La battaglia delle ragazze della voga: così hanno cambiato la storia delle regate veneziane
Per anni le adolescenti veneziane non avevano una categoria e dovevano lasciare il remo. Oggi ci sono, ma chiedono di gareggiare sullo stesso percorso dei maschi

Passione e determinazione, gli ingredienti principali della voga alla veneta. Per salire in barca anche con il vento contrario, per portare avanti una tradizione che è prima di tutto un ritorno alla lentezza, mentre il mondo corre sempre più veloce. Passione e determinazione sono stati anche gli ingredienti principali che le adolescenti veneziane hanno dovuto usare per portare avanti la loro battaglia per la parità di genere nella voga.
Escluse dalle regate comunali, le ragazze dai 14 ai 20 anni, a differenza dei maschi, una volta uscita dalle Maciarele senior (12-13 anni) non avevano una loro categoria e dovevano abbandonare il remo fino al raggiungimento dell’età adulta, quando avrebbero potuto gareggiare nella categoria delle donne. Così, se i ragazzi passavano direttamente nei Giovanissimi, per le adolescenti c’era un vuoto, che inevitabilmente le allontanava dallo sport.

La battaglia
Troppo grandi per gareggiare nelle categorie di bambini e ragazzi, ma troppo piccole per salire sulle mascarete delle donne, per le adolescenti non sembrava esserci posto nel mondo della voga.
Finché, una di loro, non ha alzato la testa. Oggi quindicenne e prossima a iniziare la seconda liceo, il 19 agosto del 2023 Elena Bonacin aveva solo 13 anni e vedeva come un’ingiustizia il fatto che suo fratello maggiore potesse partecipare alle regate mentre lei no. Così, aveva deciso di non stare zitta ma di provare a fare qualcosa per permettere a lei e alle sue compagne di poter continuare a vogare. Con passione e determinazione, appunto, aveva scritto una lettera al consigliere delegato alle tradizioni del Comune di Venezia, Giovanni Giusto, chiedendo il riconoscimento ufficiale della categoria. «Io non voglio distruggere le tradizioni», aveva scritto Elena, «ma nel 2023 le femmine devono poter avere gli stessi diritti degli uomini».
La ragazzina aveva ripreso le parole di un’altra donna, Elena Almansi, campionessa del remo, che per anni si è battuta per la parificazione dei primi della Regata Storica tra uomini e donne.
Almansi, solo qualche giorno prima, aveva sottolineato l’importanza di aprire le regate comunali anche alle adolescenti, facendo notare che, forse, erano poche proprio perché non avevano prospettive. «Non le fanno vogare perché si dice che le ragazzine non siano forti come i ragazzi» aveva detto, riesumando un cliché vecchio come il mondo. «Perché dobbiamo essere sempre inferiori ai maschi? Perché non possiamo avere una categoria Giovanissime?» aveva chiesto Bonacin, direttamente a Giusto.

La conquista
Una settimana più tardi era arrivato l’annuncio: le Giovanissime avrebbero fatto parte del calendario delle regate comunali, con il “battesimo” della categoria nella regata di Burano. Un anno dopo, per la prima volta nella storia della Serenissima, le adolescenti hanno potuto partecipare alla Regata Storica, dove a trionfare sono state le gemelle Teresa e Angela Pinzan, che avevano dedicato la vittoria ai loro allenatori e, ancora con il fiatone, avevano giurato di «averci messo il cuore».
Due anni più tardi la nascita della categoria e un anno dopo l’ingresso alla festa del remo per eccellenza, le Giovanissime sono cresciute e hanno dato grandi soddisfazioni, con buona pace di chi pensava che non fossero abbastanza forti. Con la grinta e la sfrontatezza dei loro
15,16 o 17 anni, le giovani regatanti hanno, invece, dimostrato di essere appassionate e determinate e in ogni regata si sono lanciate in una sfida all’ultimo remo per aggiudicarsi la bandiera rossa, che va a chi taglia per primo il traguardo. Anche le remiere guardano con orgoglio alle Giovanissime: «Bene che il vuoto si sia colmato», dice Marzia Bonini, della Canottieri Giudecca, «ma ci vuole un’attenzione costante alla categoria. Ricordiamoci che la voga alla veneta non è solo tradizione: prima di tutto è uno sport che richiede tanta tecnica. C’è dietro un grande impegno da parte di queste ragazze», aggiunge, ricordando che le Giovanissime sono «in competizione in barca ma amiche nella vita, si cercano, c’è affiatamento». Unite anche nelle battaglie, anche per dimostrare di non avere niente in meno dei loro coetanei maschi.
«Una categoria che può crescere ancora» aggiunge Simone Gabbia della Canottieri Querini, seconda remiera più longeva di Venezia, «ma ci vuole più impegno da parte di tutti noi, perché 7 equipaggi nelle regate cittadine su 35 remiere sono pochi».
La battaglia continua
La battaglia delle Giovanissime, però, non è finita. A due settimane dalla loro seconda Regata Storica, le ragazze tornano ad alzare la testa, tutte insieme. E chiedono di poter fare lo stesso percorso di gara dei ragazzi. Loro, i Giovanissimi, partiranno dai Giardini, mentre le ragazze dal bacino di San Marco, davanti al Todaro.
«Si tratta di un percorso praticamente uguale a quello delle Maciarele senior», spiega la regatante 19enne Rebecca Ceselin, «ma quella non è la nostra categoria e non capiamo perché non possiamo fare lo stesso percorso dei ragazzi, perché dobbiamo essere sempre considerate come atlete di serie b».
Non si tratta solo di una richiesta, di un tecnicismo, ma di un tentativo di avvicinarsi, un passo alla volta, alla parità di genere anche nel mondo - non sempre aperto - della voga alla veneta.
«Certo, il percorso dei ragazzi è più impegnativo, ma noi vogliamo fare fatica esattamente come loro, non ci dovrebbero essere differenze» aggiunge.
Le regatanti, però, si sono scontrate con il no del Comune: il consigliere Giusto ha spiegato che, in virtù dei tempi strettissimi della diretta Rai, non è possibile.
Marzia Bonini, che conosce bene le Giovanissime, ha ammesso che «un percorso come quello dei ragazzi potrebbe essere troppo difficile, soprattutto perché a differenza dei maschi, le femmine non sono omogenee a livello di età, ci sono 19enni e 13enni, e la forza fisica è diversa».
Tuttavia, Bonini, sorride davanti alla grinta delle adolescenti e, alla fine, si schiera dalla loro parte: «Dovrebbero essere ascoltate, vogliono solo dimostrare di non avere niente in meno dei Giovanissimi, per loro è importante».
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