Veneto Banca, recesso: l'azione vale 7,3 euro

Il Cda dell'istitituto Popolare ha deciso il prezzo del rimborso ai soci che diranno "no" alla Spa. Ma il meccanismo non è semplice e non è detto che scatti il rimborso. Il 9 dicembre nuova assemblea per l'associazione di Schiavon.

MONTEBELLUNA. Il Consiglio di Amministrazione di Veneto Banca ha deciso: l'azione vale 7,3 euro. Oltre il doppio del suo valore nominale pari a 3 euro ma quattro volte meno dell'ultimo prezzo indicato dall'assemblea di aprile 2015 che già aveva deprezzato il titolo del 23% portandolo da 39,5 euro a 30,5.

Su questo prezzo i soci saranno chiamati a decidere in assemblea, votando la trasformazione dell’Istituto in società per azioni, la proposta di quotazione in Borsa e l'aumento di capitale - da offrirsi in opzione ai soci - per 1 miliardo "volto al raggiungimento - spiega la Banca - dei target patrimoniali assegnati dalla Bce". L’aumento di capitale è interamente pre-garantito da Banca IMI del gruppo Intesa Sanpaolo.

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La redazione


In sintesi: il diritto di recesso vale solo per quei soci che non vorranno far parte della nuova Veneto Banca formato Spa. Ma le modalità di uscita non sono semplici.

Il board il 2 dicembre "nel rispetto dei requisiti patrimoniali prudenziali richiesti dalle Autorità competenti" ha deliberato il valore unitario di liquidazione delle azioni ordinarie della Banca in 7,3 euro. E ha anche deliberato "la limitazione in tutto e senza limiti di tempo del rimborso delle azioni con fondi propri della Banca". Cosa vuole dire? Significa che il rimborso non avrà scadenza temporale e potrà essere pagato per l'intero pacchetto di azioni detenuto dal singolo socio,  se la Banca avrà fondi propri.

Il socio ne ha diritto e può chiderlo entro 15 giorni dall'assemblea del 19 dicembre, depositando in Banca il suo pacchetto e il valore. La Banca dovrà, a questo punto, e sulla base delle richieste pervenute, dimostrare di avere le possibillità patrimoniali per il rimborso. Ma, siccome, ora non ci sono questi requisiti patrimoniali (il Cet 1 è al 7,12% con la richiesta Bce al 10,25%), è assai scontato che la banca congelerà il blocco di tutte le richieste, ovvero pratica per pratica.

A questo punto il socio vanta un credito da Veneto Banca. L'unica via percorribile è che la Banca metta a disposizione di nuovi soci che vogliano entrare nella compagine sociale queste azioni, facendo incrociare domanda e offerta. Prima, ovviamente, della quotazione in Borsa, sennò al socio conviene venderle sul mercato. I tempi saranno strettissimi, e da definirsi a breve. Secondo indiscrezioni, il matching potrebbe giocarsi tutto in un mese.

Così potrà succedere che: il socio vende l'intero pacchetto, ne vende solo una parte o non vende nulla. In questo ultimo caso, torna azionista come prima.

Circa il prezzo la Banca ha infatti riprecisato in una nota che il valore di rimborso per chi esercita il diritto di recesso  "è assoggettato e subordinato alla possibilità per la banca di rispettare, a seguito del rimborso stesso, i requisiti prudenziali ad essa applicabili e, quindi, di ottenere l’autorizzazione da parte dell’Autorità competente per la riduzione dei fondi propri".

L'associazione di Giovanni Schiavon, che rappresenta i piccoli soci, ha indetto un nuovo incontro per il 9 dicembre alle 20 al fine di definire le strategie e la linea da tenere proprio in assemblea.

All'ordine del giorno, il 2 dicembre, c'era anche la nomina del vicepresidente. Come da indiscrezioni è Cristina Rossello, avvocato e cassazionista, a ricoprire la carica che fu di Alessandro Vardanega dimissionario poche settimane fa. Il board ha cooptato anche il professore Beniamino Quintieri nel consiglio di amministrazione.

Rossello ricopre oggi anche la carica di consigliere di amministrazione di Arnoldo Mondadori Editore, di Branca Real Estate, Fratelli Branca Distillerie e Branca International. Per oltre 15 anni è stata segretario del patto di sindacato di Mediobanca accanto al presidente Ariberto Mignoli.

Milano Finanza ha intanto sottolineato come la Popolare guidata da Pierluigi Bolla abbia rinunciato nel nuovo statuto (tra l’altro bocciato nella prima stesura) alla misura anti scalata.

La bozza, che l’assemblea dovrà approvare, non contempla infatti il tetto del 5% dei diritti di voto previsto dalla Riforma. Il limite, richiesto da Assopopolari, va a ridurre il rischio contendibilità delle banche. Così facendo, Veneto Banca potrebbe individuare un partner più facilmente.

Diversi i tempi della prova assemblea invece per Bpvi, che stando alle dichiarazioni di Stefano Dolcetta si terrà il 19 marzo 2016. E le associazioni dei soci si stanno già contando per poter pesare. Il 1 dicembre si è intanto dimesso anche Giuseppe Zigliotto, presidente degli industriali di Vicenza.

Con Gianni Zonin, gli ex manager Samuele Sorato, Emanuele Giustini, Andrea Piazzetta e Giovanna Dossena, dimissionaria l'11 novembre scorso, l’imprenditore figura fra i sei indagati per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza nell'inchiesta aperta dalla Procura di Vicenza lo scorso settembre. Fino a pochi giorni fa Zigliotto si era dichiarato molto vicino a lasciare il suo posto, ma pronto a rimanere per responsabilità. Poi ha mollato. In una lettera inviata al presidente della banca, Stefano Dolcetta, ha parlato di "attacchi personali" ribadendo di non "aver fatto nulla di grave" e appoggiando in pieno "un ricambio" in Banca. Pare infine arrivata anche al Cda della banca la lettera di ispezione Bce che doveva essere recapitata ad agosto. I contenuti non sono ancora stati comunicati.

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