di Sport Business Forum si situa a ridosso dei quasi cinquant'anni del terremoto del Friuli e va a scoprire come una delle città simbolo di quell'immane tragedia abbia saputo risollevarsi e ripartire meglio di prima. Per quanto lo sport sia parallelo alla vita, capita a tanti atleti di cadere.

Purtroppo non tutti riescono a riscattarsi, ma chi lo fa, sa battere anche se stesso e davvero ricominciare più forte perché forgiato dall'aver superato il dolore.

Sport Business Forum viene da lontano. Figlio del progetto ideato e promosso da Confindustra Belluno Dolomiti, Confindustria Veneto Est e dal Gruppo Nord Est Multimedia, con il sostegno della Regione Veneto, da quest'anno - seconda edizione - è sbarcato anche in Friuli Venezia Giulia, grazie al contributo della Regione.

Infatti, prima di svilupparsi attraverso Treviso, Belluno, Longarone, Cortina, la manifestazione ha avuto un prologo a Trieste e si congederà a Gemona. Sport Business Forum è un concentrato di storie. Di chi ce l'ha fatta, di chi ancora lotta, di chi ce la farà.

La famiglia Pozzo è sulla breccia da trent'anni e le soddisfazioni sono state ripetute e abbondanti. L'Udinese, i dirigenti, la squadra, i giocatori hanno però saputo resistere anche alle avversità, interrogarsi sul proprio modello, portare novità e innovazione.

Gianpaolo Pozzo, il patron, sarà sul palco con il direttore generale Collavino, per raccontare questa cavalcata che nasce e resiste in rapprto ad un legame fortissimo con il territorio, in grado di dare energia ed entusiasmo.

Ma lo sport non è solo squadra. Lo sport spesso è solitudine. Lo sanno e lo racconteranno Manuela Di Centa e Andrea Tarlao. Ma anche Francesco Moser e Deborah Compagnoni. Quando tutti ti danno per finito o quando la sfortuna si accanisce sulle tue ginocchia, il campione vero moltiplica gli sforzi e riparte.

Moser, quando sembrava al tramonto della sua gloriosa carriera, riuscì a vincere un Giro d'Italia e a stabilire il record dell'ora. Deborah, nonostante tre infortuni che avrebbero stroncato chiunque, è stata in grado di conquistare tre medaglie d'oro in tre diverse edizioni dei Giochi olimpici.

Poi c'è la vicenda umana e sportiva di Alex Schwazer, oro olimpico celebratissimo, prima di cadere nel buco nero del doping. Da calvinista qual è, Alex non solo ha saputo emendarsi, ma ha accettato di espiare con una pesantissima squalifica.

E, nonostante tutto, si è rimesso in piedi, ha scelto come allenatore Sandro Donati, un nume tutelare nella lotta al doping, e sarebbe stato pronto per le Olimpiadi di Tokio se una storiaccia di provette manomesse (da chi ancora non si sa) non lo aveva fermato di nuovo.

L'accanimento - palese e immotivato - si rivelò quando, finito di scontare anche la seconda squalifica, non ottenuta la deroga per partecipare ai Giochi di Parigi. Nonostante tutto, Alex marcia ancora, come se dovesse perpetuare all'infinito il suo cammino di purificazione.

Lo fa tra gli amatori, in attesa che la sua storia diventi verità. Caduto una a volta, è stato fatto cadere altre due, ma non smette di crederci. Sa bene che nessuno potrà risarcirlo di tutto ciò che ha perso, ma vuol che la sua vicenda si conclude almeno con una riabilitazione parziale.

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