Veneto Banca, per Bce ancora 51 milioni da "scomputare"

PADOVA. Bisogna spulciare a fondo. Ma leggere tutti i documenti caricati da Veneto Banca in previsione dell'assemblea del 19 dicembre prossimo è esercizio utile a tutti. Specie a chi è chiamato a votare con cognizione di causa ed effetto. La documentazione è sul portale alla voce Investor Relations, documenti assembleari. Le carte più importanti, a nostro avviso, hanno per titolo: Relazione integrativa art. 114 e 116 TUF, ovvero del Testo unico dei servizi finanziari.
Prezzo di recesso. Un intero capitolo è dedicato al prezzo individuato per il recesso. Il Cda della banca spiega che i consiglieri “volendo limitare il più possibile l’intervallo entro il quale definire il valore di liquidazione”, hanno individuato un range, pari alla sovrapposizione tra i valori indicati dai due esperti. Uno aveva indicato 6,2 l'altro 7,6 euro. Quindi 7,3: un "valore da ritenersi ragionevole, corretto, congruo e coerente con l'applicazione delle metodologie". Il consiglio di Amministrazione, si legge, ha però "tenuto conto del costo per Veneto Banca dell’adesione al piano di salvataggio delle quattro banche in amministrazione straordinaria". E questa è una novità: il costo massimo è pari a euro 0,26 per azione, "costo manifestatosi successivamente alle relazioni degli esperti". Quindi 7,3 è un prezzo mediano che sconta l''impatto salvataggio di Banca Etruria, Marche, Carichieti e Ferrara.
Bilancio 2015. Nelle carte emerge una prima stima reale di come chiuderà il bilancio di esercizio. E si legge che le risultanze della Bce potrebbe determinare nuovi impatti di bilancio a fine esercizio. A queste si aggiungono "le valutazioni connesse ai potenziali impatti derivanti dagli esiti degli accertamenti ispettivi in corso da parte della Consob" e che "non si può escludere che le valutazioni cui potrebbe giungere la Consob possano avere impatto anche economico sul bilancio di fine esercizio". Si ricorda che Consob sta analizzando anche una vendita di vari pacchetti di azioni per 35,5 milioni di euro avvenuta a febbraio 2015.
Rischi legali. E' chiaro che le anomalie/rilievi emersi dagli accertamenti ispettivi della Bce e "i connessi rischi di contenzioso con la clientela" potrebbero "generare passività allo stato valutate come possibili". Ma si legge, "nel resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2015, non sono stati previsti specifici accantonamenti". Il motivo è perchè il Cda non è ancora in "in possesso del rapporto ispettivo finale riguardante l’accertamento condotto da Bce nel periodo dal 4 maggio al 23 ottobre". Alcune prudenziali misure sono state prese ma l'impatto a fine 2015 potrebbe essere maggiore. Ed è lecito chiedersi: perchè Veneto Banca non sta accantonando fondi per le cause legali? Perchè, si legge, al momento si tratta di "reclami" la cui "determinazione non è quantificabile" e perché "la maggioranza di essi ha come oggetto la mancata vendita delle azioni da parte della Banca nonostante le richieste della clientela". Da parte dei legali contattati da Nordest Economia emerge tuttavia un quadro diverso. Leggi qui l'articolo.
Piano industriale. La direzione centrale Rischi del Gruppo - si legge - ha acceso una spia rossa sul piano industriale. Il motivo principale riguarda le espunzioni di capitale che sono ipotizzate in circa 320 milioni. Si teme che non si possa arrivare, come individua il PIano, a un CET1 ratio all’11,50% al 2016. La direzione Rischi sottolinea la mancata esecuzione della vendita di BIM che comporterebbe - si legge - una riduzione a circa il 10,90%, comunque superiore al minimo regolamentare Bce indicato al 10,25%.
Ma il Cda precisa che "già circa 286 milioni sono stati “scomputati” dal CET1 in occasione del resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2015, mentre il residuo, rispetto quanto ipotizzato in sede ispettiva Bce, pari a circa 51 milioni di euro" sono da considerarsi "statistiche" di cui il "Piano Industriale ne ha già considerato più del 50% come abbattimento del Capitale Primario di Vigilanza (CET1)".
Aumento di capitale. A emergere chiariamente è anche un ultimo e importante fatto: se l'accordo di pre-garanzia non si dovesse realizzare e l'aumento di capitale non fosse interamente sottoscritto o "comunque gli impegni (con la Bce, ndr) previsti non dovessero essere adempiuti e, quindi, l’aumento di capitale risultasse eseguito solo per la parte sottoscritta a seguito dell’offerta in opzione ai soci" Veneto Banca potrebbe "non essere più in grado di adempiere agli impegni assunti di colmare lo shortfall di capitale necessario per ripristinare i coefficienti patrimoniali ai livelli di vigilanza". La conseguenza è la "sottoposizione del Gruppo Veneto Banca a provvedimenti da parte delle competenti Autorità".
La Bce, con lettera del 9 dicembre 2015, indirizzata al Consiglio di Amministrazione della Banca, rilevando "la riduzione dei coefficienti patrimoniali attribuibile alle perdite finanziarie accumulate negli ultimi tre anni (circa 1,9 miliardi di Euro nel periodo tra dicembre 2012 e settembre 2015)" ribadisce che "Veneto Banca è a un bivio: nel caso in cui uno qualsiasi degli elementi del progetto “Serenissima” (i tre step: Spa, aumento e quotazione, ndr) non fosse approvato e la banca non rispettasse i suddetti requisiti patrimoniali, si renderebbe necessario adottare idonee misure di vigilanza, incluso l’esercizio dei poteri previsti dal Testo Unico Bancario (D.Lgs. n. 385/1993) come modificato dal Decreto Legislativo n. 181/2015 che attua la Direttiva sul risanamento e sulla risoluzione delle Banche (Direttiva 2014/59/UE)". Ovvero il commissariamento.
@eleonoravallin
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