L’economia al centro di Link Media Festival: le sfide globali e le storie d’impresa

Link Media Festival chiude gli eventi in sold out. Domenica focus su dazi e difesa comune. Il dibattito sulla crisi dell’industria e la storia al femminile di Nonino

Giorgia Pacino
Giannola Nonino (Bruni)
Giannola Nonino (Bruni)

Lo spettro dei dazi e la difesa comune europea, la crisi dell’industria e la promessa dell’intelligenza artificiale, passando per il racconto di chi, in un mondo ancora prevalentemente maschile, ha saputo dare un contributo nuovo al fare impresa. La terza e ultima giornata del Link Media Festival ha parlato la lingua dell’economia, senza limitarsi a numeri e statistiche.

Link Media Festival: il videoracconto dell'ultima giornata

Sul palco della Link Arena, in piazza Unità d’Italia, si sono incontrati storie e dati, idee e visioni. Che hanno fatto chiudere il festival in soldout. «Un segnale importante che testimonia la necessità di conoscere e comprendere meglio il difficile momento che stiamo attraversando», per la direttrice artistica, Francesca Fresa. «Abbiamo voluto portare un contributo al dibattito pubblico, in coerenza con la missione di un gruppo editoriale, e i cittadini hanno dimostrato di gradire la proposta con un afflusso senza precedenti», ha detto a chiusura della kermesse il direttore editoriale del Gruppo Nem, Paolo Possamai.

Scambi commerciali e sicurezza internazionale si sono intrecciati nel dibattito tra l’economista Salvatore Rossi e il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, moderato dall’editorialista del Gruppo Nem Marco Zatterin. «L’amministrazione americana intende il commercio internazionale come uno strumento di politica tout court e bada al proprio elettorato, attuale e potenziale» per l’economista. Convinto che la politica di Trump sia «totalmente irrazionale». «Qualunque politica di dazi fa il male di tutti e in particolare di coloro che scatenano la guerra commerciale».

A un ricorso alla razionalità si è appellato anche Fedriga, che si è detto «perplesso» dalla scelta di introdurre dazi per riequilibrare la bilancia commerciale. Continuando a nutrire dei dubbi sulla capacità dell’Europa di ricompattarsi, anche sul piano della sicurezza. Un esercito unico europeo? «Non penso sia attuabile. Un coordinamento dei sistemi statali potrebbe essere un’opportunità». Diversamente dal suo leader di partito, Fedriga è convinto che occorra investire in difesa, non per prepararsi a un’invasione come quella dell’Ucraina, ma «per difendere la nostra economia, che vuol dire servizi, ospedali, scuole».

Fedriga promuove Link Festival: "Confronto tra idee diverse"

La difesa dell’economia nazionale passa anche dal rilancio della sua industria. La crisi della manifattura, più evidente su automotive e tessile, è in realtà la crisi generale «del modello di specializzazione italiana, fondato su Pmi, distretti e multinazionali tascabili», ha spiegato Dario Di Vico, editorialista del Corriere della Sera. Queste ultime sono le aziende che esportano, «che in Italia sono una minoranza. Poniamo che i dazi alla fine siano del 20%, avremo uno rischio sulle esportazioni del 10%. In termini di Pil ci stiamo giocando lo 0,1-0,3%».

Di Vico a Link Media Festival: “La recessione ora è più lontana”

L’Italia ha pagato un prezzo più alto di altri alla crisi dell’automotive, con appena 450 mila veicoli prodotti oggi contro i 2 milioni della Spagna e i 4 milioni della Germania. «Anche l’impoverimento del ceto medio incide sul successo dell’industria», ha fatto notare il presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti. «Siamo insorti contro i dazi di Trump, ma il vero dazio che paghiamo è interno ed è il costo dell’energia: in Italia un kilowattora costa il 70% in più della Germania, il 60% in più della Spagna».

A consumare sempre di più sono già oggi le tecnologie di intelligenza artificiale. «Come Europa contiamo solo il 4% della spesa complessiva sull’Ai, gli Usa il 69%», ha sottolineato il Cfo di Gruppo Generali Cristiano Borean, ricordando che l’Ai «si può sviluppare senza costi massivi, ma solo se accompagnata dalla formazione e da un equilibrio tra pubblico e privato. E non è prerogativa solo delle grandi imprese».

Anche perché, spesso, sono ancora le storie di famiglia a fare grandi le nostre aziende nel mondo. Come quella di Giannola Nonino, presidente di Nonino Distillatori, 87 anni il prossimo settembre. La signora della grappa ha raccontato con ironia e qualche nostalgia alla giornalista Rai Marinella Chirico la storia più che centenaria dell’azienda di Percoto e l’avventura iniziata con il marito Benito e che prosegue ora con le tre figlie, i nipoti e la prima bisnipotina appena nata.

Dalle prime ampolle inviate a Gianni Agnelli e Silvana Mangano alle foto scattate da Oliviero Toscani, che volle farsi pagare in grappa. «Prima mi sono innamorata di mio marito, poi del suo lavoro», ha raccontato. Rammentando ancora, ora che presiede un’azienda in cui il 68% dei dipendenti è donna, le parole che il padre rivolse a lei e alla sorella: «Non siete né femminucce né maschietti, siete individui pensanti. Puntate al massimo per arrivarci vicino e non mollate mai».

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