Manuela Di Centa, lo sport come motore sociale: «Milano-Cortina? Sbalordiremo»

La campionessa carnica protagonista di un evento nella prima giornata dello Sport Business Forum di Gemona. «La formazione è fondamentale»

Christian Seu
Manuela Di Centa davanti alla prima del Messaggero Veneto che celebra i suoi ori © Foto Petrussi
Manuela Di Centa davanti alla prima del Messaggero Veneto che celebra i suoi ori © Foto Petrussi

«Oro. Oro. Manu, sei un mito». Così titolava, a nove colonne, il Messaggero Veneto a fine febbraio 1994. C’era da celebrare un’impresa stratosferica, quella di Manu, ovvero Manuela Di Centa, che con l’oro nella 30 chilometri a Lillehammer centrava la quinta medaglia nella stessa Olimpiade. La regina delle nevi carnica, il 19 settembre (dalle 17 nell’ex Chiesa di San Michele), sarà protagonista del panel «Lo sport come motore di rinascita sociale ed economica», tra gli appuntamenti più attesi del sequel di Sport Business Forum, organizzato da Nem e Messaggero Veneto a Gemona.

Ex parlamentare, membro (poi onorario) del Cio, è stato “sindaco” dei Villaggi olimpici a Torino 2006.

Di Centa, la “sua” Paluzza e Gemona distano 45 chilometri. Carnia e Friuli, terre di sport e campioni. Merito dell’aria buona?

«C’è la capacità di coinvolgere i giovani, c’è la voglia dei giovani di socializzare. E ci sono società capaci di formare tecnici, di mandare avanti le realtà sportive. E poi c’è il contesto territoriale: senza le mie amate montagne sarebbe stato difficile all’inizio. Sono felice di tornare a Gemona, una comunità che ha saputo mettere a disposizione dello sviluppo del territorio una visione di futuro legata alla formazione nello sport».


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Come da titolo del dibattito a Sport Business Forum: lo sport può davvero essere motore di rinascita sociale ed economica?

«Per rispondere parto da un elemento: sono stata la prima a promuovere la proposta di legge per lo sport in Costituzione. Il ruolo educativo e formativo è insito nelle discipline sportive, portatrici di valori cruciali per la vita di comunità: c’è l’aspetto della salute, quindi del movimento come forma primaria di prevenzione di certe patologie, e poi c’è quello della trasmissione dei valori, della condivisione. Quindi sì, lo sport può essere un motore sociale: pensate a quel che è accaduto a Caivano, con il progetto di riqualificazione del centro sportivo affidato dal governo a Sport e Salute. La pratica sportiva, insomma, può essere per davvero un motore di rinascita, ad esempio delle periferie».

Servono però professionisti formati nei ranghi tecnici e manageriali.

«E ci siamo. Pensate al liceo con indirizzo sportivo o, per restare a Gemona, a Scienze motorie. Poi ci siamo anche noi, le “legend”, i campioni del passato pronti a mettere a disposizione le proprie competenze. Lo stiamo facendo per progetti come “Sport nei parchi”, ma anche per promuovere a livello turistico il nostro Paese, partendo proprio dalle discipline sportive».

Le Olimpiadi tornano in Italia, vent’anni dopo Torino, Milano e Cortina sono pronte?

«Da membro onorario del Cio ho contatti frequenti con il comitato organizzatore. Ci sono stati problemi, ma con grande forza e l’interesse del governo, paiono decisamente superati. Possiamo sbalordire: lo Sliding Center di Cortina sarà un fiore all’occhiello per decenni, bisognerà dargli continuità nell’utilizzo».

E i nostri atleti come arrivano all’appuntamento olimpico?

«Quando si gareggia in casa le energie si moltiplicano. Penso a mio fratello Giorgio e all’impresa del 2006. Abbiamo una grande squadra, con tanti campioni affermati e giovani pronti a sfruttare il trampolino delle Olimpiadi. Ci sono nazioni che si leccherebbero i baffi a poter schierare tanti atleti di primo piano».

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