Veneto Banca, via alla diffida contro il recesso

MONTEBELLUNA. Mancano tre giorni all’assemblea di Veneto Banca e perfino Giovanni Schiavon, leader dei piccoli azionisti della Popolare, annuncia: «Niente panico». È evidente che quella di sabato sarà la prova generale, e la cartina di tornasole, dell'impatto sociale della Riforma delle popolari in Veneto. Ma, anche, di tutto quello che è successo dagli stress test di ottobre 2014 in poi: perquisizioni, svalutazioni, accantonamenti, perdite, esposti. E proprio alla vigilia la banca pubblica sul sito una serie di documenti tra cui una lettera della Bce in cui si spiega chiaramente che: in caso non fosse approvata la trasformazione in Spa e non si procedesse all'aumento di capitale si renderebbe necessario adottare misure di vigilanza. La lettera data 9 dicembre e risulta dai documenti caricati dalla banca in previsione dell'assemblea del 19 dicembre.
Quello che è certo oggi è che Veneto Banca ha accelerato. C'erano 18 mesi di tempo per diventare Spa, ma Montebelluna ha fatto prima possibile. E ora, è corsa contro il tempo. La bozza di statuto c'è ed è pronta ad andare ai voti senza il tetto del 5%. Sul piatto anche l'aumento di capitale per un milione pre-garantito; la contestuale quotazione in Borsa, e la possibilità, teorica, di usufruire del diritto di recesso al prezzo di 7,3 euro. È corsa contro il tempo perché i vertici dovranno presentarsi davanti ai soci con risposte convincenti. Per questo il Cda, fissato proprio il 18 dicembre, sarà fondamentale.
Spiega il presidente dell’istituto Pierluigi Bolla: «Ci saranno 4-5 punti all'ordine del giorno fondamentali per la gestione della banca». «È un board importante - conferma - perché parleremo dell'azione di responsabilità. Il consiglio - aggiunge - ha deliberato all'unanimità di incaricare dei legali per analizzare sia azioni di recupero sia l’azione di responsabilità». Entrambe individueranno i responsabili: nomi e cognomi. «In alcuni casi - precisa Bolla - nei confronti di qualche funzionario il recupero è già partito. Partiamo dai fatti e recuperiamo quelli non conformi alla legge indipendentemente da quando sono stati compiuti». Il che significa che l’azione non comprenderà solo gli “ex”: amministratori o manager. «Siamo in fase di accertamento per i danni e le responsabilità individuali» conferma Bolla che anticipa: «Sabato saremo più precisi».
Quanto al fondo di solidarietà, spiega che si tratta di «una riflessione condivisa da tutto il Consiglio». E chiosa: «Va studiata la tecnicalità per costituire un fondo per le grandi tragedie che possa essere alimentato anche da altre realtà economiche del territorio». Obiettivo: «Andare incontro alle situazioni di grande difficoltà. Lo strumento - precisa Bolla- dovrà esser gestito fuori dalla banca con criteri precisi e trasparenti».
Per sabato, Bolla chiede ai soci la pazienza «di restare fino alla fine», chiede «un dibattito acceso ma rispettoso per tutti». E sugli esposti per le deleghe in bianco depositati martedì 15 dicembre dall’avvocato Sergio Calvetti, risponde: «A noi non risulta nulla di tutto questo».
Quanto alle strategie per l’assemblea, pare ormai passata la linea del sì a Spa, Borsa e aumento. «La Banca non ha più i requisiti di patrimonialità e un aumento di capitale è urgentissimo» scrive agli associati Schiavon. «Con questa considerazione, siamo a suggerire a tutti di votare sì». «Non lasciatevi prendere dal panico», dice. «Proporremo alla governance di punire chi ha tradito la fiducia dei risparmiatori e di studiare qualche rimedio per sostenere i soci in difficoltà economica».
«Siamo sempre stati favorevoli alla Spa; su quotazione e aumento voteremo a favore solo per un senso di responsabilità» conferma Matteo Cavalcante, segretario di Per Veneto Banca. Ma le cause continuano. «Gestiamo i portafogli più grossi» confermano gli avvocati dello studio legale Zanvettor Bruschi «sono già una cinquantina le mediazioni all’attivo a cui la banca non ha partecipato».
Gli avvocati informano di stare per predisporre una diffida a contestazione del prezzo di recesso a 7,3 euro: «Abbiamo verificato delle violazioni dello statuto». Tra le novità anche alcuni casi di imprenditori che, con l’acquisto di azioni hanno ottenuto fidi o aperture di credito a bassi tassi e ora stanno ricevendo delle richieste di rientro.
«Per queste posizioni, circa 600 spalmate tra Veneto Banca e Popolare Vicenza» confermano dallo studio legale, «stiamo operando i ricorsi». Il consiglio? «La banca deve diventare Spa perché sennò viene commissariata, e i nostri clienti non porteranno a casa i soldi».
Eleonora Vallin
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