Esplosione nel Veronese, chi erano i tre carabinieri morti
I ritratti dei tre militari veneti che hanno perso la vita nella deflagrazione della casa colonica a Castel d’Azzano durante una perquisizione. Due erano in forze a Padova, il terzo a Mestre

Sono tre carabinieri padovani le vittime dell’esplosione della casa colonica abitata da tre fratelli che è avvenuta alle 3 di martedì 14 ottobre a Castel d’Azzano, in provincia di Verona.
L’Arma e l’Italia tutta piangono il Luogotenente Carica Speciale Marco Piffari, 56 anni, il Carabiniere Scelto Davide Bernardello di San Giorgio delle Pertiche (Padova), 36 anni, e il Brigadiere Capo Qualifica Speciale Valerio Daprà di Padova, 56 anni. Il primo apparteneva al Quarto battaglione Veneto di stanza a Mestre, gli altri due alle Api dei carabinieri, ossia le Aliquote di primo intervento, un reparto speciale dell’Arma che ha il compito di intervenire in situazioni ad alto rischio.
Il luogotenente Piffari
«Cosa posso dire? Sembrerà una banalità ma Marco era davvero una persona speciale».
In via Cancelleria, a Sant’Ambrogio di Trebaseleghe, dove abitava, Marco Piffari, 56 anni, luogotenente e comandante della Squadra Operativa Supporto del Battaglione Mobile di Mestre, lo conoscevano tutti. «Abitava qua dal 1997», racconta Roberto Daminato, caro amico e vicino di casa. «Era arrivato insieme alla moglie quasi trent’anni fa, poi, dopo un paio d’anni di matrimonio, si erano separati e lui aveva continuato a vivere qui».
Una casa singola, con un piccolo giardino sul davanti. Un sottoportico con l’edera, un tavolino per gli ospiti e un’auto coperta, per non farla sporcare, parcheggiata nel vicino posto auto. «Aveva due macchine», racconta Roberto.
«Una che usava tutti i giorni e che adesso sarà probabilmente ancora parcheggiata a Mestre, e una più bella, una Mercedes, che usava per uscire con gli amici. La teneva molto bene e giustamente ne andava fiero».
Il luogotenente Piffari era un gran lavoratore, come lo descrivono i tanti colleghi. Non si tirava mai indietro e da quando si era arruolato, nel 1987, trentotto anni fa, indossava con orgoglio l’uniforme dell’Arma.
«Dopo la separazione con la moglie ha avuto qualche frequentazione ovviamente, ma viveva solo», continua Roberto. «Non aveva figli ma aveva molti amici e colleghi che lo venivano a trovare. E poi era spesso in viaggio per missioni. Ricordo quando con entusiasmo mi aveva portato una maglietta dal Gibuti».
Vicini di casa ma anche amici stretti: «Parlavamo tra di noi, ci confidavamo anche, e se uno poteva in qualche modo aiutava l’altro», continua il vicino di casa. «Ho ancora davanti agli occhi l’immagine di Marco un paio di settimane fa. Era sopra al tetto di casa mia che mi aiutava a pulire le grondaie. Aveva un cuore d’oro».
Il luogotenente Piffari sarebbe dovuto partire per una missione a breve: «Ci siamo incontrati per l’ultima volta domenica mattina proprio qua, davanti a casa», racconta commosso Roberto Daminato. «Era tutto arrabbiato, glielo si notava in viso, anche perché lui non era mai così. Gli ho subito chiesto: “Marco cosa succede? c’è qualche problema?”. E lui mi ha risposto che sarebbe dovuto partire per una missione in Medio Oriente, mi sembra in Libano, a fine mese e che però forse al suo posto sarebbe partito un altro. Era molto amareggiato per questo motivo e io ricordo che ho cercato di sdrammatizzare ma sapevo che lui a queste cose ci teneva molto».
In passato aveva lavorato in Friuli Venezia Giulia, soprattutto nell’area giuliana. Pifferi faceva parte dei reparti speciali dell’Arma, che danno supporto in occasione di situazioni particolari e proprio per questo aveva prestato servizio in regione. In particolare aveva stretto amicizia con i colleghi giuliani.
Il brigadiere Daprà
«Non meritava una fine così». Sandra Botton è da 17 anni la compagna del brigadiere capo qualifica speciale Valerio Daprà, 56 anni, parte del Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di Padova e dell’Aliquota di Primo Intervento. È morto ieri, insieme al carabiniere scelto Davide Bernardello, 36 anni, e al luogotenente carica speciale Marco Piffari, 56 anni, nella deflagrazione del casolare a Castel d’Azzano, dove si erano barricati i tre fratelli Ramponi.
«Non me ne rendo ancora conto, penso sempre che tornerà a casa». Gli occhi lucidi e le braccia strette, quasi ad abbracciare sé stessa. Sandra sa bene che dal cancello della loro villetta di via Friuli, a Paltana, il suo Valerio non entrerà più.
«Ci siamo visti l’ultima volta ieri sera, verso mezzanotte», racconta la donna. «Era sereno. Ha salutato me e il suo amato cagnolino Shon, gli ha detto “fai il bravo” ed è uscito. Io ero tranquilla». Valerio avrebbe potuto essere già in pensione, ma aveva deciso di lavorare ancora un paio d’anni. «Avevamo appena festeggiato il suo compleanno, il 9 ottobre, con una cena in famiglia a un ristorante di Pontecorvo», ricorda Sandra con voce spezzata. «Mi diceva sempre che una volta in pensione avrebbe voluto comprare un camper e viaggiare».
Originario di Brescia, Valerio aveva vissuto ad Anzio, dove abitano il figlio Christian e l’ex moglie, poi a Pavia, infine a Padova. Aveva fatto missioni in Afghanistan, Somalia, Kosovo. «Quando è partito per l’Afghanistan ero preoccupata. E invece è morto così», sussurra Sandra, che ha incontrato Valerio quando lavorava in una gioielleria di Abano e lui era in zona per delle cure termali. «Ci siamo innamorati e si è fermato qua».
Ieri è arrivato a Padova anche il figlio Christian, di 26 anni: «Papà non era solo un carabiniere quando indossava la divisa, lo era sempre. Anche in vacanza, se vedeva qualcuno in difficoltà, interveniva. Per lui era una forma mentis, non un mestiere», dice il figlio. «Ci siamo sentiti per il compleanno. Mi stavo organizzando per salire a trovarlo. Poi stamattina la chiamata, improvvisa, come un fulmine».
Anche Don Marco, parroco di Voltabrusegana, è passato dalla famiglia Daprà: «Era una persona buona e sempre disponibile. Veniva in parrocchia e ogni anno dava una mano alla sagra».Era anche stato volontario per l’Ordine di Malta. «Non si fermava mai», conclude il figlio. «Spero siano state fatte le giuste valutazioni. È una tragedia che fa pensare. Non parlo solo da figlio, ma da essere umano: se una persona sbaglia, è giusto che paghi».
Il carabiniere scelto Bernardello
A una trentina di chilometri di distanza dalla casa di Valerio Daprà c’è la casa di un’altra famiglia che sta passando ore da incubo. In via Roma 260, a San Giorgio delle Pertiche, ci sono i genitori di Davide Bernardello, 36 anni, carabiniere scelto del Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di Padova e operatore dell’Aliquota Primo Intervento: mamma Maria Rosa, papà Freddie, il fratello Filippo, di tre anni più grande, e la fidanzata Marika. «Aveva la sua vita, gli piaceva fare il carabiniere. Era la sua scelta, il suo sogno da sempre», racconta con voce ferma Filippo.
Davide era nato a Camposampiero e cresciuto a San Giorgio delle Pertiche. Da un paio d’anni si era trasferito a Vigodarzere con la fidanzata. Aveva iniziato il suo servizio nell’Arma nel 2015, a Caprino Veronese, prima di entrare nel Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di Padova e nell’Aliquota di Primo Intervento.
«Nostro papà aveva fatto il servizio militare proprio con i carabinieri. Per Davide è sempre stato un punto di riferimento, un modello. Da ragazzo diceva che voleva indossare quella divisa. E alla fine ci è riuscito», continua il fratello. Una vita semplice, fatta di lavoro, affetti, amici. «Andava in palestra, usciva con gli amici. Una vita normale, sana. Ma quando indossava l’uniforme, per lui era tutto. Lo faceva con serietà e passione».
La notizia della tragedia è arrivata nella notte, lasciando la famiglia in un dolore muto. «Hanno avvisato i miei genitori. Da quel momento è cambiato tutto». Quanto agli autori del gesto: «Verrebbero facili parole dettate dalla rabbia e dal dolore. È una grande disgrazia. La magistratura è al lavoro e da parte nostra c’è fiducia».
Il cordoglio
«Con immenso dolore ho appreso stamattina della tragica scomparsa di tre Carabinieri, caduti in servizio questa mattina a Castel d'Azzano (VR), travolti da un'esplosione durante un'operazione di sgombero. Desidero rendere onore alla memoria del Luogotenente Carica Speciale Marco Piffari, del Carabiniere Scelto Davide Bernardello e del Brigadiere Capo Qualifica Speciale Valerio Daprà, che hanno sacrificato la propria vita compiendo fino all'ultimo il loro dovere al servizio del Paese». Così il ministro della Difesa Guido Crosetto.
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