La direttrice dell’Osservatorio astronomico: «Sono tornata in Italia, solo qui tanta bellezza»

Bianca Poggianti, astronoma, è la prima donna in 257 anni alla guida dell’Osservatorio Astronomico di Padova. «Alle giovani scienziate dico: tirate dritto, non fatevi mai fermare dai pregiudizi»

Sabrina Tomè
Bianca Poggianti nel ritratto di Massimo Jatosti
Bianca Poggianti nel ritratto di Massimo Jatosti

Bianca Poggianti, lei è la prima donna a dirigere l’Osservatorio astronomico di Padova in 257 anni. Astronoma, pisana, ora a Padova, come il suo conterraneo Galilei che combatté per l’emancipazione della scienza. Cosa rappresenta per lei, per la comunità scientifica e per l’emancipazione, stavolta femminile, questo traguardo?

«Per me è un’opportunità di crescita, sto imparando molte cose. Per l’Osservatorio spero sia soprattutto la possibilità di una buona Direzione, come lo sono state quelle precedenti, a prescindere dal genere. Quanto all’emancipazione femminile, colpisce sempre quando si sentono numeri come “dopo 257 anni” o “dopo 800 anni una rettrice”. Si lavora nella prospettiva di non doverlo più dire. Ogni volta che una donna raggiunge una posizione apicale si festeggia un altro piccolo ostacolo superato, ma c’è ancora moltissimo da fare».

Cosa consiglia alle giovani che vogliono intraprendere una carriera simile alla sua?

«Di seguire i propri interessi, le proprie inclinazioni e passioni senza farsi deviare da falsi ostacoli: essere consapevoli che possiamo fare tutto. Dico loro di essere determinate, di andare dritte per la propria strada contro tutti i pregiudizi».

Per lei è stato così?

«Sì. Va detto che ci sono tantissimi fattori che incidono, come per esempio la famiglia. Per me in famiglia non c’erano barriere o limiti per il fatto che ero donna, ma mi rendo conto che non vale lo stesso per tutte; molte sono costrette a misurarsi con mentalità sbagliate, stereotipi e discriminazioni, già in famiglia oltre che nella società».

Ha illuminato di rosso la Specola il giorno del funerale di Giulia Cecchettin. La scienza può avere un ruolo nei temi sociali e civili?

«Certamente. Ad esempio, ogni anno l’Istituto Nazionale di Astrofisica propone un’iniziativa di sensibilizzazione in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Inoltre durante l’anno illuminiamo in notturna la Specola per diversi temi sociali, oltre che per le feste civili nazionali e le giornate dedicate a temi scientifici particolari. Gli scienziati sono persone come tutte le altre e i temi sociali ci toccano, anche se chiaramente la nostra principale missione come ente è la ricerca scientifica».

Gasp è uno dei progetti di cui si sta occupando e riguarda le galassie medusa. Ce ne spiega l’importanza?

«Il progetto scientifico è ancora in corso, mentre il finanziamento europeo di 2, 5 milioni di euro è terminato nel 2024. Studiamo le galassie che sono le strutture fondamentali dell’Universo. Capire come si formano, come cambiano e il perché, è uno dei temi fondamentali dell’astrofisica. In particolare il nostro progetto ha voluto studiare come il gas nelle galassie può essere perso o acquisito; il gas è il carburante per formare le stelle. È un progetto che ha coinvolto 35 persone a livello internazionale e ha permesso di rafforzare il team con molti giovani».

Altri progetti in arrivo?

«Certamente. Finora abbiamo studiato l’universo locale, l’ultimo miliardo di anni, e principalmente negli ammassi di galassie. Adesso ci stiamo spingendo a distanze maggiori, a epoche cosmologiche più remote, e in ambienti diversi dagli ammassi».

C’è vita intelligente “oltrefrontiera”?

«Al momento non lo sappiamo. Il fatto che ci sia attività biologica su altri pianeti è considerato probabile, ma non abbiamo ancora raccolto evidenze scientifiche. Comunque di segnali che i mattoncini per la vita si trovano anche in ambienti diversi dalla Terra ne esistono parecchi quindi credo che sia solo una questione di tempo per una scoperta del genere. La ricerca di pianeti che possano dare origine alla vita è uno dei temi più importanti dell’astrofisica di oggi. Che ci sia vita “intelligente”, cioè una civiltà tecnologica, è un discorso più complicato. Posso citarle Carl Sagan che diceva: se fossimo soli nell’Universo, sarebbe un grande spreco di spazio».

E i viaggi spaziali di Musk?

«L’esplorazione del sistema solare è importante per rispondere alle domande sulle origini della Terra e della vita sul nostro pianeta. Benissimo dunque mandare sonde a scopi scientifici, per studiare da vicino altri corpi del nostro Sistema e anche riportare campioni. Il turismo spaziale, ecco, è un’altra cosa».

Lei ha raccontato che quando è arrivata a Padova e ha visto spuntare la Specola dalla nebbia, ha sognato di poterci lavorare. Sogno realizzato. Qual è il prossimo?

«Come scienziata mi piacerebbe andare a vedere di persona quello che sarà il più grande telescopio terrestre, l’Extremely Large Telescope, nel deserto del Cile. È un telescopio innovativo, con una struttura immensa, che permetterà delle scoperte epocali».

Quale il momento più emozionante del suo percorso?

«Quando ho ottenuto il finanziamento europeo ERC è stata una grande gioia perché ha aperto le porte alla mia ricerca. Il momento personalmente più emozionante l’ho vissuto all’Osservatorio di Paranal. Un’esperienza trasformativa, che augurerei a tutti. Sei nel deserto più secco del mondo, non c’è una luce nel giro di chilometri, il cielo dell’emisfero Sud è di una bellezza inimmaginabile».

È stata ammessa alla prestigiosa Accademia dei Lincei. Quale impulso vorrebbe dare all’astronomia da una sede così importante?

«L’Accademia ha lo scopo di promuovere, coordinare e diffondere la conoscenza scientifica. Noi lo facciamo nel campo dell’astronomia e della scienza in generale insieme a colleghi di altre discipline».

Ha fatto significative esperienze all’estero, eppure ha scelto di rientrare in Italia.

«La formazione l’ho fatta qui: mi sono laureata in Fisica a Pisa e ho concluso il dottorato in Astronomia a Padova. Poi sono andata all’estero, sono stati anni bellissimi. Ma ho sempre saputo che volevo tornare, per una scelta di qualità della vita. Che non è determinata principalmente dallo stipendio: all’estero guadagnerei cinque volte tanto. La qualità della vita è determinata dal clima e dalla cultura, le bellezze naturali, l’arte, la storia... Tutto quello per cui l’Italia non è paragonabile a nessun’altra nazione».

Ha formato molti giovani ricercatori e quindi conosce le difficoltà che incontrano: precarietà e inadeguatezza dei compensi. C’è speranza di vedere le cose cambiate?

«Si auspica che l’Italia investa di più in ricerca, siamo tra i fanalini di coda in Europa e per certi aspetti nel mondo. Gli investimenti nella ricerca sono il volano del Paese, chi punta su di essa viene ripagato cento volte tanto. In Italia ci sono problemi strutturali, è il Sistema Paese che fa fatica a muoversi. Come direttrice dell’Osservatorio, per esempio, lotto contro la burocrazia ogni giorno. Ma i giovani non hanno bisogno solo di certezze economiche, servono anche quelle motivazionali, vogliono sentire il senso di quello che fanno. Un Paese che riconosca il valore del loro impegno».

Com’è la situazione della ricerca per l’Osservatorio di Padova?

«L’Osservatorio fa parte dell’Istituto Nazionale di Astrofisica ed è un centro di ricerca di primo piano sia a livello nazionale che internazionale. Al momento siamo 178 persone, si fa ricerca di punta in tutti i principali campi dell’astrofisica».

Citando Dante, “e quindi uscimmo a riveder le stelle”: la conoscenza ci salverà?

«In realtà per Dante era l’amore a salvarci, è “l’amor che move il sole e l’altre stelle”. Non credo che la conoscenza ci “salvi”, ma ritengo che essa, così come l’arte o la musica, ci arricchisca la vita e ci offra orizzonti più ampi.

Scelga: Guerre stellari, Spazio 1999 o Goldrake?

«Belli tutti, ma Goldrake... chi non l’ha amato?». 

***

Chi è

Maria Bianca Poggianti è una figura di spicco dell’astrofisica. Laureata in Fisica all’Università di Pisa, ha conseguito il dottorato in Astronomia a Padova nel ’94. Ha svolto ricerca nelle Università di Groningen, Cambridge e al Max Planck Institute di Monaco.È diventata dirigente Inaf e dal gennaio 2024 è direttrice dell’Osservatorio Astronomico di Padova. Nel novembre del 2023 è stata nominata socia corrispondente dell’Accademia dei Lincei. Leader del programma internazionale Gasp (Gas Stripping Phenomena in Galaxies), studia le galassie medusa.

Riproduzione riservata © il Nord Est