Francesca de Bosichi e la nascita della prima squadra della Victory Academy: «Un atto di responsabilità»
La fondatrice della sezione femminile della società racconta: la creazione di una prima squadra dopo la fine della Triestina è stata una scelta improvvisa ma necessaria per garantire un futuro alle ex atlete alabardate e alle giovani del vivaio Victory

Visione, intraprendenza e fiducia verso il futuro, così Francesca de Bosichi , fondatrice della sezione femminile della ASD Trieste Victory Academy, ha deciso di creare uno spazio dedicato a tutte quelle bambine e adolescenti che sognano di diventare calciatrici.
Un progetto ambizioso che quest'anno ha avuto un seguito inaspettato e coraggioso rispetto a tante realtà legate al movimento femmine che hanno deciso di tirare i remi in barca chiudendo club e cantere.
Si perché con l'interruzione delle attività della Triestina, unica prima squadra del territorio, Francesca ha deciso di gettare il cuore oltre l'ostacolo e di creare, con una vera lotta contro il tempo, la prima squadra della Victory che poteva accogliere le ex giocatrici alabardate e che garantisse un futuro alle atlete stesse del vivaio.
Francesca parlaci di lei: come e quando ha deciso di fondare un vivaio di calcio femminile?
«La mia famiglia vive nel calcio dal 1962, quando mio nonno fondò la ASD Trieste Calcio, società che pose le fondamenta nel 2017 per l'attuale ASD Trieste Victory Academy, oggi guidata da mio zio. Io ci sono nata dentro, le ho viste crescere ed evolversi assieme a me ed a 14 anni già davo una mano. Ho iniziato a giocare a calcio a 11 anni, ma il calcio femminile allora era invisibile: a Trieste, la mia città, esisteva una sola squadra che offrisse la Sezione Femminile. Famiglia, lavoro e calcio sono contesti in cui mi sono formata e che sono sempre stati a prevalenza maschile, ho vissuto sulla mia pelle la difficoltà di farmi spazio in un'epoca ancora stretta per le donne. E fin da piccola ho sempre avuto la spinta di combattere per chi non ha voce. Nel calcio femminile vedevo uno spazio che gridava di essere aperto. Alla nascita dell'Accademia, entra nella mia vita la parola che mi ha motivata in questi anni: privilegio. Avevo tra le mani una Società con una storicità, l'impianto più grande della città ed un cognome che nel calcio regionale aveva un valore. Ma avevo 19 anni, ero sola ed ero inesperta. Nel 2021 ho incontrato Gennaro Napolano, che ha deciso di condividere questa sfida. Inauguriamo così il primo Open day di calcio femminile. Quando si ha un privilegio, o lo si usa per sé stessi o lo si trasforma in qualcosa che serve (anche) agli altri. Per questo, quando in questi anni mi è stato chiesto, ho sempre detto che il progetto non è mai nato dal “piacere”, io non ho mai voluto fare calcio nella vita. Il progetto è nato dal senso di responsabilità, come atto di restituzione: mettere a disposizione ciò che avevo “ereditato” per aprire uno spazio che prima non c'era».
Come nasce il progetto della Asd Trieste Victory Academy?
«La Trieste Victory Academy nasce nel 2017 da una costola dell'ASD Trieste Calcio, con l'obiettivo di diventare un ecosistema sportivo con un forte intento aggregativo ed inclusivo. Abbiamo sfruttato la nostra ampia struttura, la più grande del territorio, per costruire progetti legati allo sport ed alla Responsabilità sociale. Oltre ad un'intera filiera di calcio giovanile ed una Prima Squadra in Promozione, dal 2021 ci siamo allargati fondando la Sezione di Calcio Femminile (con filiera completa e Prima Squadra in Eccellenza), un progetto di Calcio Inclusivo, una Sezione di Calcio Paralimpico, una Sezione Ginnastica ed una Scuola Calcio Portieri».
In un momento in cui tanti sono i club di calcio femminile che hanno alzato bandiera bianca, dalla mancata iscrizione in B della Sampdoria a quella del neopromosso Spezia Women, cosa vi ha spinto a creare una prima squadra?
«Creare la prima squadra non era affatto nei nostri piani immediati: fino a pochi giorni prima stavamo concentrandoci sugli ultimi dettagli della stagione già programmata. Il 4 agosto abbiamo scoperto che la società professionistica locale avrebbe abbandonato la Sezione Femminile. In quel momento ci siamo trovati di fronte ad una scelta quasi obbligata: le ragazze della Prima Squadra non avevano alternative sul territorio e noi sentivamo il dovere di offrire loro un'opportunità per continuare a giocare. Inoltre, senza una squadra di vertice locale, i più giovani non avrebbero avuto un obiettivo. Quando, quattro anni fa, fondai la sezione femminile, il nostro coronamento del progetto era certamente la costituzione di una Prima Squadra femminile. Ma conoscevo le difficoltà di un passo simile e ho sempre preferito affrontarlo con lucidità, senza forzare i tempi, anche perché qui non si tratta solo di calcio, si tratta di persone. E invece ad agosto ci siamo trovati a dover costruire in pochi giorni qualcosa che normalmente richiede mesi. È stato un vero all-in, con tutto il rischio e la pressione del caso».
Aver accolto le giocatrici della Triestina garantendo sia alle ragazze del vostro vivaio sia quest'ultima la possibilità di poter continuare a giocare ha acceso i riflettori su di voi, ma cosa serve al vostro progetto per continuare a crescere?
«Questo progetto ha certamente portato attenzione e visibilità sulla nostra realtà, ma non basta. Noi abbiamo messo tutto: impegno, tempo, personale qualificato, organizzazione e strutture. Ma senza risorse economiche, rischia di non crescere come merita. Abbiamo bisogno di sponsor che vedano nel calcio femminile non solo il gesto simbolico di supportarci per un valore sociale, ma l'opportunità, in termini di business, per cavalcare l'onda».
Quanta strada si deve ancora fare in Italia per rendere il movimento femminile sostenibile in ogni categoria?
«Tanta, ma non è una distanza impossibile. La difficoltà principale oggi, di cui vogliamo parlare in termini concreti, è indubbiamente economica: la sostenibilità delle società passa dai fondi e dagli sponsor. L'Italia ha già fatto passi importanti: l'ingresso nel professionismo ha dato maggiore struttura, il numero di tesserate è cresciuto in modo esponenziale ei dati sull'audience dimostrano che l'interesse mediatico sta accelerando. Basti pensare all'ottimo riscontro ottenuto dai recenti Europei femminili. Questo, per chi investe, crea un rapporto costo/beneficio molto interessante, perché parlando stiamo di un settore giovane, con margini di crescita reali e un pubblico sempre più ampio, attento e soprattutto molto fedele. Il calcio femminile non è un mercato saturo: è un terreno fertile dove gli investimenti fatti oggi hanno un potenziale di ritorno concreto. Chi entra adesso può davvero fare la differenza, posizionandosi in anticipo in un settore che sta correndo veloce e che ha bisogno di idee, capitale e strategia».
In tutto il Nordest sono solo 28 le prime squadre, un numero risicato per consentire una crescita del movimento.
«Questo dato racconta bene la fragilità del sistema. Chi conosce il settore sa che dietro a quei numeri ci sono inoltre grandi disparità di risorse: alcune società hanno strutture consolidate, risorse e un patrimonio storico che le rendono più solide; altre invece ci provano e affrontano rischi enormi solo per sopravvivere. Per far crescere il movimento non basta lavorare sulla vetta: serve consolidare la base. In questo senso, alcuni livelli potrebbero fare la differenza: incentivi economici da parte della Federazione che aiutino le società a sostenere i costi e collaborazioni tra club, per condividere risorse, know-how e opportunità».
Guardando al futuro, cosa si aspetta dall'Asd Trieste Victory Academy e dove volete arrivare?
«Il nostro obiettivo è rimanere coerente con l'identità della Trieste Victory Academy, costruita su principi di inclusione, aggregazione e sviluppo educativo. Non puntiamo a diventare “i più” del panorama calcistico; il nostro obiettivo è lavorare bene e con coerenza rispetto ai nostri valori. Per quanto riguarda il settore femminile, a partire da questa stagione il coordinamento sarà affidato a Fabrizio Pieri, che ringrazio per aver colto con grande senso di responsabilità questo ruolo. Sono certa che saprà dare continuità alla nostra storia, portandola avanti con metodo e con la necessaria sensibilità per valorizzare ogni singolo atleta. Sul piano tecnico-organizzativo, intendiamo rafforzare l'attività di base, che negli ultimi due anni ha vissuto qualche difficoltà numerica a livello territoriale. Allo stesso tempo, vogliamo continuare a sviluppare collaborazioni strategiche con altre società, come quella siglata quest'anno con la ASD San Giusto Football Academy, perché crediamo che la cooperazione rappresenti la più grande forza in un movimento femminile ancora fragile. Riguardo alla Prima Squadra, la nostra intenzione è proseguire il percorso iniziato, ma questi mesi saranno fondamentali per capire l'impatto concreto delle nostre iniziative e la disponibilità di sponsor e risorse economiche. Monitoreremo come istituzioni e realtà locali risponderanno ai nostri appelli e, in base a questo, potremo già iniziare a pianificare il secondo anno della prima squadra».
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