«Noi autiste di bus e tram: orgogliose del nostro lavoro ed essenziali al di là degli stereotipi»
Roberta e Angela sono tra le 23 donne che conducono i mezzi di BusItalia nel Padovano. «Tra i passeggeri lo stupore sfuma presto in rispetto e gratitudine». Entrambe originarie del Sud: «Qui abbiamo coronato un nostro sogno»

Poche settimane fa, una signora le ha chiesto un passaggio in farmacia. «Sono rimasta perplessa e nello stesso tempo incuriosita. Mi sono resa conto che i passeggeri talvolta vedono in noi non solo un’autista ma una figura familiare, che trasmette sicurezza e un punto di riferimento importante».
Chi sono
Roberta Russo, 30 anni e di origini napoletane, dà voce a quel 4% di donne attualmente alla guida dei bus e tram di BusItalia Veneto in circolazione tra Padova e provincia. È cioè una delle 23 su 594 autisti della società di trasporto pubblico.
Come lei, anche la 28enne Angela Busceti, originaria di Reggio Calabria, cresciuta con il mito di un papà camionista, ha inseguito e coronato un sogno a Padova.

«Appena compiuti 21 anni ho preso le patenti superiori e, a 24 anni, sono partita da Reggio Calabria con una valigia da 20 chili, tanti pianti e tanta forza», racconta Angela nel deposito mezzi di via del Pescarotto a Padova. La società è in pieno cambio di passo, e non solo per la svolta della flotta, con sempre più mezzi a trazione ibrida o full electric.
Una presenza che cresce
Sotto la guida dell’amministratore delegato Gino Colella, BusItalia Veneto (parte del gruppo BusItalia, a sua volta azienda Trenitalia, costola di Ferrovie), sta alzando l’asticella della presenza femminile alla guida dei propri veicoli. Un processo che, lentamente, scardina un settore tradizionalmente maschile. Un processo a cui, una a 650 e rotti chilometri da casa, l’altra a oltre mille, dà colore alle storie delle due giovani autiste.
Il perché di una scelta
In quattro anni, Roberta è diventata padovana d’adozione padroneggiando lo stradario.
Una ragnatela di vie, rotaie (e cantieri), rotonde e incroci che tra città e provincia scandiscono i suoi turni. «Dopo la laurea in Storia dell’Arte, conseguita a Napoli, cercavo indipendenza economica e realizzazione personale. Avendo scoperto fin da giovane la passione per la guida, ho colto l’occasione di una campagna di selezione per autisti in Veneto», ricorda.
Autonomia e voglia di realizzarsi professionalmente, quindi. Ma c’è di più: «Essere consapevole che senza di noi la città si fermerebbe mi fa sentire parte essenziale di Padova». Eccola la spinta più profondo in Roberta, quello che confessa con un gigantesco sorriso.
Del test drive patavino rammenta: «Non pensavo di riuscire a gestire tutte le emozioni e il carico di responsabilità che avrei avuto da quel giorno. Da lì, mi sono promessa che una volta intrapresa questa strada avrei dovuto percorrerla con positività e grande orgoglio».

Al di là dei pregiudizi
Tutto meraviglioso, ma come la mettiamo con lo stereotipo «donna al volante...», ancora molto di moda? «All’inizio c’è sorpresa», assicura Roberta, «ma quando dimostri professionalità e serietà, le persone riconoscono subito il tuo valore».
Se ci avesse dato lontanamente peso, nemmeno Angela sarebbe dov’è: «Consiglio sempre di seguire le proprie passioni con responsabilità, andando oltre al giudizio e ai preconcetti. Ognuno deve seguire i propri sogni, a prescindere che il lavoro sia prettamente maschile», dice.
Sono già quattro anni che percorre gli itinerari urbani ed extraurbani del servizio di trasporto pubblico locale di Padova, guidando sia bus che tram, il suo mezzo preferito: «All’inizio imparare le strade nuove, in una città che non conoscevo, non è stato facile. Ho percepito subito la grande responsabilità del ruolo che stavo andando a rivestire – ripercorre – Un po’ di ansia, legata a tantissima emozione che ricordo ancora. Spesso i passeggeri restano colpiti vedendo una donna al volante di un autobus o addirittura di un tram. La sorpresa, però, svanisce e si trasforma presto in fiducia e rispetto».
Un episodio le è rimasto impresso nella mente: «L’entusiasmo travolgente di un bambino di tre anni che è salito con la madre mentre ero ferma al capolinea solo per chiedermi di sedersi al mio posto e guidare l’autobus».
«Il lavoro di autista richiede professionalità e competenza, qualità che non hanno genere», evidenzia il consigliere provinciale delegato al trasporto pubblico locale, Vincenzo Gottardo. In BusItalia avverte un segnale di cambiamento culturale «che va sostenuto con flessibilità nei contratti e sostegno ai costi di formazione. Favorire l’accesso delle donne a questa professione – evidenzia – significa rafforzare il servizio pubblico e investire nel futuro della mobilità padovana». —
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