A Link si parla di Europa, futuro instabile di una crisi

Focus su populismo e comunicazione acritica. Germania sotto osservazione

Sara Varcounig Balbi
Zulianello, Fercher, Gruden e Mosanghini nel panel sulla Mitteleuropa
Zulianello, Fercher, Gruden e Mosanghini nel panel sulla Mitteleuropa

Il “tramonto della Mitteleuropa” è il sintomo più virulento della crisi europea? E in questo contesto cosa comporta l’avanzata di forze illiberali di estrema destra come Alternative für Deutschland (AfD)?

Per rispondere a queste domande, bisogna innanzitutto definire il quadro di riferimento e individuare i fattori in gioco. E due panel di Link Media Festival, sabato a Trieste, hanno consentito di indagare questo tema, cruciale e delicato.

 

In primis, il “populismo di destra”, sempre più diffuso all’interno dello scenario europeo. Nelle parole di Mattia Zulianello – docente di Scienza Politica all’Università di Trieste– rappresenta un fenomeno “camaleontico” che si basa sull’idea che esista un “conflitto insanabile” tra un popolo puro, portatore di valori genuini e un’élite corrotta.

Nelle formazioni partitiche di estrema destra però il populismo “rappresenta l’elemento meno importante”, poiché l’ideologia di riferimento si basa sul binomio tra autoritarismo e nativismo. Tuttavia, aggiunge Zulianello, “il populismo è ciò che fornisce quella carica polarizzante che fa presa nella percezione della società”. Negli ultimi anni, infatti, queste forze politiche hanno aumentato il proprio consenso proprio grazie ad una comunicazione efficace, facendo presa su quella forte carica emotiva, espressione di rabbia e di malessere della popolazione contro la classe dirigente.

Matano a Link racconta l’amore e il tempo (senza giudicare)
La redazione
Outifit nero e piglio da star: Alberto Matano sabato a Link. Foto Lasorte

Nel panel mattutino (condotto da Paolo Mosanghini, vicedirettore Nem con delega al Messaggero Veneto) Barbara Gruden – corrispondente della Rai a Berlino – citando l’esempio tedesco racconta come l’AdD abbia raggiunto più del 46% delle preferenze degli elettori all’interno dei territori dell’ex Repubblica Democratica tedesca. «È un partito identitario», spiega Gruden «e nell’ex Ddr c’è una fortissima percezione di essere dei “cittadini di serie B”, di essere stati abbandonati da Berlino. L’AfD si nutre di questo».

Similmente, lo stesso fenomeno è accaduto in Austria, con il trionfo alle elezioni parlamentari del 2024 del Freiheitliche Partei Österreichs (Fpö), il partito di estrema destra austriaco. Wolfgang Fercher –direttore del Kleine Zeitung– ha spiegato come Fpö abbia sfruttato il malessere interno dovuto al fenomeno migratorio e alla pandemia di Covid a proprio vantaggio. Da questo punto di vista, ciò che conta, secondo Zulianello, è la percezione soggettiva della realtà e la sensazione di perdita del proprio status sociale. Gruden, per esempio, identifica nel declino industriale tedesco e nel suo conseguente effetto sociale uno dei punti chiave per il sostegno di AfD.

La chiave di volta del recente successo dell’estrema destra si trova infatti in questo mix di rabbia, paura e incertezza. “L’elettore medio è sfiduciato verso la politica” aggiunge il docente universitario “e i populisti si mostrano sempre proattivi, usando una comunicazione solamente performativa”. Promettendo “soluzioni propagandistiche”, l’estrema destra avanza nella Mitteleuropa, così come nell’Ue e più in generale nell’Occidente, muovendosi tra la rabbia e l’apatia della popolazione, diffondendo idee illiberali e minando le basi della democrazia. In questo scenario, il giornalismo si trova di fronte a delle nuove sfide, chiedendosi quale sia il suo ruolo.

Per riferirsi al mondo contemporaneo, Cerstin Gammelin – giornalista e portavoce del presidente tedesco Steinmeier –usa il termine “post-factual times”, una realtà in cui non esiste più la verità dei fatti ma solo verità opinabili. Le fanno eco le riflessioni di Fercher e Gruden che raccontano della creazione di un “proprio universo mediatico” da parte di Fpö e AfD, una bolla comunicativa in cui la critica è assente e ciò che conta sono solo le opinioni personali degli esponenti di partito, al di là della veridicità dei fatti. In aggiunta, Marco Zatterin –editorialista del gruppo Nem– e Gammelin pongono l’accento anche sulla rivoluzione digitale e sui cambiamenti repentini nel mondo dell’informazione: l’uso su larga scala dei social e l’avvento dell’intelligenza artificiale.

Perciò, qual è il ruolo del giornalismo oggi? Secondo Fercher, per una democrazia funzionante, il compito del giornalista dovrebbe essere quello di guardare le cose da vicino, essere critici ma anche saper spiegare l’importanza di un racconto della realtà corretto e fattuale. Per Gammelin, la differenza di un giornalismo di qualità rispetto ad uno “artificiale” elaborato dall’AI sta proprio nel fattore umano. Tuttavia, avverte Gruden “Se la fiducia nel nostro lavoro è diminuita, anche noi giornalisti dovremmo fare un esame di coscienza”.

Per rispondere alla domanda iniziale, la crisi della Mitteleuropa rappresenta un microcosmo di quanto avviene in Europa e in Occidente. Per questo gli incontri del Link Media Festival rappresentano un punto di osservazione privilegiato, portando il pubblico a confrontarsi con le minacce alla democrazia e con le risposte del giornalismo. —

 

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