Stelle, plurale femminile: le protagoniste di Sport Business Forum
Sacrificio e determinazione: sono gli assi cartesiani della vita delle donne nel mondo dello sport. D’Amico, Cappelletti, May, Pignanoli, Nicolosi sul palco del festival

Sacrificio e determinazione: sono gli assi cartesiani della vita delle donne nel mondo dello sport. Atlete, dirigenti, giornaliste, addette ai lavori si sono impegnate duramente per ottenere la parità dei diritti, per ricoprire posizione di vertice e per farsi spazio laddove gli veniva negato. Nonostante i tanti passi in avanti fatti negli anni, la loro resta una battaglia costante, attualer, in corso.
A raccontarlo sono le protagoniste di Sport Business Forum (promosso da Confindustria Belluno Dolomiti, Confindustria Veneto Est e organizzato da Nord Est Multimedia, il gruppo che edita anche questo giornale), accomunate da un unico filo conduttore e neppure tanto invisibile: la capacità di superare ostacoli insormontabili. Alice Pignagnoli ha dovuto cambiare il sistema dalla base per poter continuare a fare ciò che ama: giocare a calcio.
«Quando sono rimasta incinta di mia figlia Eva vestivo la maglia del Cesena e non c’era tutela rispetto alla maternità nel calcio – spiega l’attuale portiera del Pro Palazzolo – la società chiamò in Federazione per capire come muoversi e l’unico suggerimento fu la risoluzione del contratto. Ma il club mi prolungò l’ingaggio e il mio caso ebbe una tale risonanza che ottenemmo l’inserimento della maternità nel contratto collettivo».
Un diritto spesso negato, come tanti nel mondo dello sport e soprattutto in quello del calcio femminile che nell’ultimo periodo sta riuscendo a ottenere tutele e visibilità dopo oltre novant’anni di impegno e passione. A dimostrarlo è l’avvento del primo album delle giocatrici edito da Panini, Calciatrici, dedicato alle campionesse della Serie A, della Nazionale e del campionato cadetto.

Un albo nato da un’idea, ma soprattutto dalla volontà della presidente della Divisione Serie A Femminile Federica Cappelletti: «Quando lo scorso anno sono stata alla presentazione dell’album dei calciatori e ho visto che alle calciatrici erano state riservate solo due-tre pagine mi sono mossa subito per cambiare le cose. Le ragazze dovevano avere un album tutto loro che ne raccontasse gli sforzi, i traguardi e i successi e da lì sono partita. All’inizio non è stato facile convincere Panini. Poi abbiamo raccolto dati a sufficienza per riuscire a far partire il progetto. Dopo il lancio del volume abbiamo registrato il sold out in tre giorni: un successo straordinario».
Muri abbattuti con la forza e la decisione di giocatrici, allenatrici e manager dello sport che non si sono mai fermate davanti ai no che la società gli imponeva. Negazioni a cui hanno risposto con la voglia e il desiderio di realizzare i propri sogni abbattendo ogni pregiudizio. Lo sa bene Manuela Nicolosi, arbitra internazionale e prima donna arbitro italiana inserita nella terna di una Supercoppa Europea.

«Ho iniziato ad arbitrare a 15 anni e dopo la prima gara sono tornata a casa in lacrime per gli insulti e le cattiverie che avevo sentito per più di 90 minuti dagli spalti – racconta – mio padre riportandomi a casa mi disse di non dargliela vinta e mi incoraggiò a tornare al campo la domenica dopo: da quel giorno non ho mai smesso nonostante i tanti no ricevuti. Quando chiedetti al mio responsabile di passare ad arbitrare nei campionati di serie B e serie A mi fu negato e allora decisi di ripartire dalla Francia dove ho diretto i match di Ligue –1 fino a lasciare il lavoro per poter coronare il mio sogno: arbitrare una finale di Coppa del Mondo. Ci sono riuscita e sono stata la prima arbitra italiana a farlo».

Le testimonianze a Sport Business Forum, nelle varie sedi del festival che vive il primo dei tre giorni bellunesi, certificano dei percorsi in salita. Ma a volte basta un salto con la giusta rincorsa per riuscire a centrare il proprio obiettivo. L’ha fatto per anni Fiona May, due volte argento alle olimpiadi di Atlanta e Sydney nel lungo e altrettante campionessa del mondo, oggi manager per il colosso d’abbigliamento ed equipaggiamento sportivo Puma.
«Sono un’atleta e sono una donna. La peggior cosa che possa esistere (ride) come donna e sportiva è difficilissimo, sì». Una passione, quella per lo sport che Fiona ha trasmesso alla figlia Larissa, neo campionessa europea nel salto in lungo indoor e che sprona sempre a dare il massimo con dedizione e professionalità: «Deve battere il record italiano. E lo farà. Se non lo fa significa che c’è qualcosa che non va. Ma andrà bene, il record resterà in famiglia. Ho creato una dinastia del salto in lungo».

Dall’altra parte c’è anche chi come Ilaria D’amico, giornalista e volto sportivo di Sky per vent’anni, è riuscita ad affermarsi lavorando duramente e trovando, però, un’ambiente favorevole e rispettoso, segno che tra tanti antagonisti nello sport c’è anche chi sostiene e riconosce la professionalità delle donne: «Sono stata per anni l’unica presenza femminile in una squadra di maschi, tutti talentuosi. Sono sempre stata presa sul serio e rispettata per la mia preparazione e per le mie opinioni». Una lotta destinata a continuare ancora a lungo quella della parità di genere, ma che vedrà le donne sempre pronte a battersi per i propri diritti e per costruire un futuro più luminoso e concreto per le sportive di domani. —
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