Il cardinale Vérgez Alzaga: «Papa Francesco è stato sempre limpido e coerente»

Il prelato spagnolo, già presidente del Governatorato del Vaticano, è legato a Barbana. Era a fianco del Pontefice domenica scorsa durante l’ultima benedizione Urbi et Orbi

Antonio Boemo
Il cardinale Vérgez Alzaga al fianco del Papa durante la benedizione Urbi et Orbi di domenica scorsa
Il cardinale Vérgez Alzaga al fianco del Papa durante la benedizione Urbi et Orbi di domenica scorsa

Dopo aver compiuto ottant’anni lo scorso primo marzo, il cardinale spagnolo Fernando Vérgez Alzaga è diventato presidente emerito del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e della Pontificia commissione per lo Stato della Città del Vaticano, organismo che guidava dal 2021. Il cardinale conosce molto bene Grado e Barbana. Qui è stato diverse volte, anche lo scorso anno, perché è molto legato all’isola del santuario mariano, che visita puntualmente ogni qualvolta arriva in Friuli, dove ha un caro amico.

Il presepe di Grado inaugurato a San Pietro nel Natale del Giubileo
La redazione
Il presepe di Grado e l'albero di Ledro iluminati in piazza San Pietro

Ed è stato proprio il cardinale Vergez a inaugurare il presepio di Grado in piazza San Pietro e ad accompagnare il Pontefice a visitare la Natività, lo scorso dicembre. È stato uno dei più stretti collaboratori di Papa Francesco e la domenica di Pasqua per la benedizione Urbi et Orbi era al fianco del Pontefice.

Quando ha incontrato Papa Francesco per l’ultima volta?

«Per la benedizione Urbi et Orbi in occasione della solennità di Pasqua. Ero al suo fianco, quando il Pontefice si è affacciato dalla Loggia delle Benedizioni. Confesso che non mi sarei immaginato che dopo nemmeno un giorno sarebbe tornato alla Casa del Padre, e di ciò sono rimasto molto sorpreso e addolorato».

Eminenza, lei è stato molto vicino al Pontefice. In comune avevate anche la lingua, lo spagnolo. Che ricordo ha del Santo Padre?

«Sono stato uno degli stretti collaboratori di Papa Francesco. Mi lega a lui anche la comune amicizia con il Beato Cardinale Eduardo Francisco Pironio, del quale sono stato segretario per lunghi anni. Il mio ricordo è quello di un pastore che si è sacrificato per la sua Chiesa, che ha voluto dare un nuovo impulso all’evangelizzazione e alla riforma della Curia Romana, nel senso di renderla più aperta ai bisogni del tempo e più universale, coinvolgendo anche le Chiese particolari. Credo che il suo magistero passerà alla storia per quella comunicazione diretta con la gente, per la sua capacità di empatia nel trasmettere la misericordia di Cristo, che ritroviamo anche nel suo motto episcopale».

Ha sempre condiviso le sue decisioni? Quali pensa siano state le più importanti?

«È evidente che quando il Papa esercitava il suo magistero era accolto dalla comunità ecclesiale come un’indicazione essenziale per camminare nel progetto di Dio. Le sue decisioni erano improntate a rendere la Chiesa sempre più fedele al vangelo e attenta ai bisogni dei tempi. Il suo obiettivo era far giungere il messaggio evangelico della misericordia a tutti gli uomini, anche ai più lontani. La certezza di essere tutti fratelli lo spingeva a individuare strade per l’incontro e ad allontanare ciò che divide. La vicinanza agli esclusi è stata la sua grande e principale cifra del su pontificato».

Ha qualche particolare curioso da ricordarci? Come era nel privato? Se in pubblico sappiamo come era – ovvero con la gente, sorridente, spiritoso ma anche serio nelle problematiche – come si comportava con voi, con il personale?

«Papa Francesco è stato un pastore limpido nelle sue scelte, vicino alla gente, semplice e diretto. La sua vita era coerente con l’insegnamento quotidiano di cui tutti potevano beneficiare. Non c’è dubbio che egli ha portato avanti, fin dagli inizi del pontificato, la riforma della Curia Romana e ha promosso il dialogo ecumenico e interreligioso. Si è fatto operatore di pace nel mondo, ha cercato di far comprendere a tutti che senza dialogo non vi è futuro. Ha speso molte energie per far riconoscere i diritti degli ultimi, degli scartati della società. Ha dato spazio ai poveri, attirando l’attenzione sui loro bisogni e sulla loro situazione. Ha voluto mettere in primo piano il dramma dei migranti che trovano la loro morte nel Mediterraneo. Si è sempre impegnato perché le persone non vengano discriminate in nessun modo. Senza dimenticare il suo zelo per la cura del creato, la tutela dell’ambiente e per fermare la distruzione della terra da parte di gente senza scrupoli».

Il primo di marzo, avendo compiuto gli 80 anni il Papa l’ha sostituito alla presidenza del Governatorato con una donna, una suora. È stata una notizia che ha colpito parecchio trovando tanto spazio sui media. So che ha piena stima di suor Raffaella Petrini per le sue capacità. Il Pontefice glielo aveva già anticipato o è stata una sorpresa?

«La nomina di suor Raffaella presidente del Governatorato ha rappresentato, senza dubbio, una novità dirompente. È la prima volta che una donna assume un incarico così importante. Ciò si inserisce nella volontà di Papa Francesco di affidare ruoli principali alle donne per riscoprire la loro presenza nella Chiesa. Sono stato molto contento di questa scelta da parte del Pontefice e non mi ha trovato sorpreso».

Siamo vicini al Conclave. Lei non potrà votare, ma potrà condividere, suggerire o esprimere la sua opinione su quello che potrà essere il successore?

«Le diverse opinioni all’interno del Collegio cardinalizio sono solo un modo per esprimere l’universalità della Chiesa».

Non le chiedo i nomi ma secondo lei sarà un italiano o uno straniero il successore di Papa Francesco? E pensa che ci saranno sempre due gruppi, i riformatori e quelli che la pensano diversamente?

«Verrà eletto il Papa di cui la Chiesa ha bisogno in questo momento. È questa la certezza che anima la scelta del successore di Pietro».

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