Edi Snaidero eletto al vertice del gruppo cucine di Assarredo

L’imprenditore friulano è il presidente dell’azienda di Majano: «Il mercato italiano ha reagito alla crisi meglio degli altri»
09/05/2012 Majano, Edi Snaidero
09/05/2012 Majano, Edi Snaidero

MAJANO. Edi Snaidero, presidente dell’omonimo gruppo di Majano, è il nuovo consigliere delegato del gruppo Cucine di Assarredo. L’industriale friulano succede ad Alberto Scavolini e per i prossimi 4 anni rappresenterà gli interessi dei cucinieri italiani in seno alla Federazione che lo ha anche delegato in Europa, nominandolo nel consiglio di Efic, la confederazione europea delle industrie dell’arredo. Elezione e nomine offrono l’occasione per fare il punto sullo stato di salute del settore cucine che nel 2019 aveva visto crescere per l’ennesimo anno consecutivo il valore della produzione, passato da 2.320 milioni di euro a 2.366 milioni, in crescita del 2 per cento, mentre in questo 2020 sta letteralmente vivendo sulle montagne russe.

«Prima abbiamo vissuto un lockdown durissimo, poi un importante effetto rimbalzo e ora? «Bisognerà vedere se quella spinta si andrà esaurendo o se invece questa voglia di casa continuerà», esordisce Snaidero rilevando come durante i mesi di “reclusione” forzata le persone abbiano riscoperto il piacere di vivere gli spazi domestici e di tornare ad investire sulla propria abitazione. Una voglia parzialmente sfogata quest’estate, che in autunno rischia d’essere soffocata a colpi di Dpcm.

«C’è forte preoccupazione – confessa Snaidero – specie per via della chiusura dei negozi di mobili nelle regioni rosse, che rischia di innescare un nuovo periodo nero, come lo sono stati i mesi di marzo e aprile. Se questa situazione dovesse estendersi oltre il 3 dicembre sarebbe un disastro». Lo stop dei negozi si ripercuote infatti lungo tutta la filiera. Perché niente ordini nei punti vendita significa niente lavoro per le fabbriche. «Non si capisce perché le concessionarie di automobili possono rimanere aperte e i negozi di mobili no, nonostante abbiano spazi ampi, con poca gente all’interno e lavorino per lo più su appuntamento. Visto il momento e il trend positivo della casa – puntualizza Snaidero – andrebbero i mobili andrebbero considerati beni di prima necessità».

A tal proposito, la Assarredo ha scritto ai presidenti delle Regioni e al Governo una lettera in cui spiega la necessità di un rapido cambio di rotta. «Abbiamo chiesto che nelle zone rosse ci facciano lavorare almeno su appuntamento, ma per ora non ci sentono. Ripeto, se il lockdown dovesse ampliarsi, sarebbe un problema». Nel primo semestre, causa due mesi di stop, il settore ha perso una fetta importante del giro d’affari che si attesta tra il 20 e il 30 per cento, durante l’estate ha recuperato e la speranza degli addetti ai lavori era di contenere la riduzione a fine anno sotto la doppia cifra, una corsa bruscamente stoppata dal semaforo rosso in due regioni – Piemonte e Lombardia – importantissime sia per il settore cucine che per quello dell’arredo in generale.

«Se queste due regioni resteranno chiuse anche a gennaio, magari con l’aggiunta di altre zone d’Italia, significherà fermare del tutto gli ordini» prevede Edi Snaidero ricordando che fin qui il mercato interno (che nel 2019 ha generato 1.530 miliardi di valore contro gli 866 milioni dell’export) ha risposto meglio alla crisi indotta dalla pandemia rispetto a quello estero dove il blocco del retail in Inghilterra, la chiusura dei negozi in Francia e i rallentamenti generalizzati in diversi Paesi si sono fatti sentire.

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