Palombella, Uilm: «Ridurre l’orario di lavoro a parità di salario»
E’ la proposta che il segretario dei metalmeccanici della Uil, Rocco Palombella, avanzerà dal palco del congresso nazionale, dopo la presentazione dello studio sull’impatto che la transizione ecologica avrà sui 120 mila addetti del settore automotive, un terzo dei quali occupati a Nordest

«La transizione ecologica rappresenta una sfida storica non rinviabile. Siamo consapevoli delle opportunità, ma allo stesso tempo siamo preoccupati dalla mancanza di determinazione e consapevolezza dei Governi italiani che si sono avvicendati negli ultimi anni. La transizione ecologica non si fa dall’oggi al domani e non sarà indolore. Le risorse messe a disposizione non saranno sufficienti. Noi chiediamo di aprire un dibattito serio sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, poiché crediamo che questo permetterebbe di occupare i lavoratori in esubero riducendo l’utilizzo degli ammortizzatori sociali. Questo circolo virtuoso determinerebbe un risparmio per lo Stato che con le risorse risparmiate alleggerirebbe il costo del lavoro aggiuntivo per le aziende».

Così Rocco Palombella, segretario nazionale dei metalmeccanici della Uilm, anticipa quella che sarà la proposta che l’organizzazione sindacale lancerà nel corso del congresso nazionale in programma a Roma dal 4 al 6 ottobre.
Si tratta «di una vera proposta di politica attiva del lavoro che disincentiva il meccanismo dell’assistenza – rimarca il segretario Palombella – e può diventare uno degli strumenti, insieme alla formazione e riqualificazione professionale, per far fronte alle inevitabili conseguenze occupazionali della transizione ecologica».
Conseguenze che ci saranno, e saranno pesanti, secondo la ricerca realizzata da Està, ente no profit che si occupa di economia e sostenibilità, su incarico della Uilm, e che ha individuato rischi e opportunità del processo epocale rappresentato dalla transizione ecologica nel settore metalmeccanico, la sfida ineludibile per arrestare il cambiamento climatico e le conseguenze catastrofiche che potrebbero abbattersi sul nostro Pianeta.

Seguendo un approccio scientifico e comparativo, lo studio – che sarà presentato il 5 ottobre nel corso di una tavola rotonda alla quale parteciperanno Massimiliano Lepratti, coordinatore e ricercatore Està, Angelo Mellone, vice direttore Rai Daytime, Davide Mele, senior Vice President Corporate Affairs Stellantis Italia, Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d’Italia, Leonardo Becchetti, docente ordinario di Economia Politica all’Università Tor Vergata di Roma, Pierpaolo Bombardieri, Segretario Generale Uil e Rocco Palombella, Segretario generale Uilm – fotografa l’attuale situazione e individua i settori produttivi e di consumo che hanno le maggiori responsabilità emissive di gas climalteranti.
Per quel che riguarda il settore dell’automotive, il più impattato dalla transizione ecologica e che prevede il passaggio da motore endotermico a elettrico, partendo dalla constatazione che oggi un autoveicolo tradizionale con motore endotermico è composto da 7mila componenti, mentre uno elettrico arriva ad averne un massimo di 3.500/4.000, si prevede che il 40-45% degli occupati italiani, ovvero tra i 110 e i 120 mila lavoratori – un terzo dei quali impiegati a Nordest –, saranno impattati dal passaggio all’elettrico.
Andando nel dettaglio, circa 59mila necessiteranno di corsi di aggiornamento volti al ricollocamento, possibilmente all’interno dello stesso settore di partenza, mentre circa 52mila dovranno riqualificare le proprie competenze professionali al fine di sviluppare un profilo completamente nuovo, all’interno o anche all’esterno del settore di riferimento. Infine, 9mila dovranno seguire una formazione volta all’aggiornamento all’interno del proprio profilo professionale.
Da qui la considerazione di Palombella sulla transizione ecologica, certamente ineludibile, e anche sulla necessità di valutare gli effetti sull’occupazione.
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