Mariangela Fantin, la presidente Andos che ha scoperto un tumore allo screening: «La prevenzione mi ha salvata»
Dalla diagnosi inattesa all’intervento, il racconto di coraggio della 58enne udinese: «Se avessi saltato un solo anno sarebbe stato un disastro. Ora avanti con le cure, e il 29 sarò al Telethon»

Tutto è iniziato con lo screening regionale, una mammografia eseguita a settembre nel camper allestito al Gervasutta, nell’ambito del programma di prevenzione del tumore della mammella organizzato dall’Azienda sanitaria. Il giovane tecnico le fa ripetere l’esame. «Non è venuta bene», dice. In realtà il suo occhio attento aveva visto giusto: quello di Mariangela Fantin, presidente dell’Andos Fvg, 58 anni, era un carcinoma mammario.
Dopo anni di azioni di sensibilizzazione attraverso la sua associazione, ora è proprio lei ad attraversare l’incubo di molte donne. Ma la reazione di questa volitiva donna è sorprendente: tramite i social lancia subito un messaggio di coraggio e positività invitando, ancora una volta, alla prevenzione. E poi, il 5 novembre, scrive: «Ci siamo, pronta per l’intervento. Sono tutte gentili. Sono certa che andrà tutto bene».
Come ha vissuto il passaggio da presidente di un’associazione di donne operate al seno che promuove la prevenzione a paziente oncologica?
«“Non sai mai quanto sei forte, finché essere forte è l'unica scelta che hai”, è la citazione che ho fatto mia. A distanza di una settimana dalla mammografia mi ha chiamato l’ospedale di Udine, avvisandomi che avrei dovuto fare un controllo in radiologia. Lì mi hanno trovato un tumore al seno, di tipo ormonale, infiltrante. Da quel momento sono stata coccolata da infermieri e da tante persone meravigliose. E tengo a dire che non avevo detto chi ero, mi hanno trattata come una paziente qualsiasi. So di essere un volto noto, a maggior ragione nel reparto dove sono passate più o meno tutte le iscritte all’associazione che guido.
Quando ha ricevuto la diagnosi, quale è stato il suo primo pensiero?
«Ho pensato: “L’ho beccato in tempo”. Ma dico la verità: anche se sono presidente dell’Andos da tanto tempo, sentirlo dire a te stessa è diverso. Il primo momento è stato di paura. Paura per me, per mio marito, per chi mi vuole bene. Visualizzi subito lo scenario peggiore, ed è umano. Poi mi sono detta: “È un’altra sfida da superare. Noi donne siamo forti, andiamo avanti”. Mi hanno fissato la biopsia per approfondire, dopo una settimana è seguito l’agoaspirato. La risposta è stata: “maligno”».
A quel punto cosa ha fatto?
«Mi sono confrontata subito con la chirurga senologa, la dottoressa Carla Cedolini, che mi ha poi operata. La prima persona a cui mi sono rivolta, però, è stata la professoressa Chiara Zuiani, responsabile dell’istituto di Radiologia diagnostica a Udine. Anche lei mi ha coccolata, mi ha chiamata appena possibile per darmi la risposta dell’esame e ha subito contattato la dottoressa Cedolini. L’intervento è stato fissato in fretta. Durante l’operazione, oltre al tumore già noto, ne esportano un altro, piccolissimo. Sono stata in ospedale due notti. È andata benissimo: sia io che la mia compagna di stanza ci siamo sentite protette, il personale era estremamente attento e pronto a fugare i nostri dubbi. Entrambi i tumori sono risultati maligni, di cui uno, quello più piccolo, infiltrante. Per mia fortuna il linfonodo sentinella era negativo, e questo è importante. Se non avessi seguito lo screening, se avessi saltato un solo anno, sarebbe stato un disastro. E quindi dico grazie con tutto il cuore a quel ragazzo scrupoloso che ha eseguito la mammografia, e alle dottoresse Zuiani e Cedolini, così competenti, professionali, cortesi».
Lei non fuma, non beve, cammina tanto, insomma non sembrerebbe affatto un soggetto a rischio...
«L’unico sgarro sono i dolci, ne sono golosa (ride), ma non sono una mangiona. Però, avendo avuto un tumore all’utero, lo stesso che ha colpito mia mamma, morta a soli 56 anni, e forte familiarità (zia materna, zio paterno), lo screening annuale è d’obbligo, così come le visite ginecologiche e gli esami del sangue. L’ho scritto anche in un post Facebook: “Mi raccomando, andate a farvi vedere”. Lo dirò sempre: se oggi posso raccontare questa esperienza, è perché ho fatto prevenzione».
A proposito dei social, quando la notizia è apparsa sul suo profilo Facebook, è stata inondata da centinaia di messaggi di amici e conoscenti...
«Ho voluto rendere nota la mia esperienza, comunicando prima la diagnosi, poi l’esito dell’intervento, per dare e ricevere coraggio. Mi sono sentita così davvero accompagnata. Ora si va avanti con le cure, dovrò fare radioterapia e prendere una pastiglia per cinque anni, forse il tamoxifene. Mi seguirà l’oncologa Stefania Russo, che conosco e stimo molto. Infine, voglio dire una cosa a chi ha pudore e si tiene tutto dentro: le psicologhe sono fondamentali. Ci aiutano ad affrontare il problema, non bisogna avere paura di chiedere aiuto, né di parlarne. Dobbiamo avere il coraggio di raccontare, anche perché può aiutare altre donne. E poi non siamo sole: abbiamo tutti gli strumenti per ricevere supporto.
E adesso, Mariangela, come sta?
«Sono ancora in malattia, ma per il 29 sarò pronta e in forma per il Telethon: non posso mancare, sarà la mia ripresa alla vita».
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