Sessanta donne, un fiume e la sfida contro il tumore: Unite Gareggiamo Ovunque
A Padova un gruppo di donne operate di tumore al seno ha dato vita alle Ugo: una squadra che con il dragon boat trasforma la malattia in forza, portando la propria sfida di vita e di sport fino ai Mondiali: «Ciò che conta e fa bene al corpo e all’anima è lo spirito di squadra»

L’appuntamento è alle 17.30 di lunedì alla Canottieri di Padova.
Come ogni lunedì d’estate e poi anche ogni martedì e ogni venerdì tutto l’anno. Il sole settembrino si specchia sempre più basso sul Bacchiglione. Le chiacchiere dopo. Ora è tempo di mettere in acqua i dragon boat, imbarcazioni nate in Cina e ora diffuse in tutto il mondo.
Anna, Didi, Paola, Valeria, Antonella, Niko, Valentina, Miki, Fabiola, Adriana, Luisa, Maria, Cristina, Daniela, Lucia… in maglia rosa alzano le barche e le portano giù, verso il fiume. Sono le Ugo (Unite gareggiamo ovunque), donne operate di tumore al seno riunite in un’associazione che dal 2015, attraverso la pratica sportiva, regala a loro «coraggio, vitalità, amicizia, riscatto, rinascita e soprattutto, grazie alla forza del gruppo, un ritrovato sorriso».
Imbracciate le pagaie, si dispongono su due file: a destra e a sinistra, a seconda della parte in cui sono state operate.

Qualcuna indossa una fascia elastica al braccio per contenere quel doloroso gonfiore conseguenza dell’intervento che può sfociare nel linfedema.
Davanti a loro, spalle al Bacchiglione, Michele Galantucci, padovano, 38 anni, un passato non troppo lontano da campione mondiale di dragon boat, forma gli equipaggi delle due imbarcazioni già in acqua: una da 10 (la Nedda) e l’altra da 20.

Adriana Giacomelli, 76 anni, oggi la più “grande” del gruppo, sarà la timoniera della Nedda: governerà l’imbarcazione sospinta dalle compagne.
Sull’altra, invece, a imprimere la direzione giusta al “dragone” ci sarà Sergio Lovison, l’altro allenatore, anche lui atleta agonista della Canottieri Padova.
Le trenta Ugo salgono sulle imbarcazioni e, pagaie in acqua, iniziano la loro ora di allenamento.
Sessanta minuti su e giù per quest’ansa di Bacchiglione, seguendo le indicazioni di Michele che, salito su un gommone, le segue senza fare sconti. Le Ugo non si risparmiano: ritmo e respiro unico perché la forza sta tutta nella squadra.

«Sono delle macchine da guerra», le guarda con affetto Michele, «e al tempo stesso sono dei cristalli, fragilissime». Conosce pregi, difetti, umori e fatiche di ciascuna. E loro a lui si appoggiano. E’ come una grande famiglia per il tempo della pratica sportiva, ma non solo. Si ritrovano anche fuori: cene, incontri, chiacchiere, fondamentali per condividere e superare paure, timori e ansie dettate dalla malattia.
«In quest’ora», confermano tutte, «liberiamo la mente, ci concentriamo sullo sport: è una cura per l’anima, un ponte che accompagna il passaggio dalla fine delle cure allo star bene».
Nessuna usa la parola “guarire”, troppo impegnativa per chi sa che la battaglia può essere vinta, ma che la guerra rischia di essere lunga.
Qui, alla Canottieri, non c’è tempo per musi lunghi, diverbi, tensioni.

«No», assicura Valeria Mazzucato, 61 anni, presidente delle Ugo dalla nascita dell’associazione, «Qui si deve stare bene. Quando mi accorgo di qualche tensione, pongo la domanda più semplice e, al tempo stesso, più risolutiva: “Perché lo fai?”». Un’alzata di spalle e torna il sereno.
«Perché», aggiunge Valeria, «quando hai toccato la malattia, riconosci il vero valore della vita e butti via tutto il resto». Lo sa bene lei, impiegata pubblica, che, finite le cure, ha scelto un part-time verticale: sei mesi di lavoro in Italia e gli altri sei in Brasile, dove vive il figlio.
Qui, alla Canottieri, si respira quella serenità che è un valido aiuto per superare ogni sfida. Si parla liberamente di tumore, di cure, di recidiva e si sottolinea l’importanza della prevenzione.
Le Ugo, arrivate al dragon boat soprattutto grazie al passaparola, sono mamme, nonne, giovani, impiegate, avvocate, commercianti, ...
La più giovane ha meno di 40 anni, la più grande supera gli 80. In questi anni di attività qualcuna, come direbbero gli alpini, è andata avanti. «Fa parte della vita».
C’è chi non hai mai praticato sport, chi viene dal nuoto, chi fa palestra. In tutte c’è un incredibile spirito agonistico, quello che ha portato la squadra scelta per gareggiare nelle competizioni nazionali e internazionali a ottenere importanti risultati. Uno per tutti, motivo di orgoglio per le Ugo e i loro allenatori, il nono posto assoluto nel 2023 ai mondiali in Nuova Zelanda.
Prossima sfida agonistica: i mondiali di Francia nel 2026.

«Quando hai affrontato la malattia», dicono, «impari ad apprezzare la bellezza di ogni giorno, ti lasci scivolar via tutto ciò che non conta e vivi appieno ogni minuto»
Perché Ugo
A dare il nome all’associazione è stata Nedda, una delle prime socie purtroppo mancata qualche anno fa. «Ci allenavamo sul Bacchiglione», racconta l’allenatore Michele, «Era l’inizio di questa avventura e ancora non conoscevo tutti i loro nomi. Un giorno nel richiamare una di loro per darle indicazioni, le ho chiesto: “Come ti chiami?”. Nedda si è girata verso di me e mi ha risposto diretta: “Ugo”. Da allora questo nome ci ha accompagnato in tutti gli allenamenti».
Ugo è stato sviluppato nell’acronimo: Unite gareggiamo ovunque, che ha dato il nome all’associazione costituita formalmente in onlus nel 2019. All’inizio erano mano di una decina, ora sono sessanta.
Perché fa bene praticare il dragon boat?
«Il dottor Donald McKenzie, specializzato in medicina sportiva e fisiologia dell’allenamento, nel Centro di Medicina Sportiva dell’Università della Columbia Britannica in Canada», spiega Valeria la nascita del movimento, «voleva confutare la teoria secondo cui le donne operate al seno dovevano evitare le attività sportive ripetitive che coinvolgessero la parte superiore del corpo. Era il 1996 e fino ad allora si sosteneva che questo tipo di attività potessero favorire il linfedema, un doloroso e inabilitante rigonfiamento delle braccia e del torace conseguenza dell’intervento chirurgico. Per provare la sua teoria McKenzie e il suo staff allenarono al dragon boat 24 donne che avevano subito un intervento chirurgico al seno. Le 24 donne 6 mesi dopo gareggiarono all’International Dragon Boat Festival di Vancouver e nessuna di loro ebbe problemi di linfedema. Anzi, la ricerca dimostrò che il movimento ritmico della pagaiata era una sorta di linfodrenaggio naturale».
Da qui la nascita del movimento Donne in Rosa che conta in Italia una cinquantina di squadre. Gareggiano nei campionati riservati alla categoria Bcs (Breast cancer survivors).
L’importanza della prevenzione
Ottobre è il mese dedicato alla prevenzione. Le Ugo sanno bene quanto sia importante, anche quelle che l’hanno rivalutata dopo aver scoperto da sole il male. «Ti salva la vita», ripetono tutte, convinte che vada promossa sempre, non solo a ottobre. «Qui in Veneto», osservano, «si è anche abbassata l’età per lo screening, anche se solo per le mammografie. Servirebbero ecografie senografiche. L’importante è non sottovalutare l’importanza di queste campagne».
Ecco le squadre italiane di dragon boat
Se la prima squadra italiana in rosa nacque nel 2002 quando si disputarono a Roma i campionati del mondo di dragon boat, oggi sono oltre cinquanta le realtà presenti nel nostro Paese.
Eccole
Akea Rosa Lilt – Treviso
Amas Dragon – Brindisi
Andos Dragon Girls – Civitavecchia
Aquile Rosa – Palermo
Astro Dragon Lady – Empoli
Brentane – Vicenza
C6 Siloku- Milano
Crisalide Team – Minturno
Cuore di Drago Valcavallina – Casazza
Dolomites Pink Ladies – Bolzano
Donna Più Lilt – Latina
Drago Rosa Burida – Pordenone
Dragon Boat Aretusa – Siracusa
Dragon Boat Bimbe in Rosa – Livorno
Dragon Boat Rosa Il Filo della Vita – Catania
Dragon For Life – Falconara Marittima
Dragon Lady – Ferrara
Dragonesse Avigliana – Avigliana
Dragonette – Torino
Dragonflies By Navicelli – Livorno
Dragonflies Candia – Candia Canavese
Dragonflyes By Orlanda Cappelli – Roma
Dragonjeans – Genova
Dragonlight Marton – Bari
Etna Dragon Lady – Catania
Florence Dragon Lady Lilt- Firenze
Forza Rosa Donna 2000 – Jesolo Cavallino
Hope – Arquà Polesine
Ilrosacheosa – Roma
Infinitae – Fermo
Io Sempre Donna – Siena
Karalis Pink Team – Cagliari
Maldobrie Andos – Gorizia
Mascarpone Sabine – Roma
MedeA Boat – Cremona
Mutina Pink Dragons – Modena
Pagaiandos – San Dona’ di Piave
Pagaie Rosa Versilia – Viareggio
Pink Amazon – Milano
Pink Butterfly Pagaie Rosa – Roma
Pink Darsena del Garda – Bardolino
Pink Dragon – Salerno
Pink Fire L.I.L.T. – Mestre
Pink Lioness in Venice – Venezia
Pink Tchen Tchen – Trento
Senza Sprescia – Savona
Sirene Partenopee – Napoli
Tiber Dragon Lady – Città di Castello
Trifoglio Rosa – Mestre Venezia
UGO Unite Gareggiamo Ovunque – Padova
Women’s Dragon Mincio – Mantova
Riproduzione riservata © il Nord Est