Appello per salvare l’ex lager di Tito: «Goli Otok diventi un sito della memoria»
La Ong croata “Documenta” lancia l’allarme e chiama in causa il governo di Zagabria: «L’isola Calva una rovina, c’è scarso interesse»

ZAGABRIA Il terribile campo jugoslavo di Goli Otok? Sarebbe stato colpevolmente dimenticato, almeno dalle autorità croate. Ma il “lager” di Tito va salvato, dall’abbandono e dalla rovina.
È l’appello lanciato questa settimana dall’Ong croata Documenta, in prima linea nella complessa battaglia, nei Balcani, per una memoria condivisa su conflitti recenti e meno. Documenta che, in occasione della Giornata in ricordo delle vittime di tutti i totalitarismi, ha rivolto un dolente, pressante richiamo al governo croato, chiedendo «ancora una volta» alle autorità di Zagabria di «proteggere Goli Otok» ma anche Sveti Grgur, un’altra isola vicino a quella Calva usata in simbiosi con la prima come prigione femminile dalle autorità jugoslave. Appello che sarebbe giustificato dalle pessime condizioni in cui versano le costruzioni del campo di concentramento di Goli Otok, soprattutto dopo che, nel 2019, «è scaduta una decisione sulla protezione preventiva» del sito. Nel frattempo, ha denunciato Documenta, «la devastazione degli edifici» usati per l’internamento «è continuata» e servono così, subito, fondi e impegno per restaurare e dare dignità a quel luogo di sofferenze.
Luogo che, secondo la Ong, sarebbe stato completamente dimenticato da chi è al potere a Zagabria. Così, oggi, le visite «tra le rovine di Goli Otok» starebbero diventando persino «pericolose per i turisti». Il tutto malgrado le rassicurazioni del governo, che – ha ricordato sempre Documenta – si è impegnato sempre in questi giorni nel mantenere viva la memoria ed «educare le giovani generazioni» affinché i crimini del passato non siano dimenticati. Nel frattempo, la società civile non sta a guardare. La stessa Documenta, affiancata dalla Friedrich Ebert Stiftung, ha infatti lanciato una edizione aggiornata della guida virtuale su Goli Otok (disponibile al link https://goli-otok.net/), una delle poche fonti di informazioni accurate sul sito e sulle sofferenze di chi vi fu rinchiuso fino al 1956. «Salvare Goli Otok è importante, per salvare la memoria di quelle che furono le repressioni comuniste subito dopo la Seconda guerra mondiale», conferma lo storico Milovan Pisarri. Memoria che, come sempre quando si toccano la Jugoslavia e Tito, è un tema delicato e controverso. Il sito, spiega Pisarri, fu un luogo usato soprattutto «per una resa dei conti tra comunisti, tra i titini e gli stalinisti filosovietici. In un certo senso, la struttura di Goli Otok, come campo di concentramento attivo fino agli Anni Cinquanta e poi trasformato in prigione, era pensato come strumento per punire gli stalinisti» in Jugoslavia, dopo la celebre rottura di Tito con Stalin, nel 1948. Goli Otok che era stato pensato, illustra Pisarri, come una sorta di crudele e durissimo «campo per arresti preventivi», in cui finirono però anche «innocenti».
Allora, «preventivamente arrestano tutti quelli che sono stalinisti o sospetti di stalinismo, fra cui per esempio anche generali, ma anche italiani comunisti, in particolare quelli arrivati da Monfalcone».
Ma salvare Goli Otok, chiosa Pisarri, forse non è – per ragioni storiche – nelle corde di Zagabria. Conservare il sito vuol dire anche «sfatare il mito della repressione di Tito contro tutti gli avversari, era fatto in realtà soprattutto per gli stalinisti. E quel luogo, in fondo, con la Croazia e i croati ha relativamente poco a che fare».
E forse anche per questo Zagabria ha poco interesse a preservarlo. —
RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © il Nord Est