Lavoratrici part time e mamme, il giudice: “I turni devono rispettare la vita familiare”. Avranno un orario fisso
Le dipendenti di una catena della grande distribuzione avranno un arco di impegno in azienda definito, da lunedì a venerdì, lo ha stabilito il giudice del lavoro di Pordenone. La vertenza era stata promossa dai sindacati per conto di alcune donne, quasi tutte con figli piccoli

Sei lavoratrici part-time – in buona parte mamme – vincono la battaglia legale contro Aspiag service, importante catena della grande distribuzione con sede legale a Bolzano e amministrativa a Padova, promossa per vedersi riconosciuto il diritto a un orario che consenta di conciliare vita e lavoro. Ad annunciarlo è la Fisascat Cisl Fvg che ha seguito le dipendenti nella vertenza, avvalendosi dell’assistenza legale dell’avvocato Fabrizio Querin.
«Il giudice del lavoro del tribunale di Pordenone Angelo Riccio Cobucci si è pronunciato a favore di sei lavoratrici part-time impiegate in una grossa catena della grande distribuzione, che avevano promosso una causa contro il datore di lavoro, supportate dalla nostra sigla – ha fatto sapere il segretario regionale di Fisascat Cisl, Antonio Vanin –. Da anni le addette, tutte donne e quasi tutte madri di figli piccoli, sono state impiegate in attività lavorative con orari che impedivano loro di attendere ai più elementari impegni familiari: da qui la battaglia legale.
La sentenza emessa dal tribunale di Pordenone – prosegue il segretario regionale Cisl – ha sancito un’importante vittoria per le lavoratrici part-time, con l’individuazione da parte del giudice di un orario di lavoro fisso, che garantirà loro di avere una presenza familiare più costante, stabilendo così un precedente fondamentale per una categoria spesso trascurata».
Come ha fatto sapere il sindacato in una nota, il giudice Angelo Riccio Cobucci ha stabilito «l’invalidità delle clausole flessibili utilizzate con i part-time, ha introdotto un orario fisso dal lunedì al venerdì e condannato il datore al risarcimento del danno ex articolo 10 del decreto legislativo 81 del 2015».
Una vittoria anche per il sindacato. «Da sempre siamo impegnati nella tutela dei lavoratori che, per motivi familiari o per conciliare le esigenze di poter coniugare altre attività lavorative ad integrazione del proprio salario, sono assunti con contratti part time – ha aggiunto Vanin –. Negli ultimi anni, attraverso l’attività sindacale supportata dall’avvocato Querin, decine di lavoratori hanno visto riconosciuto il proprio diritto a un orario di lavoro idoneo. Ci auguriamo che con questa sentenza le aziende vengano stimolate a un cambiamento culturale nel mercato del lavoro, spingendo queste ultime al pedissequo rispetto delle previsioni normative e contrattuali».
Una sentenza che sottolinea quanto sia fondamentale conciliare i tempi di vita e lavoro.
«Il fondamentale supporto legale ha portato alla conferma che il contratto nazionale disciplina in maniera chiara le modalità di definizione degli orari di lavoro e dello svolgimento delle prestazioni, ponendo in evidenza che il lavoro rimane elemento fondamentale per la creazione del reddito personale, ma che altrettanto importante è la conciliazione delle necessità familiari – ha concluso il sindacalista –, soprattutto per chi deve accettare orari di lavoro a tempo parziale, indicando l’abuso delle clausole flessibili inserite nella contrattazione». Da parte sua l’azienda, interpellata sulla vicenda, non ha rilasciato dichiarazioni.
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